Ultime battute all’italiana

Siamo all’ultima settimana. Alle ultime battute di una campagna per il referendum costituzionale della quale si può dire che ha assunto modalità, schieramenti, carattere non troppo diversi dalle assurdità del contenuto della riforma.

Una riforma “ad personam”, ritagliata sulle contingenze di un governo posticcio e delle sue esigenze. “Ad personam” e “alla giornata”. E una campagna per un referendum, egualmente “personalizzato”, sin dalle prime battute, da Matteo Renzi, che poi con significative alternanze ha riconosciuto l’errore, lo ha attribuito agli avversari, ha negato la “personalizzazione” e ha usato solo gli argomenti relativi alla sorte sua e del Governo come base della sua frenetica campagna. Brogli, prevaricazioni e corruzione elettorale sono la sostanza della battaglia del “Sì” e sono le armi cui essa affida le sue sorti. Il voto cosiddetto degli italiani all’estero (cosiddetto, perché non si sa chi vota né la legge se ne preoccupa) e l’assemblea dei duecento sindaci, in cui Vincenzo De Luca ha, con impudenza esemplare e quasi ammirevole, dichiarato che lui voterebbe “No”, ma, poiché “Renzi ci ha dato un po’ di milioni, dobbiamo votare Sì”, sono emblematici di un metodo e della sostanza del regime che vuole farsi una Costituzione su misura.

Il “No” ha avuto il solo merito di essere quello di “un’accozzaglia”, un “No” di popolo più che di partiti e di esponenti politici. Tutti quelli cui il referendum offriva una grande occasione per assumere un ruolo di cui il Paese ha bisogno, sembra abbiano perso l’autobus. Non è con gli arzigogoli ed i bizantinismi che si affronta e si risolve la situazione italiana. I rischi del nostro Paese sono grossi. Non per la “catastrofe” della vittoria del “No”. Al contrario. Non è scongiurata l’ipotesi della vittoria del “Sì”. E il disegno autoritario di Renzi, se esce ridicolizzato da questa vicenda, per quanto possa apparire assurdo e grottesco, ne esce anche definito e rinforzato. Perché, parliamoci chiaro: se vince il “Sì” vince la debolezza, l’inconsistenza e la codardia dei suoi avversari. Che sono i presupposti di ogni operazione autoritaria. Così di nuovo è all’Accozzaglia, al Popolo ed alla istintiva difesa della sua libertà, della sua Repubblica che facciamo appello. Al diavolo i bizantinismi. Un “No” chiaro, netto, liberatore.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:03