
E voi chiamatela pure meningite digitale. Virale, collettiva e particolarmente contagiosa. Ne sono afflitti permanentemente i social network e i talk televisivi nazionali ma, mai come in questi giorni di caldo, divampano fiamme altissime per argomenti del tipo: l’epiteto di “cicciottelle”, costato il posto al collega che ne ha fatto un titolo - per me affettuoso - di un giornale sportivo per indicare le nostre arciere in gara alle Olimpiadi; l’immigrazione che ci sommerge e travolge e le dichiarazioni di Maria Elena Boschi sul popolo che non capisce nulla delle questioni elette. Bene. Partiamo dall’argomento più banale. A proposito delle atlete italiane: “Pallocchette” sarebbe più friendly? Volete una mia previsione facile facile? Per la legge della ormai ben nota finestra di Overton, tra poco ci sarà lo shift catastrofico che vedrà un popolo inferocito considerare il politically correct alla stregua degli ebrei sotto il nazismo, o degli omosessuali nei regimi islamici. Spero di vederla questa catastrofe dei “buonisti a prescindere”!
Qualcuno ritiene davvero che sia giusta la sanzione comminata al collega? E perché, di grazia? Vogliamo, per caso, fare una statistica (con decine di migliaia di esempi, solo per i titolisti italiani) della roba (spesso robaccia) “politically incorrrect” pubblicata sulla stampa italiana e non solo? Se avessimo applicato questo metodo censoreo a suo tempo e nei casi citati avremmo chiuso tutti i giornali, alla Erdoğan. Altro argomento di fuoco: come si controllano i flussi di disperati che arrivano sempre più numerosi in barconi fatiscenti sulle nostre coste? Lasciandoli affondare in massa nelle acque più o meno territoriali libiche? Di chi la colpa per aver dato la convinzione di un’accoglienza facile e indiscriminata a tutti coloro che fuggono da aree di crisi? L’Europa non c’entra nulla in questo? Lasciamo stare il Vaticano, che difende legittimamente i suoi valori millenari dell’accoglienza ai diseredati. Chi ha sottoscritto gli accordi per cui navi da guerra impiegate per il soccorso ai naufraghi, battenti bandiera diversa dalla nostra, accompagnano sulle coste italiane tutte le persone salvate? Se non sbaglio, per il diritto internazionale, quegli scafi sono “territorio” delle Nazioni interessate che, tra l’altro, aderiscono al Regolamento di Dublino III.
Quindi, i migranti che imbarcano avrebbero tutto il diritto di sottoporre domanda d’asilo presso i “loro” consolati! Volete che adottiamo severe politiche di respingimento all’australiana, così ci cacciano, in un colpo solo, dalla Ue, da Schengen e dall’Euro? O preferite “contrabbandarli” tutti a Erdoğan i nostri migranti economici, promettendo al sultano un terzo di quello che oggi spendiamo annualmente per mantenerli, dato che lui sarà contento di una simile manna? Raddoppio la provocazione presente sui social e non solo: anche i nostri poveri migranti “puzzavano” agli inizi del Novecento, messi in quarantena nei porti di arrivo statunitensi. Ma, noi europei siamo stati i “fondatori”, la carne e il sangue degli Usa: condividevamo valori comuni e volevamo rispettare le loro regole, per creare ulteriore ricchezza e beneficiare dei futuri dividendi! Queste e non altre sono le differenze fondamentali tra ieri e oggi con i migranti di fede musulmana, antimodernista e che non fa nessuna differenza tra religione e Stato, tra Dio e Cesare! Rimedi? Far capire fino in fondo a tutti i candidati a questa immigrazione senza speranza che da noi non ci sarà mai pane, lavoro e posto per tutti! Però, poi, bisogna aiutare l’Africa continentale e mediterranea a uscire dalla feroce crisi attuale umanitaria, di cui non pochi membri autorevoli della Ue e di Oltre Atlantico sono responsabili!
Un’ultima notazione seria, ora, sul referendum. Bene il “mea culpa” di Matteo Renzi sull’assoluta inopportunità della “personalizzazione” da parte sua del prossimo risultato referendario di ottobre/novembre. Per inciso: vuol dire che, in caso di rigetto, non si dimetterà?! A quando la stessa autocritica da parte della Boschi (“chi propone il No non rispetta il lavoro del Parlamento”. Ipse dixit)? Non arrivo a capire come ci si possa permettere di prendere il responso popolare per uno “sgarbo” personale! In caso di vittoria del “No”, un Paese sano (e l’Italia di Renzi non lo è, come non lo era prima di lui!) si chiederebbe semplicemente come riformare la riforma che i cittadini non hanno condiviso. Il Parlamento ha tirato fuori un suo prodotto (la riforma Boschi), dopo di che il cittadino sovrano è libero di dire se questa proposta gli piaccia o meno. Dovesse bocciarla, “il Parlamento può farne un’altra in poco più di sei mesi (cit. professor Gianfranco Pasquino), tenuto conto dell'indicazione dell'elettorato”. Tutto il resto è ignoranza pura. I politici nostrani, cioè, se volessero, potrebbero benissimo rispettare i tempi minimi previsti dall’articolo 138 della Costituzione, per riproporre a novembre 2017 un nuovo testo modificato e corretto, dopo averlo spiegato “bene” alle decine di milioni di elettori che lo dovranno approvare, dando tutto lo spazio necessario - in termini paritetici! - a favorevoli e contrari. Secondo voi, il Governo attuale ha fatto questo?
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 16:36