Il declino della classe media?

La classe media ha rappresentato, con la rivoluzione scientifica di Descartes, Galileo, Newton, e la conseguente rivoluzione industriale, il motore dello straordinario sviluppo economico e culturale della società, con un incremento sbalorditivo di ogni parametro indicatore: popolazione, vita media, ricchezza, conoscenze, cultura. In particolare è la borghesia - nata dalle due rivoluzioni citate - che ha operato per costruire materialmente e concettualmente il mondo rappresentato dalla società occidentale che si è sviluppata, oltre che per merito delle due rivoluzioni citate, proprio con la nascita e lo sviluppo della borghesia; il contributo delle colonie e delle risorse (del resto tutte create dall’uomo) è stato invece marginale anche se appariscente.

L’eccezionale differenza che si è creata tra il nuovo mondo guidato dalla borghesia e quello arcaico, ha scatenato - una volta resa palese dagli eccezionali strumenti di comunicazione - odio e rancore da parte di chi non dispone degli strumenti per realizzare altrettanti benefici e si basa su sistemi socio culturali ormai arcaici - religione compresa - rispetto a quelli che il nuovo mondo ha adottato e che vengono addirittura considerati blasfemi. Ma nuovi strumenti per operare, organizzare, pensare e concepire stanno mutando e sconvolgendo ogni società, compresa quella occidentale, e mettendo in crisi anche la borghesia e l’intera “middle class”, come indica una serie di parametri sociali descritti da studiosi di sociologia, messi in atto dai politici più avvertiti, rappresentati dai mutamenti delle economie e delle strutture dei paesi.

L’11 febbraio di quest’anno su “Le Monde” Isabelle Rey-Lefebvre ha dichiarato “La classe moyenne malmenée par la crise, en France comme aux Etats-Unis”, e France Stratégie, l’organo governativo per la “Prospettiva”, ha pubblicato uno studio sull’evoluzione negli Stati Uniti e in Francia - tra il 1996 e il 2012 - della “classe media” e del suo declino fino a colpire al cuore il dibattito elettorale americano. Altri si rifanno alla collera, motore delle primarie americane. Secondo tutti questi studiosi non si tratta della fine della classe media, ma di un degrado delle condizioni di vita dei suoi appartenenti: si riduce il loro numero, si impoveriscono e hanno sempre più ridotte possibilità di arrivare a posizioni importanti. La classe media scende così di un gradino (posizione e reddito) nella scala sociale.

Cosa ha eroso e continua ad erodere la “middle class”, in particolare quella indipendente e autonoma? Charles Hugh Smith - l’autore di “Of Two Minds” - ha studiato l’erosione della Middle Class esaminando in particolare quegli strati operanti tra le élites del potere (politico, economico) e i lavoratori più bassi, un tempo i contadini senza terra, poi gli operai e gli impiegati di basso livello. Una società con un ristretto o addirittura senza un forte strato intermedio che gestisce liberamente le attività economiche e sociali non è stabile, anche se sistemi repressivi e burocratici possono mascherare tale situazione per un certo tempo. Tale carenza di classe media ha caratterizzato - ad esempio - il disfacimento dell’impero romano, quello della società che ha portato alla rivoluzione francese e alla fine dello “Acien Régime”, il collasso dello stato sovietico. Le società e le economie costituite da una élite estremamente ricca, da uno strato sottile di operatori - artigiani e piccoli agricoltori compresi - indipendenti, e una grande massa di lavoratori senza risorse nelle fabbriche, nei campi e negli uffici (della burocrazia pubblica e privata) non riesce ad avere un senso condiviso, un’identità, uno scopo comune; chi è in fondo alla scala ha poco o nulla in comune con chi sta ai vertici, e lo strato al centro, sempre più debole e sottile, ha sempre meno affinità con l’élite al di sopra e la massa di poveri al di sotto. Tale descrizione della società caratterizza indubbiamente l’Europa di oggi ma, per Charles Hugh Smith, questo accade anche negli Stati Uniti, ove la classe media sta erodendo lo stile di vita che ha caratterizzato un gran numero di famiglie dopo la guerra sino al 1980 e caratterizza oggi solo il 10 per cento dello strato sottile sotto i ricchi e sopra i poveri. Non si tratta tanto e soltanto del possesso di una casa o di un veicolo, ma della perdita delle attività produttive che possono essere tramandate alla generazione successiva. Allo stato attuale, molte famiglie che si considerano “classe media” hanno pochi o nessun bene produttivo, e avranno sempre meno attività produttive da trasmettere alla prossima generazione.

