Primo ventennio del Secolo… “minore”!

Stiamo tranquillamente e fischiettando andando verso il baratro, ovunque pressapochismo e superficialità, ignoranza e prepotenza lottano tra loro e… vincono tutte!

Mentre il mondo sprofonda nel suo periodo più buio, qui si parla di Starmie e Zubat che non sono due Imām arrestati o due cartoni ultimi della Disney ma un pipistrello e un altro Pokemon, sì loro, proprio loro… i padroni del mondo, i padroni del cervello. Tanti, non tutti per fortuna giocano con le app sui telefonini - che bello quando i telefoni esistevano per l’unico motivo per il quale sono stati inventati, telefonare appunto - e vai con le gare e addirittura si falcidiano persone in bici per strada perché i guidatori giocano, e quindi, please, non disturbate.

In qualsiasi Paese tutto questo sarebbe motivo di indignazione o quanto meno di attenta riflessione, ma in Italia no, qui merita un profluvio di parole e studi fenomenologici. Ormai impera il cafonismo. Abbiamo importato turisti provenienti da diverse nazioni che si tolgono le scarpe in treno, in bus, in taxi e appoggiano i piedi dappertutto, oppure i cosiddetti “uomini” di affari, che non parlano, gridano al telefonino nella carrozza nella quale inutilmente i display invitano ad abbassare addirittura la suoneria dei telefonini e questi urlano o anche i turistelli soprattutto giovani ubriachi (argomento, questo, cioè i giovani che vanno in coma etilico ormai sono uno su cinque, merita altro articolo a parte) che trattano Venezia come un centro estivo di terza classe dove le piscine sono lo sfogatoio del malcostume regnante, bivaccano tra i calli e i ponti, una volta splendidi o si tuffano nei canali manco fossero trampolini olimpionici. E ancora i supercafoni che usano Roma come bivacco capitale, da piazza Navona alla Barcaccia di piazza di Spagna o quelli che s’immergono nella fontana di Trevi e per raccogliere le monetine così da potersi, forse, andare a fare un bel cheeseburger nel vicino McDonald’s. Ma perché nei loro Paesi stanno ben calmini e qui si scatenano? Perché qui la certezza della pena, su fatti del genere soprattutto, è un optional. E ancora, quella bestia (con grande rispetto per gli animali) che ha staccato una stalattite da venti centimetri nelle fantastiche grotte di Frasassi che aveva impiegato ben millesettecento anni per formarsi? E quell’imbecille italiano che dalla sua (?) mega barca a Formentera ha sparato un razzo incendiando un costone verde stupendo dell’isola spagnola incontaminata?

Ma la cosa più sgradevole è il pressapochismo ignorante delle risposte che ti danno questi figli di un periodo minore, per non dire altro, “e cosa vuoi che sia un bagno?”; “quanta storia per il mio bimbo (a 20 o 30/35 anni sono ancora neonati per questa generazione inutile) che aveva caldo e si è bagnato”, ma dico, nella fontana del Bernini? (che poi, si chiederanno i nostri, chi sarà mai questo Bernini, uno del “Grande Fratello” o di “Uomini e Donne”, o di uno dei tanti (s)Talent o un cuoco che è stato appena eliminato tra i pianti disperati all’ultima edizione di “MasterChef”?); oppure “che noia per la stalattite? Ma diavolo, è pur sempre solo un sasso”.

È la stessa cultura imperante di questo quasi primo ventennio del secolo nuovo che impregna le menti vuote dei genitori, per fare solo un esempio, che si rivolgono al Codacons, se va bene, altrimenti direttamente dal professore a menargli, reo di aver richiamato o messo una nota o espulso (cosa rara ormai) il giovin figliolo alunno che ha menato qualcuno in classe, meglio se portatore di handicap, così viene meglio nel video prontamente postato su YouTube o su “Diofacebook”. Ma dai, cosa vuoi che sia, “in fondo sono solo ragazzi; tu non sei stato ragazzo?”

E no, certo che lo sono stato e mi sono anche divertito un mondo ma ho avuto la fortuna, e non confondetela con saccenza, anzi, come tantissimi per fortuna, di aver avuto genitori, si diceva una volta, rigidi, ma davvero, e non solo loro ma anche i nonni che solo con un semplice sguardo mi dettavano la linea. Era dura ma non ho mai sofferto disturbi della personalità, o bisognoso di sedute psicoanalitiche o di calmanti così tanto di moda oggi. Io invece li ringrazio perché oggi non vado in panico se succede un minimo problema, anzi sono di supporto il più delle volte - e meno male, ne faccio un vanto - non un deficit.

