Altro che accozzaglia,   è la linea del Piave

Per Matteo Renzi è un’accozzaglia, per noi una straordinaria, orgogliosa, spontanea linea del Piave.

Il Premier, la cui pochezza di stile e di garbo è nota, non capisce che quando si tratta di difendere la sovranità popolare, le garanzie democratiche, gli equilibri dei poteri, non serve avere la stessa tessera, anzi. Quando si tratta di respingere l’assalto spregiudicato delle lobby, della grande finanza, degli assetati di potere, non serve essere dello stesso partito, perché l’unità viene spontanea da parte di tutti.

Ecco il motivo per il quale il fronte del “No” è una vera e propria linea del Piave, che con forza e coraggio si è formata giorno dopo giorno a tutela dei diritti e delle garanzie popolari. Qui, infatti, non si tratta di essere di destra o di sinistra, di riconoscersi in un simbolo o nell’altro, si tratta di affermare la volontà di ritrovarsi con regole scelte da tutti e non da un gruppo affamato di dominio. Altro che accozzaglia come spudoratamente la definisce Renzi, il fronte del “No” è quella linea oltre la quale la maggioranza degli italiani non gli consentirà di passare, costringendolo alla resa incondizionata.

C’è poco da offendere, insolentire, dileggiare, l’Italia s’è desta, la gente comune di ogni rango, sentimento, colore, appartenenza, il popolo insomma, gli italiani a grande maggioranza respingeranno la riforma Renzi/Boschi. Una riforma sbagliata, figlia dell’arroganza e dello scarso concetto di democrazia, figlia dell’avidità e della voglia di potere, figlia di un Governo che gli italiani non hanno scelto. Se ne faccia una ragione il Presidente del Consiglio, piuttosto che alzare il livello di alterigia nei riguardi di chi non lo segue e non lo apprezza. Si persuada anche di quanto si sia reso antipatico con questi suoi modi sprezzanti, supponenti e tracotanti che di tutto sanno fuorché dello statista, del capo di Governo, dell’uomo di Stato. La Costituzione, infatti, non si cambia perché lo vuole Giorgio Napolitano, l’Unione europea, oppure i mercati, non si cambia con una maggioranza risicata e suddita, si cambia perché un’Assemblea Costituente a larghissimo suffragio la scrive e la vota. Ecco la ragione per la quale anche i precedenti tentativi sono falliti, come fallirà questo, perché nessuna modifica è possibile senza un’Assemblea Costituente che, nobilmente e faticosamente, contemperi il pensiero di tutti.

Del resto sono tre anni che Renzi fa finta, tre anni che governa a colpi di fiducia, che utilizza transfughi, che impone diktat; dunque la sua riforma nulla poteva essere se non un ordine di servizio personale. Il Premier non ha voluto ascoltare la voce dei disagi popolari che da Nord a Sud si levavano contro le sue scelte, immigrazione, giustizia, disservizi, sicurezza, banche, lavoro e fisco. Ha preso in giro la gente con l’anticipo pensionistico (Ape) più ridicolo possibile, con una sanatoria fiscale per finta e per pochi, con un Jobs act effimero e costoso, con bonus e mancette dispendiosi e ruffiani. Come se non bastasse, Renzi da tre anni schernisce chiunque non lo condivida, invade la televisione, fa l’imperatore, ammicca i forti e trascura i deboli. Insomma, non ne ha azzeccata una e dulcis in fundo ha scodellato la riforma per se stesso, per tentare il colpaccio, per comandare decenni.

Ecco perché si è formata la linea del Piave, ecco perché milioni d’italiani di ogni identità si sono uniti, ecco perché il popolo si è stretto non per la tessera, ma per l’Italia. Mancano pochi giorni al voto referendario e contro il fronte del “No” pioverà di tutto, si scatenerà ogni veleno, si abbatteranno fulmini e saette, prepariamoci. Renzi e sodali faranno ogni cosa pur di vincere, dunque teniamoci pronti e come gli arditi sotto il massiccio del Grappa nel 1918, cantiamo insieme: “Non passa lo straniero!”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:48