Boccia: “Scissione Pd? La colpa è di Renzi”

“Alla scissione non ci voglio nemmeno pensare. Fino a domenica voglio tentare di far cambiare idea a Matteo Renzi”. Francesco Boccia, deputato del Partito Democratico, si batte per un congresso capace di ridare voce alle diverse anime del Pd. “È una questione di serietà - dice - e basta guardare alla storia recente dei democratici per capire quali siano le giuste misure da prendere per non mandare tutto all’aria”. “Negli ultimi giorni maggioranza e minoranza ci sono andate giù pesante, ma ora - afferma Boccia - è il momento di riflettere per non lasciare solo il paese e gli elettori. Se il Pd minaccia ogni giorno il governo di cadere, interrompendo la legislatura senza garantire una legge elettorale nuova e adeguata, allora c’è un problema grave da risolvere”.

La scissione è inevitabile?

Tutto dipende da Renzi.

Cioè?

Ci aspettiamo che ci faccia fare un congresso. E il congresso non può essere una roba cotta e mangiata che si fa in un mese. Lui lo sa.

Basta guardare alla storia recente del Pd...

Esatto. Renzi ha avuto otto mesi di tempo dalle dimissioni di Pier Luigi Bersani fino alla sua elezione. E anche dopo le dimissioni di Walter Veltroni passarono otto mesi fino a quando fu eletto Bersani.

Il congresso deve avere un processo lungo?

Deve durare nel tempo perché solo così si raggiunge il risultato voluto. Sia nel caso di Veltroni che di Bersani i segretari uscenti si dimisero con grande dignità, lasciando le assemblee che controllavano.

Cosa che Renzi sembra avere intenzione di fare...

Sì, ed entrambi non si ricandidarono. Quindi non esercitarono il potere di controllo di una maggioranza nel partito vecchia e scaduta. La maggioranza di Renzi, nella quale ci sarei anch’io che nel 2013 l’ho votato, è una maggioranza politicamente scaduta.

Cosa avrebbe dovuto fare l’ex premier?

Si sarebbe dovuto dimettere per poi dire con chiarezza: io mi ricandido, ma dopo un percorso condiviso e affidando il partito a una terza persona. Invece ha prima detto no al congresso, poi ha detto sì ma in un mese. Qualcosa di impensabile.

Perché?

Basta mettersi nei panni degli almeno tre o quattro sfidanti per capire. Hanno bisogno di un giorno per ogni provincia italiana. È fisiologico che uno sfidante per consentire a tutti i circoli di tutte le province italiane di conoscere la sua posizione abbia bisogno di un tour per l’Italia lungo almeno tre mesi e mezzo, quattro. Più 20 giorni per le primarie finali aperte a tutti.

Tutta colpa di Renzi insomma…

Tutta colpa di Renzi.

Ha fatto tutto da solo?

È da quando che è segretario che fa tutto da solo. Non ascolta.

Qual è invece il suo giudizio su Bersani?

Pier Luigi Bersani ha sempre chiesto un confronto. Quel che resta degli ultimi quattro anni è sotto gli occhi di tutti. Una legislatura che doveva essere costituente e che è finita con la sconfitta al referendum. È una sconfitta di tutti, non solo di Renzi. Ma è stato lui a caricare di significato quel momento di confronto politico, dividendo il paese su una cosa che ha sempre spaccato gli italiani: la Costituzione. È stata una scelta politicamente folle.

Quali sono gli altri errori di Renzi?

Ha fatto riforme che non hanno funzionato: la scuola, gli enti locali, abbiamo le province per le quali non si vota, ma che hanno mantenuto la presenza in Costituzione. I disastri fatti sulle banche. Questi temi non possono non essere oggetto di confronto politico. Bersani ha sempre posto il confronto come precondizione per andare avanti. Se tu rifiuti il confronto su questi temi e anche il congresso, che è il momento più importante del confronto, oppure tenti di trasformarlo in una “gazebaria” o in un’autocelebrazione, è evidente che non hai più a cuore il partito. E Bersani, più che invitare alla riflessione, cosa deve fare?

Se nascerà, come si chiamerà il nuovo gruppo?

No, no. Non ci voglio nemmeno pensare. Fino a domenica voglio tentare di far cambiare idea a Renzi.

Si sente più un pontiere o un guastatore?

Pontiere.

C’è spazio per un nuovo Ulivo?

C’è spazio per un grande Ulivo e per un Partito Democratico grande.

Di Giuliano Pisapia che mi dice? È più vicino a Renzi o a Bersani?

Si tratta di decidere se le persone che partecipano sono più vicine alle idee della sinistra italiana oppure no. Il problema non è cosa fanno Pisapia, Bersani, Boccia o Emiliano, ma se il nostro elettorato si riconosce nelle scelte politiche che proponiamo.

Emiliano, Speranza e Rossi sono pronti a scontrarsi con Renzi al congresso, ma non sarebbe più utile concentrare le forze su un unico candidato forte?

Sì, ma il congresso del Pd è fatto in questo modo: consente ai circoli di scegliere il candidato più forte. Si parte in tre o quattro e dopo i primi passaggi si capisce il corpo del partito su chi va. Poi gli altri convergono. Il congresso serve a questo.

Non pensa che l’intero paese sia ostaggio delle liti nel Pd? Il Pd discute mentre l’Italia cresce meno di Grecia e Romania...

Il problema nasce quando il Pd non dà una prospettiva certa. Io appartengo a quella parte di partito che vuole, come sta facendo Paolo Gentiloni, risolvere i problemi quotidiani adottando provvedimenti utili al paese. Se al paese si dice cosa si sta facendo, il Pd non ha colpe. Se invece minaccia ogni giorno far cadere il governo, interrompendo la legislatura senza garantire una legge elettorale nuova e adeguata, allora c’è un problema grave.

C’è chi dice che dopo le elezioni ci sia la necessità di un governo di larghe intese Pd-Forza Italia. Lei in questo è un precursore. Può funzionare?

No guardi, questo dipende da quale legge elettorale c’è. Ne parliamo dopo aver visto la nuova legge. Se si mette il premio di maggioranza alla coalizione, ci sono le condizioni per allargare il campo di centrosinistra, come loro potranno farlo con il centrodestra. Se resta questo pastrocchio, cioè una legge alla Camera (ciò che resta dell’Italicum, ndr) smontata dalla Consulta e il Consultellum al Senato (ciò che resta del Porcellum, ndr), non andiamo lontano. Voglio escludere categoricamente che questa classe politica voglia passare alla storia per aver portato gli elettori a votare con questi due mostri smontati dalla Corte costituzionale.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:44