Radicali: la ribellione contro Emma Bonino

“Finalmente la settimana scorsa, durante una riunione reperibile sul sito di Radio Radicale, un membro della direzione di Radicali Italiani ha sintetizzato in modo cristallino quanto da tempo già evidente a chi vive intensamente il mondo radicale: parlando al plurale, e senza che nessuno dei presenti lo abbia contestato o si sia dissociato da quella rivendicazione, ha affermato che quello che avevano costruito in anni, e che continuavano a costruire, era né più né meno che l’essersi assunti la responsabilità personale e politica di entrare prima in collisione con lo stesso Marco Pannella... e poi con un pezzo di Partito Radicale”.

Questo passo tratto dalla lettera lunga oltre 23mila caratteri spedita dal tesoriere del partito radicale transnazionale e transpartito, Maurizio Turco, a tutti gli iscritti negli scorsi giorni – e che ha portato la galassia radicale al centro delle attenzioni dei media italiani, per possibili moti centrifughi di Radicali Italiani dalla galassia madre, magari per diventare il primo nucleo di una nuova galassia che idealmente fa capo a Emma Bonino – spiega da solo tutto quel che c’è da capire in questa batracomiomachia che qualcuno ha definito “la scissione dell’atomo senza reazione nucleare”.

La Bonino da tempo si è messa in proprio, da almeno tre anni prima della morte di Marco Pannella, e il polo, o appunto la galassia che si sta formando attorno a lei, è quanto di meno attrattivo si possa oggi pensare dal punto di vista politico: più Europa e più burocrazia per tutti, tasse, Mario Monti a tutti i convegni, sacrifici. E “l’immigrazione come risorsa”. Una follia che potrebbe essere riassunta nello slogan “in hoc signo non vinces”.

A quel punto, ovviamente, meglio (molto meglio) l’ortodossia pannelliana propugnata da Turco, Bernardini e D’Elia, che poi consiste nel coltivare idee analoghe, ma non perfettamente coincidenti con quelle che si sentono anche in alcune rubriche di Radio Radicale, entrate anch’esse nel mirino di Turco seppure non indicate per nome.

Per associazione di idee non si può, in particolare, non pensare a quella del lunedì mattina condotta da Claudio Landi con il professor Mario Baldassarri, ex An di area liberale, in cui viene continuamente battuto il chiodo che in Italia l’economia si risana facendo la lotta alla corruzione e facendo pagare le tasse a tutti. Un manifesto un bel po’ demagogico che non sfigurerebbe nel programma di governo dei grillini, magari con Milena Gabanelli premier.

Altra ossessione boniniana è quella del rapporto con la Cina, e anche qui non si capisce la duplicazione di rubriche come “L’ora di Cindia” di Landi e “AgiChina” della Manieri. Poi il cavallo di battaglia ormai mezzo morto, come quello di Don Chisciotte, costituito dal dogma de “la Turchia in Europa subito”, cosa che con Erdogan sembra fantascienza allo stato puro. I boniniani invece sembrano meno sensibili alle tematiche del carcere e della giustizia che a loro volta imputano come ossessione ai pannelliani.

Ma almeno il Prtt, confinato in un ruolo di “moral suasion” verso le altre forze politiche laiche italiane, su tematiche come lo Stato di diritto e il diritto alla conoscenza come diritto umano fondamentale, può avere l’enorme ruolo di fucina di suggerimenti anche a livello europeo per realizzare gli ideali radicali e pannelliani sempre attuali nell’agenda politica.

La tattica di Radicali Italiani, perché non di strategia trattasi, è quella di prepararsi per i prossimi appuntamenti elettorali con un nuovo partitino di sinistra, filo-montiano, iper-europeista e Bonino-centrico, che, nonostante qualche finanziamento dei vari Soros, sarà al massimo un bel cespuglio del Partito Democratico. Sia pure abilmente potato da un esercito di giardinieri, che poi sono proprio gli economisti di riferimento di questa Weltanschauung.

Tra i più critici della visione economicista di Emma, e della trasmissione di Landi e Baldassarri, va annoverato l’ex membro del consiglio di vigilanza Marco Beltrandi, convinto assertore del ritorno alla non partecipazione alla politica italiana ed europea, rebus sic stantibus. Beltrandi ricorda che quella trasmissione fu voluta da Pannella perché anni fa si stava ipotizzando un’operazione politica che poi non andò in porto. Ma che oggi questo bravissimo economista che batte il chiodo sulla lotta all’evasione fiscale e alla corruzione, con parole d’ordine che di radicale hanno ben poco, non ha alcuna attrattiva politica per un movimento che deve raggiungere i 3mila iscritti pena la chiusura del partito.

Per il direttore di Radio Radicale, Alessio Falconio, questa situazione che si è andata sedimentando è davvero una brutta gatta da pelare.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:45