Per chi scrive, Charles Hugh Smith ha ragione per quanto riguarda l’Europa, ma sostanzialmente torto per l’America. Come mostra uno studio dello Urban Institute di The Wall Street Journal, dal 1980 a oggi non c’è stato un impoverimento della “middle class” come mostra la figura seguente.

Mentre non esistono negli Usa definizioni standard delle classi sociali il rapporto si basa sui seguenti redditi medi delle famiglie nel 2014

Poveri e prossimi alla povertà, da zero a 30 000 $

Lower Middle Class, da 30 000 a 50 000 $

Middle Class, da 50 000 a 100 000 $

Upper Middle Class, da 100 000 a 350 000 $

Rich, oltre 350 000 $, ossia l’1,8% della popolazione

Anche se si può dissentire dalla definizione delle classi, in particolare della Upper che, almeno in parte, potrebbe essere considerata ricca, sotto il profilo economico non si può parlare di impoverimento e degrado della classe media.

Si deve poi considerare che, per quanto riguarda le attività produttive, c’è stata effettivamente una riduzione di quelle materiali e, in particolare, di quelle direttamente gestite da chi le possiede; ma c’è da considerare che si è avuto un forte aumento di quelle immateriali innanzitutto per gli sviluppi dell’informatica, e per il processo di crescente globalizzazione mondiale delle attività col trasferimento di molte attività materiali verso i paesi emergenti con basso costo del lavoro. La riduzione del possesso e della gestione diretta delle attività produttive materiali non è quindi un sintomo di degrado a patto che si abbia la creazione, lo sviluppo e la gestione diretta da parte della middle class delle nuove attività immateriali. Ed è quello che sta accadendo in America - contrariamente all’Europa - soprattutto in certi stati e in certe aree; emblematica la Silicon Valley. Insomma la società si deve adeguare al cambiamento rapido e sconvolgente imposto dallo sviluppo delle conoscenze e degli strumenti per operare e che la borghesia ne sia padrona - in senso materiale e culturale - ossia di proprietà, di rischio e intrapresa, di guida per le classi inferiori e superiori.

Occorre “Prevedere l’inaspettato”, come afferma Ray Kurzweil parlando dell’Huffington Post dell’8 maggio 2015. Un periodo futuro durante il quale il ritmo del cambiamento tecnologico sarà così rapido, il suo impatto così profondo, che la vita umana ne sarà irreversibilmente trasformata. Né utopica né anti-utopica, questa epoca trasformerà i concetti sui quali ci basiamo, dai nostri modelli di business al ciclo della vita umana, compresa la morte. Siamo già in questa epoca, visto che non è forse vero che per molti di noi i concetti familiari che, sino ad oggi, invocavamo e consideravamo intoccabili, sono diventati obsoleti e dimenticati? Lo status quo stesso dell’essere umano è sempre più messo in discussione e sempre più ci si riferisce a un futuro culturale e tecnologico nel quale le leggi che hanno regolato quella che per noi è la “realtà” crollano inesorabilmente. In altre parole abbiamo incontrato l’ultima incertezza. John von Neumann - il geniale matematico che ha sviluppato il design di base del computer - ha detto che l’accelerazione dei progressi della tecnologia non può finire che dare la sensazione di avvicinarsi a una qualche “singolarità essenziale” della storia della razza umana, oltre la quale le cose, come le conosciamo, non possono più continuare.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:57