
Senza alcuna vergogna la famosa cantante Madonna apriva il corteo contro colui che gli americani, in grande maggioranza, hanno scelto come 45° Presidente degli Stati Uniti d’America; corteo organizzato per chiedere il rispetto verso il sesso femminile dato che le donne non debbono essere considerate solo oggetti sessuali. Si è trattato della stessa signora che, sbalordendo mezzo mondo, prometteva a tutti coloro che avessero votato per Hillary Clinton sesso orale a volontà chiamando quell’atto, in modo volgare, con parole da scaricatore di porto.
La contraddizione tra quanto proclamato prima, con l’affermazione di concedersi a giochi sessuali (anche se in teoria), e la parata delle donne in “difesa del sesso femminile” è abbastanza palese. Ma non è un problema per i militanti della sinistra apparire in contraddizione, se consideriamo che sragionano visibilmente quando perdono figuriamoci quando la sconfitta è così netta da togliere anche la voglia di poterla contestare (qualche imbeccata l’aveva tentata Barack Obama con la storiaccia degli hacker russi).
Ma tornando alle affermazioni ludiche-sessuali non ci risulta che quanto fatto da Bill Clinton abbia creato in Madonna un qualche disagio. È chiaro che la sua rabbia è contro Donald Trump e non su quanto egli abbia potuto dire mentre si dilettava a commenti da caserma con parole in libertà tra maschi. Molto più grave è quel che ha fatto Bill Clinton nella stanza ovale della Casa Bianca, usando la scrivania come paravento di attività sessuali reali e Monica Lewinsky come oggetto del proprio sollazzo.
Quindi le affermazioni di Trump non sono altro che pretesti per poterlo attaccare. La verità è che quando la sinistra percepisce che un politico possa diventare un avversario realmente temibile fa di tutto per criminalizzarlo, renderlo ridicolo, farlo apparire zotico, incapace e soprattutto pericoloso. Lo si è fatto anche in Italia, Paese fucina di questa filosofia, con Bettino Craxi prima e Silvio Berlusconi dopo. Costringendo il primo all’esilio in Tunisia, dove è morto e dove la famiglia lo ha fatto seppellire rifiutando i funerali di Stato ipocritamente offerti dal Governo D’Alema; e costringendo il secondo alle dimissioni con un’azione a tenaglia tra l’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e alcuni leader europei in grado di “giocare” con lo spread manovrato dalle banche tedesche.
Ma la contestazione a The Donald è solo un miserabile tentativo teso a dimostrare che, malgrado il voto che lo ha eletto, la gente che “conta” gli sta contro; ed anche a condizionare le scelte del tycoon americano con la speranza che non realizzi quanto ha affermato durante la campagna elettorale, il tutto per sperare di riacciuffare il potere allo scadere dei prossimi quattro anni magari con la Michelle Obama e il “politically correct” del marito.
Pia illusione perché la vicenda avrà sviluppi diversi sia per i poteri che Trump ha nel ruolo di Presidente degli Usa - e con la maggioranza ottenuta nell’intero Congresso americano anche se i rapporti col Gop sono attualmente difficili - e soprattutto per la capacità di reazione del tycoon che già dai primi atti dimostra d’essere abbastanza deciso a concretizzare quanto ha promesso durante la campagna elettorale in economia, in politica estera e nella scelta di ripristinare rapporti buoni con la Russia non solo per liquidare la guerra fredda che Obama aveva scatenato, ma anche per realizzare, con Vladimir Putin, l’operazione finale per cancellare il cancro dell’Isis.
Con un uomo così fanno ridere quanti hanno deciso di disertare la cerimonia di insediamento a Presidente di The Donald, inclusi i tenorini, di nome e di fatto, del nostro Paese che, assieme a Boselli, hanno deciso di perdere l’occasione storica che mai più, a loro, potrà ripresentarsi. Sono stati convinti che il “loro rifiuto” poteva essere più “pagante” della loro partecipazione. Frequentare certi salotti li mette fuori strada e gli fa credere che la cosa più importante sia solo la loro carriera.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:43