
Si continua ad insistere con il Ponte sullo Stretto di Messina, che pure è un’opera che darebbe all’Italia una griffe infrastrutturale mondiale, ma in Italia al momento ci sono ben altre e più indifferibili opere da fare.
Anche su questo Matteo Renzi ha perso l’ennesima occasione e qualche settimana fa, parliamo della fine di settembre, anziché pensare ai rischi sismici ha pensato al ponte. Eppure il dramma del terremoto di Amatrice e delle zone limitrofe c’era stato; eppure tutti in quei giorni sottolinearono nuovamente l’urgenza di un piano nazionale straordinario di messa in sicurezza territoriale.
Renzi, infatti, all’indomani del primo drammatico evento sismico di fine agosto, che ha gettato nella disperazione migliaia di cittadini di Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo, a tutt’altro avrebbe dovuto pensare. Qui non si tratta di voler criticare a prescindere il Premier, ma semplicemente di registrare ancora una volta la sua scarsa lungimiranza. È di tutta evidenza, infatti, che il nostro Paese senza un gigantesco piano di consolidamento antisismico è destinato nel tempo ad assistere ad altri drammatici crolli. Su questo dovrebbe impegnarsi il Governo, su questo dovrebbe chiedere a muso duro l’intervento dell’Europa, su questo dovrebbe coinvolgere il meglio dell’imprenditoria nazionale.
Insomma, finché non si passerà alla cultura del “prima” anziché quella del “dopo” ci ritroveremo sempre a piangere vite umane e disastri e francamente non se ne può più di tribuni che a tragedia avvenuta promettono mari e monti. Servono almeno dieci miliardi l’anno per una dozzina d’anni consecutivi per mettere mano alla sicurezza antisismica del nostro immenso patrimonio artistico, degli edifici privati, monumentali e non, delle scuole, degli ospedali e di quant’altro. Solo così se ne esce e ci si mette al riparo dalla potenza della natura. Ne sanno qualcosa in Giappone, in California e ovunque il problema sia simile al nostro.
Ecco perché serve imporre all’Europa sostegno e aiuto, serve che la comunità si faccia carico con noi di un patrimonio unico al mondo, che rischia di scomparire per sempre. Del resto, se da decenni anziché dedicarsi agli sprechi, alle ruberie e agli scandali, la politica avesse seriamente affrontato il problema di un progetto grande e pluriennale di messa in sicurezza, altro avremmo raccontato. Ecco perché viene la rabbia a sentir parlare di Ponte sullo Stretto, come viene la rabbia a sentir parlare di qualche decimale di flessibilità sui conti. All’Europa bisogna chiedere e ottenere molto, ma molto di più. Il terremoto non è colpa di nessuno, ma la mancanza di prevenzione contro i suoi effetti sì che lo è. O lo si capisce o nulla cambierà e da quel che si vede e si sente, Renzi è clamorosamente uguale a tanti altri. Il presidente del Consiglio, infatti, continua a non percepire quanto alto sia lo stress degli italiani, terremoto, immigrazione, disoccupazione, fisco e sicurezza, un combinato disposto da rivolta sociale. Per questo Renzi va bocciato senza appelli, prima va a casa e meglio è per tutti.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:49