Abete, c’è chi dice “Sì”

L’ex presidente di Confindustria, Luigi Abete, ha lanciato un caldo appello al “ceto dirigente” dotato di senso di responsabilità a non solo esprimersi a favore del “Sì” al referendum costituzionale, ma a “spendersi” in prima persona per non far perdere all’Italia un treno che chissà quando “ripasserà”.

Di Luigi Abete ho conosciuto il fratello Giancarlo, giovane deputato, attaccato al treno della Dc, che allora era “quello che passava”. Nella famiglia si dividevano i compiti. Non credo che quella esperienza parlamentare abbia fornito a Giancarlo Abete occasioni e capacità di riflettere da trasmettere a Luigi su che cosa sia la Costituzione di un Paese. Giancarlo era uno dei tanti “peones”, anche se con un ragguardevole patrimonio di potere delle officine grafiche di famiglia.

La presa di posizione del “past president” di Confindustria non mi sorprende. Ieri Dc, oggi Pd e renziano. Ieri avrà recitato giaculatorie sulla “Costituzione più bella del mondo”, oggi secondo la stessa logica da esponente del “potere forte per eccellenza” recita le giaculatorie renziane dell’occasione da non perdere per dare alla Costituzione un look più bello, o almeno più “nuovo”. La logica dei poteri forti che si prosternano di fronte al potere politico che è più duttile e plasmato sui loro interessi e che è quello che, in realtà, si inchina e si prosterna.

Non sono mai stato affetto da psicosi di terrore della plutocrazia che regge le fila di tutta la politica. Del resto c’è un potere economico di tipo più “confindustriale”, impasticciato con operazioni più o meno etrusche che non è poi che quello, magari, delle “arti grafiche” degli Abete. Il più prono ed il più insidioso nel rapporto con un potere politico a sua volta pasticcione ed approssimativo. Quello delle imprese, grafiche o no, che vivono prevalentemente di rapporti meschini con i “benefici” del potere politico.

Ma veniamo all’appello di Abete. Non esce dalla solita tiritera di quelli del “Sì”. La riforma è “rinnovamento”, è “nuova”. È bella perché è nuova. Questi sono i veri allievi del grande giullare con la sua “Costituzione più bella del mondo”, che non vanno più in là di una valutazione “estetica”, che è poi del tutto falsa e falsificante, perché il nuovo della riforma di Renzi è addirittura grottesco e manifestamente sgangherato. Questi famosi imprenditori cui si rivolge il fratello dell’ex deputato Dc Abete, industriale cartaceo in carriera confindustriale, dovrebbero avere, più degli altri, il senso della Costituzione come meccanismo giuridico-costituzionale. Ma, se Abete ben li rappresenta, sembrano invece avere al più il senso della moda. Ritengono che una Costituzione si cambia perché ce ne vuole una “più bella”, più bella perché nuova. La “bellezza dell’asino”, come si diceva una volta del bell’apparire delle novità destinate a prender presto le sembianze sgraziate somaresche.

Una volta un appello confindustriale fatto apertamente sarebbe valso a togliere a qualsiasi iniziativa l’appoggio di tutto quel mondo cattocomunista che oggi si esprime nel renzismo. Oggi non hanno più nessun bisogno di accordi sottobanco. Per Renzi tutto fa brodo.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 16:50