Renzi, con il “No” non finisce la legislatura

Bisogna far sapere al giovin signore fiorentino che se prevarrà il “No” al referendum costituzionale, e lui sarà costretto a lasciare (come dichiara) la carica di Premier, non si provocherà “la fine della legislatura”. Dato che non conosce la Costituzione che ha voluto riformare (sic!), sappia che lui non è il capo dello Stato (unico costituzionalmente abilitato, sentite le Camere, a sciogliere il Parlamento e ad indire le nuove elezioni), e che non è ancora diventato l’“uomo solo al comando”.

La sua boutade, lanciata alla direzione del Partito Democratico dopo la scoppola collezionata dal partito (di cui è segretario) nelle recenti elezioni amministrative, perdendo soprattutto Roma e Torino, ha il sapore del tradizionale ricatto, che ha usato a piene mani, con l’apposizione del voto di fiducia per far passare qualunque porcata spacciata per riforma costituzionale essenziale. Un volgare ricatto che ha piegato tutti quei parlamentari (povera Italia) che, considerando difficile la loro ricandidatura, sperano di ottenerla seguendo servilmente le indicazioni renziane. Male che vada si accontentano di portare a casa gli stipendi fino alla fine naturale della legislatura prevista per il 2018, e lo fanno senza alcuna vergogna pur se questo atteggiamento dovesse portare ad un regime autoritario.

Ma ammesso e non concesso che il presidente Mattarella dovesse seguire le volontà di Renzi, è chiaro che costui non ricorda che per eleggere la nuova Camera è prevista la legge elettorale Italicum (con un meccanismo di premio dinanzi al quale impallidirebbe la stessa Legge Acerbo che permise il ventennio del fascismo con l’affermazione del Pnf), mentre per il Senato si utilizzerebbe la vecchia legge elettorale senza alcun premio di maggioranza. Un ibrido che solo menti incompetenti (come quella di Renzi) possono pensare di utilizzare per imbrogliare i parlamentari costringendoli a sostenere il “sì” ed a spaventare i cittadini semplici che la fine della legislatura sarebbe una iattura. Nessuna iattura. A un re che muore ne subentra un altro. È la democrazia signor Renzi, se ne faccia una ragione. Anzi, il subentro permetterà di cambiare l’Italicum per evitare, questo sì, la deriva autoritaria che Lei persegue, pervicacemente, e che la legge elettorale, in un combinato disposto alle storture costituzionali approvate, produrrebbe nel nostro Paese.

Il “No” al quesito referendario di ottobre, infine, liquiderebbe la cancellazione dei contrappesi che i Padri Costituenti, usciti dal regime fascista, si erano preoccupati di inserire e che, con baldanza da liceali, Renzi ed il suo giglio magico hanno imposto al Paese. La sortita di Renzi, comunque, se da una parte è una grave mancanza di riguardo nei confronti dell’attuale presidente della Repubblica, dall’altra è anche l’ammissione che gli mancano gli argomenti per sostenere la propria campagna elettorale ed è costretto a non rispettare l’invito dei suoi consiglieri, a non usare la personalizzazione del referendum che rischia di diventare, per lui, un pericolosissimo boomerang.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:55