Raggi fotonici a Roma: faciloneria a 5 Stelle

Se i romani dovessero confermare la loro attitudine verso i marziani, il successore di Ignazio Marino sarà verosimilmente Virginia Raggi.

Per i cinquestelle sarà il battesimo del fuoco dello staff che “boncompagnescamente” telecomanda “Ambra” Raggi (a tratti la ricorda anche fisicamente). Purtroppo, essendo una città in carne ed ossa e non una trasmissione televisiva per adolescenti brufolone, per i romani testare i dilettanti allo sbaraglio sarà un bagno di sangue. Per la politica, invece, un eventuale tonfo amministrativo potrebbe essere un toccasana perché verrebbe sfatato, alla prova dei fatti, il mito della gente comune che con protervia suppone di essere migliore dei politici di professione. Ciò permetterebbe di chiudere definitivamente l’esperienza della vulgata anticasta che vorrebbe tutti gli onesti ed i competenti da una parte e tutti i politici inetti e furfanti dall’altra.

L’esaltazione del dilettantismo di oggi non è altro se non l’evoluzione di quello che fino a qualche anno fa era la voglia di giovanilismo che imperversava nella società, come se essere giovani o estranei alla politica sia automaticamente garanzia di qualcosa. Non di giovani o di dilettanti abbiamo bisogno, ma di gente competente che abbia come prerequisito l’onestà. Altrimenti, sulla base di questi fatui presupposti, rischieremmo di attaccarci a sfaccendati di professione che, per il sol fatto di aver fatto il webmaster o il Grande Fratello, presumono di poter fare i candidati premier o i capi di partito meglio degli altri. Che poi, alla fine, i nodi vengono al pettine ed i peccati di ingenuità si vedono tutti.

Troppo facile dire che chi c’era prima è un coglione mentre adesso arrivano i grillini a farti vedere come si fa ad amministrare con la Rete che ti moltiplica i pani ed i pesci. Prendiamo ad esempio il confronto pubblico su Sky tra candidati sindaco di Roma: l’avvocato Raggi guardava tutti dall’alto in basso e, quasi schifata, continuava ad insistere sulla solita manfrina del “noi” contro “loro” non riuscendo proprio a capire che la differenza tra i pentastellati e gli esponenti di un qualsiasi altro partito sta nel fatto che i primi non hanno un passato di cui potersi vergognare ma che pian piano, formandosi, si abbatterà come una scure e smonterà la spocchia di chi, dall’opposizione, la fa facile. Qualcuno spieghi alla presuntuosa praticante dello Studio Previti in preda a velleità da maestrina che, secondo una relazione del Commissario straordinario del Governo per la gestione del debito, il 43 per cento delle posizioni creditorie presenti sul sistema informatico del Comune non è univocamente riconducibile ad un singolo soggetto. Come si fa a fare la supercazzola con una situazione così drammatica? Qualcuno ad esempio ricordi alla “so tutto io” grillina che la macchina mangiasoldi di nome Atac ha 12mila dipendenti con un costo (fisso) del personale pari ad euro 576mila e bilanci in rosso dal 2009 che hanno garantito un debito consolidato che supera di gran lunga il miliardo di euro.

Ben vengano tutte le azioni incentrate a far pagare i biglietti all’utenza, ma credere di risolvere problemi sicuramente più grandi di una giovane azzeccagarbugli con l’ideona del controllore o con la sacrosanta quanto difficile razionalizzazione delle forniture è come pensare di svuotare il mare col secchiello. Si tratta di problemi giganteschi a cui non si può presumere di accostarsi con la protervia di chi, a differenza dei vecchi politici, ha la verità in tasca.

Certo, qualcuno penserà che, per fare meglio di coloro che hanno amministrato la città fino ad ora ci voglia ben poco visto che chi ha gestito Roma è riuscito a rendere finanche le farmacie comunali attività in perdita (caso rarissimo per questo tipo di settore merceologico) per una cifra che, secondo gli analisti di Ernst & Young, sfiorerebbe i 30 milioni. Questo però non esclude che un bel gruppo di acerbi entusiasti a Cinque Stelle non riesca a fare di peggio quando ad esempio si troverà a fare i conti con il debito pregresso del Comune di Roma che, secondo la gestione commissariale, ammonterebbe a 13,6 miliardi di euro oltre ad un disavanzo strutturale annuo che, secondo Ernst & Young, si aggirerebbe intorno ad 1,2 miliardi di euro. E come le costruiranno le funivie a Boccea se ogni anno per mutui il Comune deve staccare un assegno da 200 milioni di euro (più altri 300 milioni di contributi statali)? E come moralizzeranno la spesa se le 80 partecipate dal Comune hanno un organico (costi fissi) che si aggira intorno alle 37mila unità? Chiederanno un miracolo al sacro blog o faranno una preghiera al meetup?

L’onestà, quand’anche fosse reale, non basta e forse un minimo di esperienza aiuterebbe a mitigare l’intimo convincimento di poter risolvere il rebus Roma meglio degli altri e con un click.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:00