La risposta è “No”

Tutto scritto e previsto. Se ci fossimo giocati i numeri con altrettanta sicurezza al lotto avremmo fatto cinquina secca. Matteo Renzi e i suoi ufficiali di complemento, a pochi giorni dal voto referendario, sparano e fanno sparare dalle cordate di servizio i colpi finali, al napalm, nucleari, incendiari, insomma tutta la Santa Barbara.

Puntuale è arrivato l’attacco allo spread, il coro terroristico-mediatico, il fiume di promesse economiche, il pacco dono natalizio, lo straripamento televisivo per drogare gli indecisi e intimorire i fragili. Roba da traffico del consenso, dispregio della par condicio sostanziale, offesa al pluralismo, affronto alla libertà di pensiero. Un clima vergognoso architettato ad hoc per suggestionare e condizionare i cittadini a favore della riforma, alla faccia del rispetto e dell’equilibrio che la modifica della Carta meriterebbe.

Siamo insomma all’utilizzo di ogni armamentario pur di non perdere, di vedere certificata la sconfitta, di fare le valigie per tornare a casa. Altro che merito per spiegare agli italiani le ragioni del “Sì” e quelle del “No”, perché loro per primi sanno bene che i motivi di supporto alla riforma non tengono, non persuadono, non attecchiscono. Sanno bene che non si cambiano decine e decine di articoli costituzionali come hanno fatto; sanno bene che il Senato con il “Sì” diventerebbe una sala parrocchiale, sanno bene che con il “Sì” saremmo schiavi dell’Europa. Sono perfettamente convinti di aver fatto una schifezza che in cambio di un risparmio ridicolo ed effimero gli regalerebbe il controllo totale dei poteri del Paese e della democrazia. Sanno bene che la riforma è una furbizia per falcidiare la sovranità popolare e impedire ai cittadini di votare per i senatori, di garantirsi pesi e contrappesi, di opporsi ai vincoli europei. Renzi e compagnia cantante l’hanno fatto apposta, speravano che passasse in sordina, nascosta dai problemi della crisi, camuffata dalle mance elettorali, esaltata dai tromboni radical chic. Ecco perché quando hanno capito di aver fatto i conti senza l’oste sono corsi ai ripari con l’armamentario di riserva, l’intimidazione, l’alienazione, il doping mediatico, il cortisone elettorale.

Governo e Premier non si aspettavano un popolo così forte, reattivo, consapevole, erano convinti di averlo ridotto all’acquiescenza a suon di bonus, paghette e ricompense elargite a debito, a deficit, a disavanzo pubblico. Insomma, il loro rispetto dei cittadini si è dimostrato tale da considerarli incapaci di accorgersi dello scippo di democrazia in corso. Grazie a Dio non è così e non sarà così, non solo perché i sondaggi dimostrano il contrario, ma perché l’esperienza è maestra di vita e in questi anni di tromboni arroganti, boriosi, inadatti e megalomani, gli italiani ne hanno fatto il pieno. Per questo nei pochi giorni che mancano al 4 dicembre la gente comune, le persone della strada, che pure non dispongono degli arsenali renziani, utilizzeranno tutta la forza della democrazia per la vittoria del “No”. Utilizzeranno il bar, la fermata del bus, l’ufficio, il giornalaio, la palestra, il condominio, il negozio della spesa, la pizzeria, la metropolitana e il benzinaio, per parlare, spiegare e aggiungere altri “No” alla riforma. Utilizzeranno fino all’ultimo secondo prima del voto del 4 dicembre ogni parola, ogni spiegazione in qualsiasi luogo o posto si trovino, per sconfiggere l’ipocrisia del “Sì” e spingere il “No” alla vittoria finale.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 16:51