
A leggere il programma elettorale del Movimento 5 Stelle, sul sito www.beppegrillo.it, è sorprendente la genialità con cui Grillo e Casaleggio hanno saputo elaborare un programma ambizioso, senza dire niente di politicamente sensibile, su gran parte dei temi di politica interna che internazionale. Il programma infatti è privo di ogni riferimento all’Europa, alla politica estera, di difesa, alla bioetica e ai temi di carattere etico, in modo da evitare terreni viscidi, su cui ogni presa di posizione potrebbe tendenzialmente dividere il corpo elettorale.
Le abilità si estendono anche ad altri temi, come la salute, energia, economia, informazione, trasporti, cui il Movimento dedica appositi capitoli, stando ben attento però a non esprimere posizioni troppo divaricanti o divisive, sul piano dei principi e dell’ideologia. Prendiamo il capitolo sanità (salute). Un settore che, direttamente o indirettamente, interessa vaste masse di elettori. Qui si legge: “Due fatti stanno minando alla base l’universalità e l’omogeneità del Servizio Sanitario Nazionale: la devolution, che affida alle Regioni l’assistenza sanitaria e il suo finanziamento e accentua le differenze territoriali, e la sanità privata che sottrae risorse e talenti al pubblico”. Due critiche, perfettamente asimmetriche, che appartengono, l’una al patrimonio della destra classica, l’altra alla sinistra.
Con un tocco di destra si rivendica il velato ritorno a forme di gestione statale centralizzata, con un tocco di sinistra si battono le consuete note della sinistra, ostili alla sanità privata che “sottrae risorse e talenti al pubblico”. A ognuno il suo. Sulla sanità, come su tante altre questioni, si mettono le basi per mietere consensi nell’elettorato storico, tradizionalmente afferente sia alla destra che alla sinistra. Quando si tratta di “Stato e cittadini”, poi, la seducente strategia attrattiva spazia a trecentosessanta gradi, senza confini, perché “i partiti - tutti - si sono sostituiti alla volontà popolare e sottratti al suo controllo e giudizio”. Pertanto, sarà giusto che, per le leggi di iniziativa popolare, dovrà valere, oltre al principio della “obbligatorietà della discussione parlamentare” (bene), anche il “voto nominale”.
Cammin facendo, il Movimento ha aggiunto al repertorio programmatico anche il primato del giustizialismo. Del resto la “missione” richiede l’assoluta incontaminazione del personale politico, anche nei confronti di chi incappa, accidentalmente e di striscio (Lupi, Guidi), nelle maglie delle indagini preliminari della polizia giudiziaria. Nasce così il “partito degli onesti”: omnibus.
È su questi presupposti “ideologici” che, nel recente ballottaggio per il sindaco di Roma, i due terzi degli elettori che avevano votato al primo turno la Meloni, hanno potuto scegliere al secondo la Raggi. Allo stesso modo a Torino, il 70 per cento degli elettori che avevano votato il leghista Morano, hanno potuto scegliere al ballottaggio Appendino mentre, addirittura, il 98 per cento degli elettori (tutti) che avevano votato al primo turno il centrista Rosso, sono tornati al voto per scegliere Appendino (Ipsos).
Tutto questo ha un chiaro significato politico. Il M5S è riuscito a non farsi omologare come partito di sinistra e, in un momento di forte contestazione del sistema dei partiti storici, in assenza di offerte politiche rinnovate (o percepite tali: Renzi è considerato già vecchio), ha saputo attrarre, oltre agli elettori di sinistra, anche gli elettori di destra.
Anche in Spagna la crisi dei partiti tradizionali è molto sentita, come da noi. Partido Popular e Psoe sono in forte calo di consensi. Lì però non c’è un contenitore omnibus (M5S) capace di attrarre ogni tipo di elettore. Infatti Podemos, dichiaratamente collocato nell’ambito della sinistra, con tutto l’apparato sociale e partecipativo tipico che gli appartiene, è stato costretto a dividere il consenso dei delusi dalla politica con Ciudadanos che, proponendo una sorta di manutenzione “giovane” del regime liberale, ha saputo captare buona parte dell’elettorato moderato (13 per cento) che non intendeva più identificarsi col Partido Popular.
L’insegnamento è fin troppo evidente. Nell’area di centrodestra manca una nuova formazione politica, meglio se di giovane età anagrafica, ma soprattutto giovane per progettualità, generosità, competenza e trasparenza.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:59