
Prima in nave poi in Ferrari, Matteo Renzi non sa più come corteggiare e blandire la Cancelliera Angela Merkel, nel tentativo di strappare qualche concessione a favore delle esangui casse pubbliche. Peccato che il Premier non capisca che più insiste e più testimonia l’incapacità e la difficoltà crescente dell’Italia ad uscire dalla crisi. Non solo, ma il peggio sta nel fatto che per ogni eventuale elemosina concessa al nostro Paese la contropartita sarà sempre più esponenziale, sia in termini di sacrifici e sia in termini di perdita di potere contrattuale.
Dunque, il risultato finale dell’ossessiva questua di Renzi in Europa, non potrà che essere per un verso l’aggiunta di giri di corda intorno al collo del Paese, per l’altro l’innalzamento dell’attenzione dei mercati sul debito sovrano. Oltretutto la Merkel in Germania è alle prese con un forte calo di consensi, a favore dell’ala più intransigente e contraria a ogni tolleranza, a partire da quelle accordate all’Italia. Come se non bastasse, Renzi fa finta di non sapere che il prossimo anno scadrà il mandato di Mario Draghi e che la Germania non aspetta altro per pretendere la guida della Banca centrale europea. Va da sé, infatti, che Eurotower in mano ai falchi della Bundesbank tutt’altra politica monetaria porterebbe avanti, accodandosi alla Fed e ad un progressivo aumento dei tassi e di stop al Quantitative easing.
Ecco perché Renzi farebbe bene a concentrarsi su quei provvedimenti indispensabili al rilancio economico, anziché portare a spasso in Ferrari la Merkel, per la gioia di Marchionne. Tra l’altro e nemmeno a farlo apposta, la Mercedes da tempo sta mortificando in ogni occasione le rosse volanti, dunque difficile suggestionare la Cancelliera con tecnologie motoristiche che la Germania possiede ampiamente più di noi. Non è di altro debito che l’Italia ha bisogno e ce ne accorgeremo quando i tassi ricominceranno a salire e sarà sempre più difficile sostenerlo. A noi serve uno smantellamento della spesa pubblica improduttiva e una rivoluzione fiscale senza precedenti. Sono questi i due unici fronti sui quali intervenire con forza estrema per rilanciare produzione, consumi, investimenti, lavoro e abbattere il debito. Occorre smantellare una macchina pubblica infernale, elefantiaca, inutile, costosa e largamente corrotta e nullafacente, abbattere e semplificare straordinariamente la fiscalità su famiglie, imprese e lavoro. In Italia il patto sociale fra fisco e contribuenti e tra cittadini e Pubblica amministrazione non solo si è rotto definitivamente, ma si sta accompagnando da un crescente disgusto nei confronti della politica. La gente è schifata dagli scandali, dalla burocrazia, dagli adempimenti, dalle incredibili pratiche presso incredibili uffici, dai passaggi infiniti utili solo a giustificare gli stipendi di impiegati inutili. La gente è avvelenata con Equitalia e con i suoi metodi riscossivi e non possono essere i rateizzi a risolvere la guerra, i contenziosi, le pendenze e le difficoltà, per questo servirebbe una sanatoria che pacificasse e ripristinasse il rapporto con il fisco.
Da ultimo servirebbe l’accesso al credito rapido e concreto, che non solo non esiste, ma è aggravato dai continui regali che la politica concede alle banche senza obbligarle a favorire l’economia reale e le famiglie. Insomma, non serve portare la Merkel a Maranello per un giretto in Ferrari in cambio di altro debito, non serve, anche se Marchionne voterà sì al referendum e non serve nemmeno se la Cancelliera ci darà un po’ di diplomatica guazza sull’ulteriore flessibilità. Serve ben altro e serve subito, perché se quest’anno i risultati vanno peggio delle illusorie attese, il prossimo, specie se resta questo Governo, potrebbe essere tremendo.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 16:53