
Barack Obama prima di andarsene ha voluto far sentire la sua voce di protesta per quelle che sarebbero state le intromissioni della Russia di Vladimir Putin nelle elezioni presidenziali, che hanno visto la vittoria di Donald Trump contro la sua pupilla Hillary Clinton. Ho usato il condizionale, perché non mi risulta che l’Ambasciatore russo a Washington abbia dichiarato alla stampa che si augurava la vittoria di Trump e la sconfitta di Hillary. Mi direte: “Certo, mica è scemo, un intervento nelle elezioni di un altro Paese mica si fa così apertamente”. Già, è vero. Cioè, dovrebbe non essere proprio consentito impicciarsi dei fatti altrui così apertamente. Sarebbe una manifestazione di arroganza che nessun Paese potrebbe tollerare.
Nessun Paese governato da gente seria. Perché, ad esempio, l’Italia ha tollerato senza neppure una formale protesta che l’Ambasciatore americano (dell’Amministrazione Obama), John Phillips (nella foto), facesse la sua brava dichiarazione a favore del “Sì” al referendum costituzionale, con l’aggravante della sua manifesta ignoranza in ordine alla Costituzione italiana ed a quello schifo di legge per la sua riforma. C’è chi ha diritto alla non interferenza nei suoi affari interni. E chi no. Chi certi maldestri e comunque arroganti interventi li sollecita. C’è chi è cittadino americano, se ne vanta giustamente e vuole esser rispettato. C’è chi è cittadino italiano, quasi se ne vergogna e vuole essere trattato da suddito. E poi, magari, se la prende col “pensiero unico”, la “globalizzazione” e la tracotanza della superpotenza americana.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:57