Je ne suis pas Charlie!

Inizio, seppur “a consuntivo”, con un mourning. L’ennesimo, in fondo. L’Italia è patria di tante cose belle e altrettante meno (belle). I terremoti sono una di queste. Quando trovano terreno fertile possono fare male. Molto male. Così, il bellissimo borgo antico di Amatrice è scomparso per sempre. In 120 secoli il terreno ha digerito la sua storia e l’ha rilanciata in una dimensione a noi sconosciuta. Quella dove oggi dimorano trecento persone, all’incirca. Sparite, travolte da un’onda terrestre. Molti mi chiedono: perché una sorellina muore e l’altra vive? O perché una casa si sbriciola e quella accanto magari no? Davvero è solo statistica? L’Uomo ha colpa? O Dio gioca a dadi, facendosi beffe di Albert Einstein? Chi, come Bohr, chiedeva di Lui (Dio) ad Heisenberg, il padre del Principio di Indeterminazione rispondeva che per lui Dio era il Centro degli accadimenti. Dal buco nero, alla stella nana bianca (un suo cm cubo pesa quanto alcuni grattacieli), fino al terremoto. Morte, vita, mistero. Tutto, c’è dentro Tutto in quel Centro. Ed è fuori di senso chiedersi se sia buono, onnipotente o quanto altro. “È”, esiste. Punto. Allora, sono certo di ritrovarli i trecento come me, come voi. Chi vuole e intenda, ci può mettere le sue preghiere, nel Centro, o i suoi neutrini. Tutto, ci sta Tutto. Poi, il terremoto tu lo avverti e io no. A pochi isolati di distanza. Qui la spiegazione la possiamo dare, in fondo. Se facessimo sotto ogni nostra casa la sezione del terreno sottostante arrivando a dieci chilometri di profondità, vedremmo un immenso panettone con innumerevoli strati, ognuno con la sua conducibilità ed elasticità. In un punto l’onda si esalta e ti porta a spasso la casa. In un altro si attenua e fa il solletico al lampadario. Perché anche la Terra, Gaia, è viva, oltre che Vita!

Veniamo al titolo. Non c’è bisogno che vi ricordi (in quanto divenuta virale sui social) la disgustosa vignetta di Charlie Hebdo sui morti del terremoto di Amatrice, raffigurati impaccati come sardine nel cemento e nelle macerie. No, “Je ne suis pas Charlie”, e non lo sono mai stato. Perché ho conosciuto molto bene, da vicino, per parecchi mesi di mia permanenza a Parigi, nella prima metà degli anni Ottanta, ciò che stavano combinando i loro architetti, così simili per follia, demagogia e impreparazione ai nostri, ideatori e autori degli ecomostri di Corviale a Roma e Le Vele di Scampia. In quegli anni, una politica megalomane e cieca aveva autorizzato la costruzione di mega-periferie nuove di zecca, con enormi palazzoni, privi di servizi adeguati e di spazi sociali, confinati nell’anello periferico della Ville e destinati ad accogliere molte centinaia di migliaia di nuovi e vecchi immigrati dell’ex-Africa francese, corredati già da figli di seconda generazione, cittadini francesi di pieno diritto. Ghetti: si trattava semplicemente di orribili ghetti. Quanto ci avrebbero messo quelle periferie a esplodere. Un amen, come si è visto più volte. Perché, per i beur, l’ascensore sociale francese è fermo da tempo a un piano intermedio: non si entra e non si esce. Così i nuovi quartieri sono diventati luoghi abbandonati dal potere e rifuggiti dalle forze dell’ordine, fucina ineguagliabile di delinquenza, emarginazione e spaccio di stupefacenti, in cui le bande armate scorrazzano come topi nel formaggio.

Charlie Hebdo hai mai battuto un colpo in merito? Hai mai approfondito il “perché” tutti quei tuoi giovani e giovanissimi francesi di pelle bruna (“basané”) disprezzano voi tutti, le vostre istituzioni e hanno riscoperto la Jihad come fatto identitario di massa? Quali sono le vostre enormi, incalcolabili responsabilità (di voi sinistra radical chic) intendo? Chi volete fare fessi? Lo sapete che il vostro “deficit spending” viola alla grande i parametri di Maastricht di cui voi bellamente ve ne infischiate, gonfiati dalla vostra inutile, anacronistica “Grandeur”? Lo sapete che avete in casa, nel cuore del vostro cuore, un’immensa polveriera, quella della protesta giovanile e studentesca di giovani che non troveranno più un lavoro decente nei prossimi decenni? Voi e solo voi state armando la destra populista che vi seppellirà! Mitterand costrinse Kohl a rinunciare al marco per adottare l’euro, infilando così tutti noi in una trappola mortale (certo, per la terribile insipienza della sinistra italiana europeista e buonista!). No, voi il mea culpa non lo avete mai fatto. Tantomeno sulla vostra enorme, imperdonabile responsabilità internazionale: non è forse vero che i vostri governi hanno posto le premesse, con le loro armate e aviazione, per far saltare la polveriera libica e mediorientale, sperando di piazzarsi primi e meglio nel post-Gheddafi per le forniture petrolifere e il controllo della regione?

Va, la fermo qui, che il mio “cahier de doléance” è lungo come la vostra infinta presunzione.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:06