Invece ecco qui questi ragazzetti senza p… che a 22, 24 o 26 anni ammazzano o danno fuoco alla propria ex perché non hanno le palle, appunto, di vivere la propria giovinezza, a 25/26 anni hanno la vita davanti, avere altre mille esperienze e invece no, “o torni con me o ti ammazzo”! E non sono solo i giovani, per carità, penso ad Elisa Pavarani, 39enne operaia di Parma, che è stata uccisa dal suo ex, tale Luigi Colla di 42 anni, perché non sopportava la fine della loro relazione. Ormai siamo circondati da “uomini” che uomini non sono che fanno strage di innocenti e, purtroppo poche volte, concludono ammazzandosi a loro volta. Ma, io dico, perché non ti ammazzi direttamente e lasci stare la tua compagna e i bambini?

Oppure quella povera dirigente scolastica a Roma che pochi mesi fa per interrompere il traffico di droga, sì perché di questo si tratta e in tanti istituti superiori italiani, nella propria scuola ha chiamato la polizia e si è ritrovata contro i genitori e una parte del corpo docente (?). Un altro po’ dovevano trasferire lei a Rebibbia e non “quei bravi ragazzi” che invece di ascoltare le lezioni spacciano, fumano, pippano, fanno sesso nei bagni allegramente senza che alcuna istituzione, e la direzione scolastica è l’istituzione per antonomasia in quel momento, della scuola pubblica, possa muover dito.

Ma come, invece di riflettere da chi impunemente si definisce “deportati” solo perché devono spostarsi per lavorare per un posto fisso (e chi è andato via dalla propria terra giovanissimo e anche in tarda età, lontano e con tanti sacrifici, pur di lavorare perché il lavoro così tanto preteso, è la cosa più importante che ci sia, che siamo stati? Dei perfetti idioti?). O i cosiddetti “aventi diritto” che prendono servizio e poi per la pur giusta legge 104 per chi ne ha davvero bisogno, ma ingiusta per i tanti falsi che ne usufruiscono, se ne tornano a casa a non fare assolutamente nulla se non palestra, shopping e vengono pagati tranquillamente dallo Stato, da tutti noi cioè, e per tutta la vita?

Ritornando all’Era moderna del cafonismo ignorante e presuntuoso, del qualunquismo e populismo fattosi classe dirigente, in tutti i settori della vita civile, produttiva, politica, imprenditoriale e, purtroppo, anche religiosa; non solo di un Paese ma di interi Continenti, la cosa che fa paura è la medicina che qualcuno individua per curare questi mali. La trascurata faciloneria mista a inconsistente frivolezza dove il maggior rischio è che il cafone proliferi e poveri innocenti che avranno come esempio i propri, inutili, genitori con la conseguenza di avere generazioni di supercafoni che non si riposeranno mai e godranno di pelosa giustificazione ad arte dei molti che si adattano alla volgarità del contesto sociale come in un “like” su questi grandi “incubatori di cultura, sapienza e saggezza” che sono Facebook, Twitter, Google+, Instagram, WhatsApp, Netlog, Sonica, Twoo, Tumblr, Pinterest, Sina Weibo, Vkontakte, Baidu, Tieba,.etc. Sia chiaro, come già ho avuto modo di scrivere in passato, la grande intuizione di Internet non può essere svilita solo a critica tout court, ma come sempre, dalle grandi intuizioni, se mal gestite, nascono e prosperano dei “mostri”. Dai pedofili, ai network del terrorismo internazionale, ai truffatori on-line, alla discarica della peggior espressione del genere umano, sfogatoio di frustrati misti, a, come direbbe il miglior Crozza-De Luca, “affannati mentali”, “consumatori abusivi d’ossigeno”, “mendicanti di neuroni”, “frutti di errori di battitura del genoma umano”, “cimitero mentale dove le idee vanno a morire… male”.

Proprio in queste settimane cade il venticinquennale dalla nascita del World Wide Web dal genio di Tim Berners-Lee e Robert Cailliau e personalmente ricordo ancora con emozione quell’agosto 1991, io giovane impiegato di una grazie società americana vidi il primo sito aprirsi sul pc di un mio dirigente che scambiava e mail, (nel ‘91 esistevano le cabine telefoniche e comunicavamo via fax ancora, quindi immaginatevi cosa poteva essere per noi la mail) con i nostri colleghi di Rochester, Contea di Monroe, nello stato di New York, e loro rispondevano a noi, in un ufficio di Mergellina a Napoli, dopo pochi secondi. Un miracolo! Ebbene, tutto questo oggi si è trasformato in strumenti il più delle volte solo e soltanto pericolosi in mano a bambini o ragazzini, che, se non istruiti o seguiti a dovere, la useranno come quella che è, un’arma, e Internet, come è ormai chiaro ai più, può divenire un’arma di stupidità di massa (e ormai, ahinoi, ha anche sostituito il ragionamento politico creando i cosiddetti “pseudo-cittadini” che non continueranno a contare come sta emergendo in queste ore ma felici di essere presi per i fondelli).

