
È così che si sentono gli italiani, spremuti e abbandonati, e se non fosse per l’impiego pubblico che, direttamente o indirettamente, è abnorme, l’azione dei forconi avrebbe preso piede da un bel po’. Del resto solo l’ipocrisia può spingere a non voler vedere i sondaggi: il quaranta per cento dei cittadini ha smesso di votare e altrettanto sta con Beppe Grillo e con la Lega.
In buona sostanza, sette/otto italiani su dieci sono esasperati, avvelenati con i governi e con la politica cosiddetta “corretta”. Se poco poco gli assenteisti decidessero di votare, esprimendo quel dispregio che li ha spinti a smettere di farlo, non ci sarebbe legge elettorale in grado di respingere la rabbia e la collera. Ecco perché è ridicola la pantomima della maggioranza e del Governo intorno al sistema di voto. A ben altro dovrebbero pensare. Come se non bastasse, da sei anni, da quando cioè con un colpo di mano studiato a tavolino si cacciò Silvio Berlusconi per mettere Mario Monti, la situazione del Paese si è fatta catastrofica. Tasse, insicurezza, immigrazione, scandali e purtroppo da agosto impreparazione sul dramma dei terremotati, hanno esasperato il clima rendendolo insopportabile.
Con la scusa del “politically correct” in questi anni si è spremuta, imbrogliata, violentata, illusa e abbandonata la realtà del Paese. Del resto, basterebbe riflettere sui danni che sta creando l’accoglienza incontrollata, l’austerità dell’Unione europea, la vessazione fiscale su tutto, la disorganizzazione e la nullafacenza dell’apparato pubblico. Ecco perché gli italiani si sentono spremuti, impauriti, fottuti e abbandonati. Ce l’hanno con il “politically correct” che soprattutto da Monti in giù li ha fatti precipitare all’inferno. Vogliamo parlarne?
L’Euro, si sa, è stato un grande imbroglio, il contrario di ciò che avevano promesso e non è un problema solo di debito pubblico, perché tanti Paesi, che pure non hanno il nostro disastro dei conti, sono comunque entrati in crisi e di brutto. L’Euro è un problema di sistema, di regole, d’impianto e di patti demenziali che non hanno funzionato perché non potevano farlo. L’Euro è un problema perché è nato per qualcuno e non per tutti, perché la Germania se ne è approfittata, perché divisioni e egoismi ci hanno speculato sopra, perché la Banca centrale europea non è la Federal reserve. La politica delle braccia aperte di “Mare Nostrum” e della beatificazione dell’accoglienza è stata un altro imbroglio, sta letteralmente riempiendo l’Italia di clandestini che non sa gestire, generando così paura e disagio e ulteriore criminalità da Nord a Sud. Come se non bastasse, l’afflusso incontrollato d’immigrati ha amplificato la piaga del lavoro nero, aggravando così il dramma della disoccupazione. La tempesta fiscale imposta da Mario Monti, per “fare il bello” davanti all’Europa, ha stramazzato il Paese, a partire dalle famiglie e dalle piccole imprese.
A fare il resto ci ha pensato la persecuzione di Equitalia. La Legge Fornero è stata un altro imbroglio, perché spostare in avanti l’età senza mettere mano alle pensioni d’oro, ai vitalizi e all’intero impianto previdenziale e assistenziale, ha significato solo una vergognosa ingiustizia sociale. Tanto è vero che la gente è esasperata, l’Ape (Anticipazione pensionistica) non risolve e l’Inps continua a perdere. Le banche, che hanno sempre fatto i comodi loro sulla pelle dei risparmiatori, in questi ultimi cinque/sei anni sono diventate lo scandalo degli scandali, inutile fare elenchi. Eppure si è tassato e si tassa per salvarle, senza però obbligarle a contropartite a favore del credito al consumo, alle famiglie e alle imprese.
Con Matteo Renzi, poi, in tre anni il “politically correct” ha significato lo sperpero di decine di miliardi di euro, in bonus, elargizioni, Jobs Act e altri regalini, al solo fine del consenso personale e elettorale. Il risultato è stato che, con l’ex sindaco diventato Premier per incoronazione “politically correct”, l’Italia ha più debito, più deficit, più disagio sociale, più insicurezza e disservizi. Lo Stato non funziona, anzi peggiora, peggiora la sanità, la pubblica istruzione, i servizi locali, la giustizia e la burocrazia. Dulcis in fundo il dramma del terremoto, sul quale per essere “politically correct” il Premier Paolo Gentiloni invita alla sobrietà di giudizio ed esalta i vertici del sistema di Protezione civile, spiegando che si è fatto tutto il possibile. Ma la realtà, che piaccia o no a Gentiloni, è apparsa completamente un’altra ed è all’esame della Procura. Si poteva e doveva fare di più e il “di più” non riguarda di certo tutti gli uomini e le donne che straordinariamente e incessantemente da agosto scorso hanno operato e operano sui territori disagiati, ma il Governo e la sua lentezza. Si doveva e poteva fare di più per saltare tutti i veti che rallentano, per acquisire e fornire alloggi a sufficienza, per presidiare preventivamente anche la frazione più isolata.
Per questo la gente protesta, i giornali testimoniano, la magistratura indaga. Insomma stiamo messi male, il “politically correct” ha spremuto, impaurito illuso ed esasperato, ecco perché la gente guarda altrove sempre di più e più convintamente, in Italia, in Europa, in America. È la fine di un’epoca, di un mondo, di uno stile che da corretto è diventato scorretto, da giusto a ingiusto, da vero a falso. È la fine del “pollitically correct” e dell’ipocrisia radical chic.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:44