
Virginia Raggi ha le ore contate, si fa per dire, certo il suo autunno si preannuncia davvero caldo. Qualche sera fa, i referenti sindacali di Roma Capitale si sono riuniti per cenare in un anonimo ristorante del Casilino. A prenotare aveva provveduto un sindacalista dell’Ama, il posto era già noto e gradito ai sindacalisti dei tassinari, come della polizia municipale, del Servizio giardini, dell’Atac, dell’Acea, dell’Ama... Obiettivo? Mandare a casa la Raggi, perché Roma possa essere “governata da persona sindacalmente credibile, in grado di dare certezze alle categorie”. Così la Raggi viene bocciata da chi conosce la macchina del Comune di Roma, e i vertici sindacali preferirebbero tornasse il prefetto Francesco Paolo Tronca, reputato “persona capace d’impostare i tavoli, diversamente dai 5 Stelle che si dimostrano pericolosi principianti”. A far saltare ogni trattativa tra i 5 Stelle e gli storici referenti sindacali di Roma ha contribuito l’idea della “sindachessa grillina” di far fallire il Comune: una proposta definita dai sindacati “ricattatoria”, ovvero “se non riusciamo a gestire la città mandiamo in tribunale i libri contabili dell’amministrazione capitolina”.
Di fatto il sindaco Virginia Raggi ha copiato una vecchia proposta del Codacons: la procedura di fallimento per Roma Capitale, allo scopo di arrivare a commissariamento e default pilotato. L’ipotesi circolerebbe in Campidoglio sin dal giorno dell’insediamento della giunta Raggi.
“L’idea del fallimento tecnico di Roma è stata avanzata già dal Codacons in campagna elettorale, ed è stata formalmente proposta al ministro dell’Interno, Angelino Alfano - nota il presidente Codacons, Carlo Rienzi - Siamo lieti di apprendere che il sindaco Raggi e gli ambienti del Campidoglio facciano proprie le nostre richieste e portino avanti le istanze del Codacons per salvare Roma, perché è indubbio che la procedura tecnica del fallimento sia l’unica possibilità per ripianare il debito mostruoso della Capitale, ridurre le spese e tagliare il numero di dipendenti in eccesso”. Ed è proprio quest’ultimo aspetto che avrebbe fatto drizzare le antenne ai referenti sindacali di Ama, Atac, tassinari, Polizia Roma Capitale, Servizio giardini ed Acea. Fonti interne parlerebbero di un piano che permetta entro la prossima primavera di dimezzare i dipendenti delle municipalizzate romane, lasciando i rimanenti con stipendio minimo di solidarietà. Di fatto su Roma potrebbero aumentare i disoccupati di circa 50mila unità in meno di otto mesi. Soluzione draconiana, che porrebbe la Raggi sotto la stessa luce che storicamente illumina la ministra Elsa Fornero (quella a cui è rimasto in mano il cerino degli esodati).
La domanda che in molti si pongono è se un accordo tra i sindacati delle categorie più importanti e numerose riuscirebbe mai a bloccare Roma, mandandola letteralmente in tilt nelle prime settimane di ottobre. Una prova di forza che dovrebbe far saltare i nervi a Virginia Raggi, costringendola alle dimissioni. Una mossa certamente rodata, anzi vecchia, ma che trasformerebbe la giovane Virginia in persona invisa all’elettorato romano, sulla falsariga di quanto già capitato ad Ignazio Marino. Ma quello che più indignerebbe i sindacati è che proprio la Raggi si era dichiarata in campagna elettorale contraria alla privatizzazione dell’Atac come di tutte le municipalizzate. Oggi invece vorrebbe cavalcare il fallimento dell’amministrazione capitolina che, di fatto, coinvolgerebbe nella procedura tutti i gioielli del Comune, in primis le aziende. Di fatto il fallimento potrebbe portare alla privatizzazione di Ama, Atac, Cotral, polizia locale, Servizio giardini: non dimentichiamo che già l’Acea ha una gestione privatistica, che mette ogni giorno a rischio l’acqua come bene pubblico. Per il momento l’unica notizia è che tra i dipendenti del Comune, delle municipalizzate e di che garantisce il servizio pubblico serpeggia un malcontento verso la nuova giunta comunale. Soprattutto che la vecchia metodica muscolare (manifestazioni e scioperi) potrebbe defenestrare la Raggi nei prossimi mesi.
Intanto i piani segreti dei grillini parlano di privatizzazione del Servizio giardini come di gran parte delle competenze della polizia locale. Nel partito della Raggi ormai coabitano due anime, quella che vorrebbe una Roma più aperta ed ospitale e l’altra che auspicherebbe un quasi coprifuoco. Non dimentichiamo che alcuni “pentastellati” vorrebbero il divieto del commercio ambulante su Roma, la caccia spietata ai lavori artigianali abusivi (officine, falegnamerie...). Mentre altri di 5 Stelle vorrebbero che si chiudessero tutti e due gli occhi sui romani indigenti che praticano lavoretti abusivi. È facile prevedere che la giunta Raggi possa bloccarsi sotto il peso delle incomprensioni interne, ma anche delle grandi responsabilità amministrative, che la piccola Virginia non può certo caricarsi sulle spalle. Sosteneva un poeta tardo latino: “Non caricare mai su un uomo un fardello superiore alle sue forze”.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:58