In queste settimane, per esempio, l’Italia è stata profondamente colpita, di nuovo, da un tagico sisma che ha cancellato letteralmente paesi e borghi interi, stupendi, una tragedia di vite immane ma anche di fronte a questo tristissimo evento la superficialità di alcuni ha avuto il sopravvento. Per esempio un/una giornalista (…?) della redazione on-line di un principale quotidiano italiano ha scritto in un lancio di tweet (…e dalle) letteralmente, “il sindaco di Amatriciana ha detto…”, il sindaco di Amatriciana? Ma, mio Dio, delle due l’una, o hai voluto fare una battutona, mentre si estraevano dalle macerie centinaia di morti, quindi deve essere preso/a letteralmente a calci in c…, oppure sei divenuto/a giornalista per “alti meriti”, a noi sconosciuti (oppure prevedibili…), quindi sei “un/una parcheggiatore/trice abusiva della specie umana”, ignorante che non sai che esiste un Comune che si chiama Amatrice e non Amatriciana, quindi devi essere licenziato/a e far entrare chi ha voglia di lavorare e soprattutto conosce, un minimo di cultura di base. A quanto l’intervista al sindaco del comune di “Cacioepepe”? Ma dai, su!

O anche il turismo del dolore con di quei minus habens che, ridendo, si ridendo, si fanno i selfie (nooooo, i selfie nooooo!) con le rovine dietro o le abitazioni a metà dove il sisma ha violentato l’intimità familiare di tanti.

E ancora, nello sfogatoio del Diofacebook, tale Daniela Martano, exGrande Fratello, ex hostess purtroppo non ex ma attuale vegana (anche su questa nuova “moda”, perché di questo si tratta, non altro, ve ne sarebbero da dire cose…) ha affermato su Facebook che il karma abbia punito gli abitanti di Amatrice “perché hanno inventato un primo piatto con la carne”.

E giù ingiurie ancora più becere della cavolata detta da questa carota… (e anche qui, detto con il massimo rispetto alla carota). Ecco perché, ogni tanto, insomma, sarebbe bello riprendere quei noiosissimi (e che due) di Dante, “Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza” (Inferno, Canto XXVI, 116-120) o Virgilio che nell’Eneide afferma “Se non potrò piegare gli dei del cielo scatenerò quelli dell’Inferno”, oppure Omero che nell’Odissea afferma che “in verità pochi figli sono simili al padre; i più son da meno, pochi migliori del padre”.

E per descrivere ancor meglio il tempo minore che viviamo, dove appunto intravediamo “super uomini” ai quali tutto è concesso, tutto possono, sempre alla ricerca spasmodica di apparire più che essere, di voler volare sempre più in alto rispetto ad altri, mi permetto di citare il sogno con la S maiuscola degli Uomini, da sempre, ovvero, quello mirabilmente narrato da Ovidio parlando dell’ultimo abbraccio di Dedalo al figlio Icaro prima del volo spiccato nel tentativo di fuggire dall’Isola di Creta, “il ragazzo cominciò a godere dell’audace volo… attratto dalla voglia di cielo levò più alto il cammino”.

Ma si sa come andò a finire, il ragazzo estasiato ed imprudente non ascoltò le raccomandazioni del genitore e la vicinanza al sole sciolse inesorabilmente la cera che teneva insieme le sue piume e precipitò. Il volo è accostato da sempre, sin dall’origini del mito, all’imprudenza o meglio all’equilibrio tra il coraggio e la misura. E tutta qui sta la sfida dei tempi (minori) di oggi. Non vi è bisogno di far trattati di antropologia. Ogni grande opera è un ossimoro! Ma non c’è nulla da fare, l’uomo non è stato creato per volare. Solo gli uccelli possono darsi al volo canticchiando tranquilli in aria; per l’essere umano il volo è scienza, ingegno, meccanica - pensiamo a Leonardo - oppure è semplice desiderio fanciullesco con Peter Pan, o una canzone per Domenico Modugno, o poesie con Baudelaire, o Arte con Canova, o ancor metafora con Dante per bollare Ulisse e cacciarlo dall’Inferno.

Insomma anche la curiosità intellettuale deve fare i conti con i propri limiti, se li oltrepassa diventa superbia e prepotenza, al contrario, l’eccesso di prudenza è viltà. Se anche nelle metafore lasciarsi attrarre dalla voglia di cielo può portare all’estasi e al precipizio, immaginiamoci nella realtà. Speriamo quindi che i selfie, i like e i follower lascino un po’ di strada al pensiero e al duro, doloroso ma avvincente, impareggiabile lavoro che si chiama “esperienza” e quindi, perdonatemi la crudezza e la schiettezza di queste mie parole ma, ancora con Omero, “Per me odioso, come le porte dell’Ade, è l’uomo che occulta una cosa nel suo seno e ne dice un’altra”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:54