Riforma autoritaria:   parzialità e brogli

Lo scandalo della gestione del dibattito su La7 tra la Boschi ed Onida con la “moderatrice” Gruber agli ordini della ministra è emblematico di una campagna elettorale disonesta, in cui Matteo Renzi ha deciso di giocare sporco, per una riforma costituzionale indiscutibilmente essa stessa “sporca” perché finalizzata alle esigenze del Governo in carica, redatto da un Parlamento eletto in violazione della Costituzione.

C’è una considerazione che non ho inteso sostenere da nessuno: le riforme costituzionali le propongono i governi e le sostengono contro i loro avversari quando si è in presenza di colpi di Stato. Ogni riforma costituzionale di parte è di per sé viziata da un intento autoritario. Le Costituzioni e le riforme costituzionali “oneste” e destinate ad essere “di tutti i cittadini” nascono solo da iniziative comuni, senza vasti e forti contrasti di fondo. Questa non può che essere una riforma per una “svolta autoritaria” di un prevaricatore senza autorità e senza radici ideali. Il modo come gestisce la campagna per il referendum, a cominciare dall’iniziale e grottesca “personalizzazione” è del tutto conforme alla natura autoritaria della riforma. Non bastasse tutto ciò c’è l’orribile legge elettorale che aggrava i vizi di incostituzionalità di quella precedente. E ci sono altre “riforme” di stampo autoritario di cui l’impostore Renzi si è reso e si sta rendendo responsabile: la sciagurata riforma della scuola che ha suscitato pressoché unanimi proteste ed il disegno di legge per la “rivoluzione giudiziaria” tenuto nel cassetto dal ministero in attesa del “momento opportuno”, commissionato al più reazionario, antigarantista, “giustizialista” Gratteri, tenuto significativamente semisegreto, che viceversa lascia tranquilli quelli che avrebbero il dovere di denunciarlo, parlo in primo luogo degli avvocati che se ne stanno tranquilli aspettando di lamentarsene quando dovesse, disgraziatamente, andare in porto.

Il disegno autoritario del galletto etrusco è già completo. Ci sono pochi giorni per impedire che vada in porto. Il gioco del referendum è un gioco truccato, come si conviene ad ogni scalata all’autoritarismo, specie di chi manca di ogni autorità. La “par condicio” è una barzelletta. Lo scandalo della “gestione Gruber” del dibattito Boschi-Onida è, lo ripetiamo, emblematico (ma è pure emblematico che a disputare con la responsabile della sciagurata riforma sia stato chiamato Onida, che sarà pure “autorevole” per la carica che ha occupato, sarà pure per il “No”, ma è uno che ha “remato contro” con il suo incredibile ricorso perché il Tribunale di Milano “dichiarasse incostituzionale la Costituzione”, portando acqua al mulino della confusione degli elettori!).

Il voto degli italiani all’estero è per legge affidato ad ogni genere di brogli, (sia pace all’anima di Tremaglia e alla “sua legge” che consente che la scheda possa essere votata da chiunque, magari da chi ne faccia incetta! Ma non mancheranno i brogli in Italia). L’aria è quella. Occorre stravincere per vincere. Le cavolate di Renzi con la sua “scesa in campo” pro Clinton danneggeranno l’Italia più che lui. Né gli impediranno di abusare del potere per il ridicolo di cui si è ricoperto in Europa e in America. Né il fatto che sia in fondo un povero pagliaccio lo rende meno pericoloso. Molti dittatori lo sono stati come e più di lui. C’è un’aria di disimpegno che mi allarma assai. Possiamo vincere, ma possiamo perdere. Non dobbiamo perdere. Chi vuole stare per il “No” con “moderazione” è uno sciocco suicida. Ci vuole fermezza e determinazione. Chi dà impressione di preferire l’inciucio rema contro. È un traditore. Un “No” convinto e duro!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:59