
È noto a tutti che fare previsioni non sia fare scommesse ed è per questo che dalle parti del ministro Pier Carlo Padoan, visti i risultati precedenti, dovrebbero andarci molto, ma molto più piano. Da quando si è insediato, infatti, di previsione sul Pil e sulla crescita, il tandem Renzi-Padoan non ne ha azzeccata una che sia una ed è sempre stato costretto a correggere al ribasso le esagerazioni iniziali. Questo fatto se in Italia ha generato una sorta di assuefazione alla spavalderia, in Europa, con l’aria che tira, molto meno, ecco perché l’Unione europea si è irrigidita e non poco sulla munificenza dei dati forniti.
Sia chiaro, la colpa di tale pessima tendenza nostrana è certamente più di Matteo Renzi che del ministro. Padoan infatti è persona piuttosto misurata rispetto al Premier, che al contrario dispensa successi e ricchezza da sceicco. Ciononostante, che piaccia oppure no, per correre dietro alle esagerazioni su tutto del Presidente del Consiglio, anche Padoan ha finito per essere meno credibile di quanto invece sarebbe indispensabile. Ecco perché da più parti sui numeri di crescita, di bilancio, di deficit, la tara oramai scatta in automatico al semplice annuncio del tandem.
Quello che però lascia di stucco è il fatto che il ministro si inerpichi in polemiche sullo zero virgola in più o in meno, ben sapendo che il problema esplosivo del Paese è tutt’altro. Per come sta messa l’Italia, infatti, se anche crescesse dell’uno virgola cinque per cento annuo, non risolverebbe granché dei suoi disastri accumulati, tanto più in previsione di una modifica della politica accomodante della Banca centrale europea. Per questo il dato di crescita è importante, ma certamente non sufficiente ad annunciare il paradiso e la svolta nei conti. Resta intatto il guaio di una revisione della spesa che non funziona e non funzionerà fintanto che non si troverà la forza di smantellare un apparato pubblico in larga parte inutile e nullafacente. Resta intatto il nodo cruciale del sistema bancario che, nonostante i salvataggi e le amorevoli cure del Governo, resta impantanato nelle spregiudicatezze compiute che lo rendono fragile e non stabile. Resta intatto il problema dell’occupazione che il Jobs act non ha risolto, se non per una inezia rispetto al necessario. Non è favorendo i grandi gruppi che l’Italia riparta, innanzitutto perché sono la minima parte dell’ossatura nostrana e poi perché tendono storicamente a internalizzare i vantaggi. Restano intatti infine i grandi problemi della giustizia e della fiscalità che, a parte qualche risibile lifting, permangono deleteri per l’economia reale e per le famiglie.
Insomma, Padoan dovrebbe sapere bene che un po’ più di crescita non accompagnata dalla eliminazione del virus che defeda il Paese, non muta e non muterà nulla, anzi, ecco perché nei nostri confronti c’è forte preoccupazione. Eppure il tandem Renzi/Padoan di occasioni ne ha avute, a partire dalla straordinaria vicinanza di Mario Draghi e dalle concessioni Ue, per poter cogliere al volo l’opportunità di intervenire. La stessa riforma costituzionale doveva essere l’evenienza per riformare quel che c’è da riformare, piuttosto che l’occasione per pensare alla gloria del Premier. Nulla, infatti, si è cambiato sugli Statuti speciali regionali, come sulla giustizia e sui costi veri della politica che non possono ridursi a qualche parlamentare in meno per essere risolti. Da noi serve una rivoluzione del welfare che elimini le sacche enormi di privilegio e redistribuisca ai più deboli; serve l’eliminazione non solo del Cnel, ma di una quantità di organismi mangiasoldi, inutili, superati. Serve una riforma della Pubblica amministrazione che la Legge Madia ha intaccato appena sulla scorza, senza il coraggio di incidere sulla polpa, che sottrae alle risorse comuni, per timore delle lobby, dei burocrati di Stato e delle caste.
Insomma, perdersi sullo zero virgola al massimo determina l’ennesima brutta figura, ma il pericolo sta altrove e da quel che si vede resta protetto e blindato dall’incapacità e dall’ipocrisia della classe dirigente.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:15