Errore: hanno vinto  quelli del... “Sì”

C’è stato un errore, ha vinto il “Sì” e sbadatamente nessuno se ne era accorto, persino il capo dello Stato per un attimo ha creduto il contrario.

Tranquilli italiani, è durato un battito di ciglia, il tempo di un annuncio commovente di Matteo Renzi, a mezzanotte come Cenerentola, poi si sono ripresi in coro. Tanto è vero che Sergio Mattarella ha benedetto Paolo Gentiloni e tutti, proprio tutti quelli del “Sì”, non c’è un ministro che sia uno ad aver titubato. Anzi, sono stati erogati ricchi premi e cotillon, promozioni e dicasteri nuovi di zecca. Come se non bastasse, Gentiloni ci ha detto che lui è Premier perché Renzi si è dimesso, ma va? Porca miseria, non ce ne eravamo accorti! Noi poveri cretini non abbiamo capito che gesto di grande dignità, che stile da statista, che rispetto del popolo ci sia stato con il varo dell’Esecutivo “GentilRenzi”. Non abbiamo capito quanto senso del rispetto della volontà popolare ci sia nei ministri freschi di nomina. Soprattutto non abbiamo capito quanto il Partito Democratico sia compatto nel riguardo del nostro voto.

Insomma, visto che arriva Natale quelli del “Sì” hanno voluto stupirci con un regalo più unico che raro, rinunciare alle poltrone e al potere. Non li perdoniamo perché sanno quello che fanno e lo sanno molto bene, perché crediamo nella libertà, nel pluralismo e per questo abbiamo salvato la Costituzione. Non li perdoniamo perché è la quarta volta che lo fanno, perché in questi anni ci hanno ridotti al lumicino, perché non meritano niente. Non li perdoniamo perché sappiamo aspettare, sappiamo ricordare e prima o poi dovranno farci votare. Non li perdoniamo perché vogliamo un’Italia diversa, nuova, laica, repubblicana e attenta ai bisogni della gente. Non li perdoniamo perché vogliamo una classe politica con il vincolo di mandato, che rispetti la cosa pubblica, non lo consideri cosa propria e la smetta di prenderci in giro. Non li perdoniamo, infine, perché ci viene in mente Luigi Einaudi, il più grande di tutti i Padri della Repubblica. Ci viene in mente il suo stile, il suo senso del Paese, la sua onestà, la sua dirittura, il suo senso della politica. Ci viene in mente il presidente Einaudi e ci manca tanto. Troppo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:54