
In un'estate calda e vuota, il 27 agosto 1950, Cesare Pavese, il poeta delle Langhe, brucia la candela della vita. Ha appena pubblicato "La luna e i falò", come un addio ai miti dei campi che lo avevano attratto nell'infanzia. Per uccidersi sceglie un grigio albergo torinese, l'Hotel Roma. Si suicida con i barbiturici due mesi dopo avere vinto il premio Strega (24 giugno) con il romanzo "La bella estate", scritto nel '40 e uscito nel '49. Sul frontespizio di uno dei propri libri preferiti, "Dialoghi con Leucò", lascia l'ultimo messaggio: «Perdono a tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi».
Nel corso di una vita profondamente infelice Pavese corteggia con insistenza l'idea del suicidio come fosse una vocazione, collegandolo costantemente al tema amoroso. Il privarsi della vita rappresenta per lui un gesto eroico, una «affermazione della dignità dell'uomo davanti al destino». E il destino gli offre l'occasione a lungo cercata. Forse, anche se è peccato, la vocazione al suicidio abita in ognuno di noi e non fa difetto alla autorevolezza della Sindachessa, avvocatessa Virginia Raggia, che si è candidata con successo a governare la Grande Roma, quella nobile Raggi, che si ammanta di appartenere alla ristretta élite degli onesti, e che propose nel vortice della campagna elettorale un kit alle mamme e pannolini lavabili. A guardiano del tempio del sacro escremento infantile è stato incaricato il baldo Di Battista, un nome una garanzia.
Uno tosto, faccia torva, atteggiamento sprezzante, piglio spavaldo, il nuovo che ci voleva per la soluzione dei problemi del Paese, martoriato dalla crisi economica. Uno che non sbaglia mai, un vero cazzuto. Sì, si parla proprio di nuova cultura politica. Forti cognizioni di economia, una certa saggezza sociologica, qualche puntuale richiamo storico costituiscono l’aplomb del nuovo politico non solo emergente, ma ormai consolidato nel cuore dei protestatari. Difensore della legalità fatta in casa.
La Raggi, designata alla guida di Roma Capitale, pur di non vincere, deliziava la campagna elettorale con una idea rivoluzionaria ecosostenibile: i consacrati escrementi dei neonati non verranno più infoibati nella pattumiera, ma verranno purificati sotto il rubinetto di casa dove l’acqua (marcia) battesimale porterà le deiezioni del frutto dell’amore coniugale, nelle acque reflue o di scarico volgarmente detto per poi, liturgicamente, dirigersi verso il biondo Tevere e poi raggiungere il Mare Nostrum, con degna fine biodegradante.
Niente di migliore si poteva consegnare al materiale di espulsione di un figlio di Roma. Pur essendo restia, la Regina di Roma, alla frequentazione di quei penosi e truffaldini talk show di approfondimento politico (Formilli, Giannini, Floris, Paragone, la coppia Labate e Parenzo), il messaggio sembrava fosse velocemente passato tra le mamme attraverso i social network ed anche porta a porta con un effetto insperato di esultanza liberatoria, per non vedere più dilapidato parte di quel cibo amorevolmente imboccato al proprio pargoletto e che periva infaustamente nella pattumiera. Pareva che l’operazione potesse essere estesa anche alle feci degli adulti, con modalità da studiare in un decreto ad hoc, vinto un infondato riservo per non dire disprezzo.
Le statistiche ci segnalano che ognuno di noi ne produce almeno 6 tonnellate; ogni volta che mangiamo ci vogliono dalle 2 alle 8 ore affinché il pasto attraversi i 7 metri di intestino, dove subisce una serie di trasformazioni chimiche per essere assimilato dall'organismo. Nell'intestino tenue enzimi e succo pancreatico trasformano chimicamente le molecole, in modo che la parete intestinale possa assorbirle. Ciò che avanza prosegue verso il colon, dove, prima dell'espulsione, viene disidratato e poi concentrato. Poi dipende dal tipo di alimentazione, dallo stile di vita e dall'attività fisica. L'attività è regolare se avviene 3-4 volte a settimana, può capitare che avvenga, come fatto isolato, una sola volta a settimana, quando si va in vacanza e si cambiano abitudini alimentari ed orari. Un caso limite sono gli astronauti, se non introducono fibre, può accadere che vadano di corpo una volta in un mese, naturalmente non fa bene e in casi gravi si arriva a dolori cronici.
L'odore sgradevole è dovuto soltanto da alcuni composti, quali tracce di zolfo e molecole di ammoniaca. Questo è il nuovo che avanza, i nuovi demiurghi per salvare il Paese. I gladiatori al servizio della causa del bene comune. Sì, in effetti questo Di Battista, il vero ordinatore del popolo grillino, ci mancava. Il percorso politico è dèjà vu, qualche riferimento a inchieste scottanti, un pacchetto di avvisi di garanzia da declinare contro tutti gli avversari politici corrotti, numerose apparizioni mirate, interviste sui quotidiani nazionali ed il gioco è fatto. Un invito a Ballarò e ballando, ballando si governa Roma e L’Italia. Il giovanotto, tuttavia, avrebbe bisogno di un piccolo ritorno al vecchio passato, di un corsetto accelerato nei luoghi pii della formazione politica dei quadri al tempo di Fanfani o in quello più rivoluzionario delle Frattocchie. Ora l’unica scuola serale di formazione politica sono i corsi tenuti dalla Associazione Casaleggio, dove molto c’è da disimparare.
Il neo politico parla del nuovo, aggettivazione ricorrente dal 1992 nelle proposte di tutti i partiti reduci della epurazione giudiziaria di mani pulite. La proposta appunto nuova sarebbe la lotta al renzismo, dopo il belusconismo, al salvinismo, con un duplice scopo difendere gli italiani dall’invasione della prepotenza delle maggioranze partitocratiche, frutto di inciuci e vendita di parlamentari ed assicurare agli italiani il dominio e la riappropriazione delle istituzioni repubblicane, ritenute occupate indebitamente dai “demoni della vecchia politica e della finta rottamazione ”. Il nuovo pensiero unico del nuovo grillismo, l’idea-guida, la bandiera dove militare tutti uniti sarebbe “a morte Renzi, prima era Berlusconi”. Veramente un’idea innovativa, che inciderà nella storia di questo Paese ormai ad “una deriva autoritaria”, altra frase ricorrente, senza senso.
Bisognerebbe spiegare al nuovo Che Guevara (Ernesto Guevara del la Serna) delle manette ai corrotti che il mestiere del politico è una cosa seria, bisogna stare tra la gente, sul territorio, affrontare i problemi quotidiani, avere grandi competenze di economia, di diritto, di urbanistica, di antropologia culturale, di scienza delle comunicazioni e anche di matematica, aver letto almeno i classici dell’ottocento e dei primi del novecento (Freud, Marx, Weber, Pareto, Mosca, e poi Sartre, Keynes, Dahrendorf, Galbrait e via cantando). La crisi del 1929 spiega Galbrait è in gran parte dovuta alla caduta verticale della fiducia, si proprio della fiducia, illustre e dotto Di Battista. E dire che la crisi è in gran parte superata, che il Paese sta di nuovo crescendo sono le dovute dichiarazioni che un politico deve fare, anche se non è vero, perché per far ripartire l’economia occorrono forti iniezioni di fiducia. Questo dovrebbe sapere il pretoriano Di Battista e la Zarina Raggi.
I Raggi di sole sono ormai freddi, non riscaldano più la Grande Roma, sulla quale si abbatte una eterna notte. La nuova notte della Repubblica come diceva Sergio Zavoli, figlio di operai.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:14