Approfittare del referendum

Matteo Renzi, oramai lo sanno tutti dopo che egli stesso ha ammesso (una volta tanto) l’errore commesso, ha tentato di strumentalizzare il referendum (questo, infatti, significa “personalizzare”) per farne strumento del suo vivere alla giornata, come ha fatto e vuole fare della riforma della Costituzione, che pretende di personalizzare e strumentalizzare in funzione del renzismo, cioè di se stesso. Questa è l’indecenza del renzismo, del “Partito della Nazione”, del “Sì” al referendum.

Ma, al contempo Renzi, mettendo assieme tutte le scorie di un neoautoritarismo, di una politica alla giornata, di una “comunicazione” che prevalga sulla sostanza politica, che è poi il nocciolo di un regime fondato, come il fascismo, su di un’orgia di retorica, ha creato le condizioni perché abbia senso, anche nell’immediato, un nuovo illuminismo, un ritorno alla ragione, una distinzione tra tradizioni ed andazzi, una coscienza dell’esistenza e del rispetto di parti politiche libere, contrapposte, ed in civile competizione (una Destra che faccia la Destra ed una Sinistra che faccia la Sinistra). In una parola: Renzi, disegnandone e realizzandone (e volendone realizzare ancor di più) quello che ne è il contrario, ci indica la via di una nuova rivoluzione liberale.

Certo non è solo votando “No” al referendum che si crea il giardino dell’Eden di uno Stato liberale. E neppure battendo a colpi di verità il renzismo che ciò si ottiene. Non dico che già a battersi per il “No” (a battersi, non a far cadere dall’alto il loro ispirato giudizio!) siano tutti portatori di questa visione di rinnovamento. Quel che conta ora è che si abbia l’onestà di riconoscere e di evidenziare che il progetto costituzionale boscorenziano è un pasticcio, una trappola, uno strumento di giornata del “Partito della Nazione”. Ma nella battaglia per il “No” (nella battaglia, ripeto, non in uno sciocco rifugio) c’è, possibile, per chi la cerca, la strada di un nuovo liberalismo.

Non credo che i partiti possano essere inventati, organizzati, resuscitati, da manager per quanto efficienti e di ampie vedute. Ma, come non ci sono partiti che non siano “parte” (no, è solo Renzi ad averli ipotizzati) non ci sono neppure partiti senza idee ed ideali. E militanza, speranza ed impegno. Non “moderazione” della mancanza di un’anima, non “società civile” (quelli che stanno a guardare). La fede nella ragione, può portarci a tutto questo. Non ce ne manca l’occasione. Quindi ne siamo responsabili.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:51