
L’esito del referendum del 4 dicembre scorso, specie se sottoposto ad un’analisi geografica e di fasce d’età del voto, ha travolto non solo Matteo Renzi, le sue velleità di trovare in un plebiscito popolare la legittimazione di un potere anche superiore a quello che si andava attribuendo con la riforma costituzionale, e non solo il Partito Democratico nell’ambito del quale la minoranza ha finito per essere ancor più emarginata perché il suo “No” incerto e tremebondo (a parte Massimo D’Alema che, però, sembra si tiri fuori) è stato doppiato e surclassato dal “No” di massa troppo grande per portare l’etichetta di una simile Sinistra. Ha avuto un effetto analogo per Forza Italia, anch’essa “doppiata” dal torrente del “No” senza reticenze e possibili ipoteche aziendali.
Avevamo scritto che Silvio Berlusconi aveva perso l’autobus di una leadership del “No”. Si può dire che quell’autobus lo abbiano perso tutti. Questo significa che i partiti, tutti, non sono stati all’altezza dei ruoli che il Paese poteva attendersi da loro. Se vogliono sopravvivere debbono ricominciare dalle fondamenta.
Certamente, però, ad essere totalmente surclassato e stravolto dagli elettori è anzitutto e prima di tutti il Partito Democratico. Ammettere che “ha straperso” è ben poca cosa. Anzitutto perché i numeri sono tali da ridicolizzare ogni tentativo di tenerlo celato. In secondo luogo perché l’analisi del voto, di cui dicevamo poc’anzi, dice chiaramente che non solo ha straperso, ma che è stato strizzato, stravolto, cambiato dal voto popolare. Abbandonato dai giovani, che hanno votato nelle più larghe percentuali per il “No”, è oramai chiaro che non basta mettersi in maniche di camicia per dare un volto di modernità ad una vecchia carcassa. Della quale ha resistito, malamente, solo l’apparato burocratico-clientelare emiliano-toscano. Il Sud, dove la crisi del centrodestra avrebbe dovuto lasciar disponibili più voti che altrove, ha bastonato Renzi. Lo sfondamento a destra alla conquista del ruolo di “Partito della Nazione” non c’è stato pur mancando la Destra. Basterebbero queste poche ed elementari considerazioni per rendersi conto che non è ammettendo di avere “straperso” (essendo impossibile anche per un bugiardo della caratura di Renzi provare a sostenere il contrario) che si “ricominci”, semplicemente “impegnandosi di più”. Nell’ambito del Pd la botta ha colpito un po’ tutti. Non è venuta fuori una parola di autentico ripensamento, non una indicazione anche minoritaria di una politica diversa.
Certo non è tale la solita recitazione del “dover fare di più per il Mezzogiorno”, “fare di più per i giovani”: la tiritera che non manca mai nei discorsi più vuoti e bugiardi di Destra e di Sinistra. Renzi cerca di prendere tempo. Così Berlusconi. Ma hanno già dimostrato che non hanno la minima idea di come utilizzarlo. Ognuno sembra che confidi soprattutto nelle carenze e nella paralisi degli altri. Non è un gran bello spettacolo.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:54