La Fieg conferma Costa   Cardani fa il punto

Vale 52,7 miliardi di euro il gettito totale della comunicazione. Il segno resta negativo dell’uno per cento circa rispetto al 2014. Una frenata meno brusca. Per giornali, pubblicità, radio, telefonia, Internet, televisione gratuita e a pagamento rimangono ancora “rilevanti criticità”.

La profonda innovazione del settore deve compiere ancora un lungo percorso di revisioni strutturali. Di fronte a questo quadro, gli editori (Fieg), che hanno rinnovato le cariche per il prossimo biennio 2016-2018, hanno dato fiducia al presidente uscente Maurizio Costa, che è anche a capo del gruppo Rcs che edita il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport per la cui proprietà sono in gara due cordate, quella guidata da Umberto Cairo e quella dell’imprenditore milanese Andrea Bonomi.

Costa, al fine di affrontare le nuove sfide ha voluto nel comitato di presidenza tutti i big dell’editoria ad eccezione di Francesco Gaetano Caltagirone, che alcuni mesi fa aveva lasciato la Federazione. Per il resto ci sono proprio tutti: John Elkann, Carlo De Benedetti, Urbano Cairo, Ernesto Mauri, Mario Ciancio Sanfilippo, Paolo Panerai, Giorgio Squinzi. Nel Consiglio federale altri nomi dell’editoria come Andrea Monti Riffeser, Carlo Perrone, Laura Cioli, Monica Mondardini, Alessandro Bompieri. Un gruppo di vertice ai massimi livelli per affrontare le prossime impegnative scadenze (tra cui il contratto dei giornalisti e l’assegnazione delle frequenze tv) con “autorevolezza e forte unità d’intenti”.

L’industria dei media si sta evolvendo? La situazione di crisi nel 2015, ha osservato il presidente dell’Agcom Angelo Marcello Cardani nella relazione annuale al Parlamento, conferma il suo carattere strutturale. I ricavi complessivi del settore quotidiani sono calati del 5 per cento con una contrazione maggiore dei ricavi pubblicitari (-6 per cento) rispetto a quelli che derivano dalla vendita di copie inclusi i collaterali. La crisi dei quotidiani, che si manifesta anche nella riduzione del numero di testate sul mercato, ha riflessi sull’ampiezza e sulla qualità dei contenuti informativi. Nell’ambito dell’editoria i quotidiani arretrano a poco più di 2,011 miliardi di ricavi (un calo del 4%), mentre i periodici perdono il 10 per cento passando a 1,987 dai 2,209 miliardi dell’anno precedente.

Situazione diversa per le radio e le televisioni. Il 90 per cento dei ricavi sono divisi tra Sky, Mediaset e Rai. La tivù in chiaro produce la parte più consistente degli introiti, pari a circa 4,5 miliardi nel 2015 in crescita dell’1,4. Le offerte a pagamento toccano quota 3,34 miliardi. La principale fonte di ricavo resta la pubblicità all’interno dei programmi tv che pesa per il 41 per cento delle entrate complessive, tallonata dalle offerte tv a pagamento. Incide poco il peso dei fonti pubblici compreso il Canone Rai, le convenzioni con soggetti pubblici e le provvidenze pubbliche erogate alle emittenti locali.

Il sistema televisivo italiano si caratterizza per una realtà tripolare: Sky resta in testa con una quota del 32,5 per cento (in calo rispetto al 2014), seguita da Mediaset con il 28,4% (un piccolo incremento), seguono la Rai con il 27,8% (modesto aumento dello 0,3 per cento), Discovery con il 2,3% e il gruppo Cairo con l’1,5 per cento.

Secondo il presidente Cardani sia la televisione in chiaro che a pagamento continua ad essere settori particolarmente concentrati, sebbene l’evoluzione tecnologica abbia determinato un aumento delle possibilità di ingresso sul mercato da parte di nuovi soggetti e su più piattaforme distributive. Nella tv in chiaro la Rai è largamente in testa con il 48,3% seguita da Mediaset con il 35 per cento. Sul fronte pay la fa da padrona Sky che raggiunge il 76 per cento, lasciando a lunga distanza Premium di Mediaset al 19,4 per cento.

Nella sua relazione Cardani ha fatto riferimento al ritardo degli italiani in merito alla navigazione su Internet: il 28 per cento non ha mai navigato un solo secondo in Rete. Altra riflessione sulla rilevazione dei dati di audience precisando che l’Agcom ha avviato di recente un’indagine conoscitiva sui sistemi di rilevazione degli indici dell’Auditel, “per verificare la tenuta complessiva dell’intero sistema delle rilevazioni delle audience di tutti i mezzi di comunicazione, incluso Internet”.

Un ultimo argomento su cui riflettere è quello del rinnovo della concessione tra Stato e Rai in scadenza il 31 ottobre. Occorre infatti interrogarsi sugli obiettivi di interesse generale svolti dal servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale, al di là degli obiettivi conseguiti dal mercato. “È un interrogativo - osserva Cardani - che coinvolge tutti i Paesi europei nell’intento di ripensare la missione di un servizio pubblico tipico del Vecchio Continente, anche nell’Era del digitale”. L’idea è quella della creazione di una Carta dei servizi pubblici radiotelevisivi europei.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:54