
Sapete la differenza tra “sole” e “sòle”? Il primo ha un significato di luce, ma anche di lune oscure, solitarie e tenebrose; o di tomaie per fare scarpe. Il secondo, invece, è un termine romanesco che, tradotto, sta per “fregature”, in cui il dolo la fa da padrone. Soprattutto in un clima del dopo voto come quello che fa da scia al 5 giugno. Ha ragione Matteo Renzi: non hanno vinto tutti. Nemmeno (e tantomeno) lui, per sua stessa ammissione. Hanno vinto i Cinque Stelle? Se si accetta il principio del pareggio, a seguito della necessità di celebrare il ballottaggio nelle maggiori città italiane, allora ancora una volta prevale lo schema Renzi. Che dice al resto del mondo: “guardate che il Re (Grillo) è nudo: noi abbiamo in tasca fin da ora mille comuni. Loro, se tutto dovesse andar bene, al massimo venti. Noi siamo strutturati sull’intero territorio, loro no”. Lezione da non perdere di vista. A Roma - digerendo i voti di Giorgia Meloni - Virginia Raggi potrebbe “asfaltare” Roberto Giachetti. Per fare che cosa?
Roma è un interessante laboratorio di... “sòle”, per l’appunto. Gli sprovveduti parlano di voto “antisistema” per M5S, Fratelli d’Italia e Lega. I grandi quotidiani stranieri, invece, parlano molto più correttamente - a mio avviso - di voto “anti-establishment”. Ovvero, di una rottamazione generazionale e politica senza precedenti delle leadership partitiche tradizionali. Ma è proprio così? Gli iperstatalisti di Fdi che ha in pancia (tra iscritti e fondatori) molti di coloro che governarono con Silvio Berlusconi, per non parlare dei leghisti, possono considerarsi “estranei” o sono anch’essi complici storici di questo disastro della rappresentanza? Chi ha fatto più male alla lista Marchini? Ncd o Fi? Che molti loro ex elettori della Casa delle Libertà percepiscono come i ladri di Pisa chiedendo, tanto per capirci, ad Alfano di dare risposte su eventuali responsabilità ministeriali, a proposito dei vergognosi ritardi dello scrutino!
L’orgogliosa solitudine dell’M5S serve solo a mettere qualche sporadica bandierina a copertura dell’assoluta assenza di idee e di programmi fattibili per risanare città con enormi tensioni sociali come Roma e Torino. Sotto la Mole potete giurarci che i poteri forti (Banche, Fiat, ecc.) si coaguleranno su Mister Ombra per disinnescare la mina Appendino. Su Roma, invece, Giachetti farà appello alla fame di stato e di partecipate per ampliare ancora di più gli spazi dell’impiego pubblico locale in modo da battere sul filo di lana le dichiarazioni sprovvedute e demagogiche di Virginia. In tal senso, il suo programma è chiaro e comprende: le Olimpiadi, per cui ha già promesso 60mila nuovi posti di lavoro; il completamento della metro C e il prolungamento delle altre due linee (con un prevedibile, immenso spreco di risorse pubbliche...); la costruzione del nuovo stadio della Roma, in modo da reclutare il tifo ultrà. Il disastro delle divisioni folli del centrodestra a Roma è appena bilanciato dal confortante risultato di Milano, con ottime possibilità per Parisi di farcela. C’è chi, infatti, ha fatto notare come la sinistra nei ballottaggi aumenti di pochissimo i suoi consensi del primo turno, e molto dipenderà dalle scelte altrui e dall’astensionismo. Più quest’ultimo sarà alto, maggiori saranno le possibilità di gruppi coesi di interessi, come quelli del Pd, di vincere al secondo turno. A Roma, come si è visto, la destra di Meloni (e di Fi: gli elettori di quest’aerea hanno fatto zapping, come dice Renzi, snobbando Marchini!) non raccoglie lo scontento dei cittadini, anche perché, parliamoci chiaro, su temi delicatissimi come l’immigrazione clandestina nessuno ha rimedi seri da proporre.
Parisi e, in passato, la Moratti e Albertini sono ottimi esempi di genti del fare, con grande fiuto e capacità amministrativo-politiche che convincono i cittadini in merito alle loro capacità di cambiamento di questo stato penoso delle cose. Quindi, miei cari: forzatevi le meningi e trovatene tanti così per tutte le grandi realtà urbane!
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:23