
C’è nessuno? Ovviamente no, perché se in Italia ci fossero i sindacati, quelli veri, avrebbero autorevolmente respinto la vergogna dell’Ape (acronimo di Anticipo pensionistico) proposta dal Governo.
Al contrario, perfino l’ufficio parlamentare di bilancio ha ammesso che l’Ape, proposta dall’Esecutivo, è la peggiore tra le ipotesi in campo, nel senso cioè che rappresenta quella più sfavorevole ai lavoratori. Dunque è ovvio che non ci sia nessuno dalle parti del sindacato ed è per questo che da tempo ci domandiamo a cosa serva un sindacato così.
Sull’anticipazione pensionistica, che nasce dalla vergogna della Legge Fornero, che dalla sera alla mattina è riuscita a sbattere in mezzo alla strada un’enormità di persone, si gioca infatti la credibilità sindacale. Eppure per Cgil, Cisl e Uil tutti i punti che venivano annunciati come non negoziabili, a partire dal limite di sessantadue anni, sono andati a farsi friggere, almeno fino ad ora. Come sono evaporati gli annunci sulla minimizzazione dei costi a carico dei lavoratori e quelli sulla semplicità d’accesso alla flessibilità in uscita.
Insomma, tanto aveva deciso il Governo e tanto sembra si stia approvando, nonostante gli incontri e i tavoli con la cosiddetta “triplice”. Eppure il sistema chiamato Ape è qualcosa di insopportabilmente sfacciato per chi, compiuti sessantadue anni, non si ritrova né lavoro, né pensione e per accedervi deve aspettare oltre un anno e mezzo nella terra di nessuno. Ma l’Ape è insopportabile anche per quelli che invece potrebbero accedervi, costretti in qualche caso a pagare costi al limite dell’usura. Per non parlare del passaggio attraverso le banche, studiato solo per favorirle, delle assicurazioni sul prestito e della modalità di accesso da rebus enigmistico.
Insomma, l’Ape proposta dal Governo è la più classica delle prese in giro che finirà per essere utilizzata solo dai poveri cristi, che per necessità non potranno farne a meno. Ecco perché servirebbero i sindacati, soprattutto in materia previdenziale, che rappresenta molto più che un diritto e molto più che una contrattazione salariale. La pensione, infatti, non è né un regalo né un’elargizione, ma la risposta obbligata dello Stato a chi l’ha sostenuto con anni di sudati versamenti. Dunque staremo a vedere come finirà, visto che di proposte più ragionevoli e oneste (Cesare Damiano) ce ne sono eccome. Una cosa però è certa, se l’Ape passasse così com’è con l’approvazione di Cgil, Cisl e Uil avremmo la conferma della necessità di riformare da cima a fondo un sindacato utile solo a se stesso. Del resto se nemmeno con un Governo così mediocre e arrogante Cgil, Cisl e Uil riescono a farsi sentire, è inutile bussare a quella porta, perché dietro non c’è nessuno.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:11