
Come in tutte le altre occasioni, quando si avvicina qualche passaggio importante, l’Europa si conferma il regno del falso. Se, infatti, la Gran Bretagna dovesse dire sì al Brexit non ci sarà nessuna catastrofe planetaria, al massimo qualche inevitabile e ovvia speculazione temporanea sui mercati. Del resto, i vampiri della finanza, che se ne fregano di tutto, hanno dimostrato che ogni occasione è buona per guadagnare al di là di tutti i significati politici.
Per questo diciamo che il terrorismo psicologico dei tromboni, che paventano il diluvio universale nel caso l’Inghilterra votasse sì, come al solito confermano ipocrisia e opportunismo. La stessa ipocrisia che esce fuori quando si parla di Schengen, di Maastricht e di tutta la serie di patti scellerati che hanno condotto in Europa ad essere più che mai tutti contro tutti. Basterebbe pensare ai discorsi contro i cosiddetti muri, perché se c’è una cosa che veramente ha determinato barriere di ogni tipo è stata proprio l’Europa dell’Euro e di Maastricht. Parliamo di barriere burocratiche, produttive, commerciali e chi più ne ha più ne metta; insomma, una serie demenziale di vincoli, obblighi, limiti che sono serviti solo a dividere i Paesi piuttosto che a unirli.
Del resto i vincoli cosa sono se non muri divisori, le imposizioni cosa sono se non dighe di separazione; tanto è vero che, a distanza di anni dall’inizio di questo sogno di libertà e giustizia, l’Europa è sbrindellata da cima a fondo. Trovare accordo tra i Paesi, infatti, è sempre più difficile; tanto è vero che dall’immigrazione alla politica estera, dalla difesa alle necessità di politica monetaria, ogni singolo Stato tende a essere diviso dall’altro.
In buona sostanza, solo un ipocrita potrebbe dire che l’Europa, per come è stata costruita, abbia unito piuttosto che separato. Dunque la verità è un’altra, eravamo tutti più liberi prima, altro che chiacchiere, del resto tutto ciò che vincola e obbliga a stare dentro certi parametri nulla può essere se non un muro. Un muro che non si vede ma c’è, si sente e si vive quotidianamente, quando ci si ritrova costretti a seguire direttive, ordini e costrizioni che il più delle volte gridano vendetta al cospetto del buon senso e della ragionevolezza. Quando i soloni dell’Europa e dell’Euro, per come la viviamo, la difendono a dispetto dei Santi, sembra che prima di tutto ciò vivessimo in un campo di concentramento, senza libertà e senza dignità. Sembra che confini e dogane fossero la negazione di tutto, gli scambi commerciali impediti, la circolazione delle persone pure e gli accordi fra Paesi sui singoli temi, impossibili.
Ovviamente non era così, la gente viaggiava, circolava, così come le merci e come i singoli Stati trattavano fra loro secondo i migliori accordi reciproci. Insomma, prima dell’Euro e di Maastricht, l’Europa non era il regno del diavolo, non era sotto dittatura e non era nemmeno una landa desolata di povertà e di miseria; anzi, da quel che si vede funzionava meglio eccome. Del resto se la maggior parte degli Stati, tranne la Germania, si ritrova peggio di prima una ragione ci sarà pure; come ci sarà una ragione se a distanza di anni gli euroscettici continuano ad aumentare.
Per questo se l’Inghilterra dovesse votare l’uscita dall’Ue, non ci sarà nessuna catastrofe biblica e nessuna devastante carestia, al massimo ci sarà, giustamente, l’inizio di una seria riflessione sugli sbagli colossali che hanno portato a tanto. Perché il problema è proprio questo, ripensare a fondo il tema dell’Europa, dei suoi patti e dei suoi vincoli e ripensarci bene una volta per tutte. Perciò diciamo che siamo nel regno del falso e che gli obblighi collegati alla moneta unica, le divisioni, le hanno create e non abbattute.
Come se non bastasse, non essendoci prova del contrario, si terrorizza la gente con il pericolo della fine dell’Euro o di ciò che sarebbe stato senza l’Euro, un gioco piuttosto ipocrita pur di non cambiare niente. Per questo noi speriamo invece che l’Inghilterra voti sì, perché forse solo così si potrà aprire ad un ripensamento ad ampio raggio dell’Ue, dei vincoli dell’Euro, delle autonomie dei singoli e della libertà di ognuno di scegliersi il futuro.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:53