
Matteo Renzi, vincerà o perderà, da qui a ottobre? In sintesi, questo il mio punto di vista. Prima considerazione: ottobre è una partita secca tra “odiatori” e “amatori” di Renzi: gli uni e gli altri per mille interessi diversi e contrastanti incrociati tra di loro! E va detto che i primi guadagnano molti punti con il passare del tempo. Renzi ha chiamato il referendum per quale motivo, visto che a promuovere la riforma è stato lo stesso Governo? Sarebbe stato logico lasciare una simile iniziativa all’opposizione: l’articolo 138 della Costituzione prevede che lo possa richiedere 1/5 dei parlamentari. I pentastellati ci stavano dentro ampiamente ma “non” erano interessati alla cosa dato che, allo stato dell’arte, avrebbero facilmente conquistato Palazzo Chigi grazie a Italicum e Senato depotenziato! C’è stato un patto non scritto, in tal senso, con la minoranza Pd, del tipo: “so che non siete d’accordo, ma votatela lo stesso e, poi, diamo la parola al popolo”? Secondo aspetto: il danno gravissimo che sta causando sulla pubblica opinione il gradiente di polarizzazione in via di consolidamento per il ballottaggio del 19 giugno. Mi pare scontato che gli “odiatori” (oggi in maggioranza, raggiunti dai verdiniani) voteranno il candidato che più potrebbe danneggiare Renzi.
Checché ne dicano i miei colleghi della grande stampa nazionale, i numeri veri di quanto valgano oggi i singoli partiti sono già stati sanciti definitivamente il 5 giugno. Anche se annegati, spesso, nelle mille e una frattaglie delle liste civiche. Quindi, per Renzi non c’è più tempo. L’uomo solo al comando finirà al momento in cui saranno chiusi i ballottaggi di Milano, Torino e Roma. Questo dovrebbe insegnare a tutti una cosa importantissima: sì, è vero, le ideologie sono morte. Ma senza, non c’è più cemento, materiale di coesione stabile, in termini socio-politici. Il Pci e l’Urss creavano un formidabile spartiacque: o di qui, o di là. Il centro è stato sempre un luogo di meretrici. Ora, per quanto mi è dato capire, un’ideologia estremamente più forte delle precedenti (non si vede ma c’è) è quella tra “anti” e “pro” globalizzazione. Lì, scommetto, si scateneranno tutte le contraddizioni del mondo moderno: l’immigrazione e l’Isis non sono che due delle mille facce di questo nuovo scontro ideologico epocale e devastante.
Poi, nel caso di Roma, come diceva Flaiano, “la situazione è grave, ma non è seria!”. Come sempre. Nel dubbio fra l’alluvione e le cavallette molti sceglieranno l’ape-regina Virginia Raggi. Almeno porterà dentro il Campidoglio qualche sua feroce e maniacale operaia che si metterà con furia ad aprire i faldoni “caldi” di Mafia Capitale. E se qualcuno si immagina già un uso a manetta dei tritacarte per le notti precedenti il suo prevedibile insediamento, si tranquillizzi: la Casaleggio & Co. c’ha i “Raggi X”. Tra gli assessori della sua giunta comunale la probabile vincitrice ha già deciso di metterci uno degli attuali vice di Tronca. Il quale, quindi, fin da ora, farà bene ad aprire gli occhi su chi va e viene dagli archivi che scottano! Soprattutto da quelli (per fortuna già fotocopiati dalla Corte dei conti!) che trattano delle migliaia di immobili comunali dati in affitto a cifre simboliche!
Per la gara sotto la Madonnina direi questo: Parisi - malgrado sia romano - è molto più milanese di Sala. E assai più simpatico. Non essendoci grandi differenze tra i due programmi direi che le doti caratteriali (Sala è molto antipatico) di ciascuno di loro faranno la differenza! Altro argomento: vi siete chiesti come mai nessuno della minoranza Pd abbia iniziato a strillare come un’aquila per togliere almeno un ministero pesante come l’Interno ad Angelino Alfano, che il 5 giugno ha dimostrato la sua assoluta irrilevanza visto che, numericamente, l’Ncd praticamente non esiste nel Paese (idem per Verdini. Giusta legge del contrappasso per gli infedeli!). Eppure, se Renzi rimescolasse le carte in tal senso togliendo Sanità e Viminale ad alleati senza truppe, Alfano e i suoi rimarrebbero dove sono: oltre all’impossibilità di trovare una collocazione alternativa, se tirassero troppo la corda della crisi andando a lezioni anticipate ne uscirebbero massacrati. Sarà perché Bersani, Fassina, il ventriloquo Gotor, ecc., hanno il terrore di perdere una poltrona che non ritroverebbero mai più, in caso di un ritorno anticipato alle urne?
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:16