
In una recente intervista, il Presidente emerito Giorgio Napolitano ha chiesto al Partito Democratico, ma anche alle forze politiche che diedero vita al Governo Letta, di smetterla di litigare e approvare la riforma costituzionale. Non solo, Napolitano smentisce che questa sia la sua riforma o di Matteo Renzi e sostiene, non senza ragione, che è del Parlamento che l’ha approvata o almeno della sua maggioranza. Sostiene anche, rispondendo all’accusa che la proposta di riforma sia stata fatta dal Governo, che fu il Parlamento, con l’approvazione di una mozione, il 29 maggio del 2013, a impegnare il Governo, allora retto da Letta, a presentare alle Camere un disegno di legge costituzionale.
Napolitano poi chiede a Renzi di muoversi per cambiare l’Italicum perché così non va. Napolitano ritiene infatti che il quadro politico sia cambiato e dal bipolarismo siamo passati ad un sistema tripolare e con il doppio turno c’è il rischio concreto che una forza che al primo turno prenda meno del 40 per cento dei voti possa prendere, con la vittoria al secondo turno, il 54 per cento dei seggi.
In questo modo conquisterebbe la maggioranza dei seggi e il Governo una forza politica che al primo turno ha ricevuto una base troppo scarsa di legittimazione popolare. Su questo aspetto dell’Italicum concordo con Napolitano, ma gli faccio sommessamente notare che il sistema tripolare si è palesato già nelle Politiche del 2013 ed è stato confermato alle Europee del 2014. Quindi prima della discussione e approvazione dell’Italicum. Diciamo solo che con le elezioni amministrative di Roma e Torino si è avuto chiaro il dato che se al ballottaggio va un candidato del Pd e uno del Movimento 5 Stelle gli elettori del centrodestra scelgono quest’ultimo. Questo ha creato l’allarme rosso nel sistema politico ed in particolare nel Partito Democratico.
Sbaglio se dico che il Parlamento ha dimostrato poca lungimiranza nell’approvare una legge elettorale che dovrebbe durare anni e invece non solo rischia di essere bocciata dalla Corte costituzionale, ma anche di essere cambiata a pochi mesi dalla sua entrata in vigore e prima di essere utilizzata almeno una volta?
Domanda: non viene in mente al Presidente emerito Giorgio Napolitano che la stessa poca lungimiranza possa aver avuto il Parlamento nell’approvare la riforma costituzionale?
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:00