Un aforisma, un commento

“Quanto più i cittadini se ne lavano le mani, tanto più la politica è sporca”.

Avevo scritto questo aforisma molto prima che nascesse il movimento dei grillini, per cui oggi dovrebbe essere aggiornato aggiungendo che “... però, occuparsi di politica non deve significare scendere in piazza ad applaudire ed a seguire il primo giullare che si propone di fare giustizia in nome dell’onestà”.

In altre parole, anche in questo caso vale la sentenza di Orazio quando afferma che vi sono limiti al di sopra e al di sotto dei quali nequit consistere rectum: disinteressarsi totalmente della vita politica è poco serio ma lo è anche esplodere improvvisamente e dar luogo a fenomeni collettivi che rasentano la ribellione. Soprattutto se lo si fa sulla base di un’autoproclamata onestà tutta da verificare una volta al potere. È offensivo che uomini politici onesti, che in politica vi sono sempre stati e vi sono tuttora, debbano sentirsi quasi colpevoli di non far parte di un movimento che accampa la propria esclusiva in fatto di onestà.

A parte tutto questo, le ultime novità circa i grillini non fanno che confermare le tesi che ho già sostenuto su queste colonne e, in particolare, la tendenza ineluttabile dei movimenti, ampiamente segnalata dalla storia e dalla sociologia politica, a generare al loro interno maggioranze e minoranze, capi e capetti, invidie e tranelli e, poi, fratture e spesso scissioni. Se, inoltre, il movimento in questione non ha né sembra abbozzare alcun orientamento ideale o dottrinario comune – nemmeno in fatto di economia, politica estera, politica della scienza, della scuola, ecc. – e si esibisce unicamente in una sterile serie di no ad Olimpiadi, Tav ed Euro, c’è da chiedersi cosa stia a fare in Parlamento. Ma, ancor di più, c’è da domandarsi quale saggezza muova i tanti elettori che votano per Grillo e i suoi. Protesta? Va bene, ma poi? Ora, dopo le prove generali in vari comuni in mano loro, con le note dimostrazioni di incapacità, vale ancora la pena di votare per protesta un gruppo di pasticcioni solo perché sedicenti onesti?

Grillo non mi è mai piaciuto perché grida troppo e affastella battute, concetti, mere parole d’ordine in un fritto misto che non mi persuade. E non perché sia un comico e non un uomo politico d’esperienza. Anche Reagan lo era ma la sua discesa in campo era perfettamente inquadrata in una serie di principi e idee, quelle del Partito Repubblicano. Lo stesso è valso per Berlusconi che inizia a fare politica ad età avanzata ma con idee e programmi che avevano per riferimento il quadro ideale del liberalismo. Grillo é sceso in campo, e basta. Ciò che ha messo in piedi è poco più di una parodia, fatta di accuse e invettive, che ha tuttavia riscosso più successo di pubblico di qualsiasi altra sua performance. Ma pur sempre di spettacolo si tratta. Uno spettacolo di fuochi d’artificio, con razzi che salgono e scoppiano, con la gente a bocca aperta che guarda in alto e applaude in mezzo ai fumi e all’acre odore di polevere pirica. Ma anche coll’inevitabile botto finale che mi auguro arrivi presto. E poi, tutti a casa.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:12