
Forse gustò il sapore del diverso quando da bambino borghese giocava con gli zingari nella sua terra d’Abruzzo, dove ora riposa. Non stava bene e non era neanche usuale all’epoca la mescolanza tra borghesi e zingari. Però lui aveva il tacito consenso della madre. È stato lì che il piccolo Marco imparò il gusto dell’uguaglianza ed a non badare agli steccati sociali costruiti dall’umana miseria nel corso della storia. Da grande lui avrebbe fatto di tutto per eliminare disuguaglianze e discriminazioni e tutto ciò che limitava o impediva la libertà e la felicità degli individui. Avrebbe riso a chi, soprattutto ora dopo la sua morte, si rammarica perché da vivo non ha avuto riconoscimenti. Lui si riconosceva, e questo gli bastava e avanzava. Gli ultimi gli erano riconoscenti; e questo non gli sembrava poco. Ha lottato una vita perché i diritti, i diritti di tutti, fossero riconosciuti; per questo era nato nel Paese sbagliato. Non era l’uomo che si arrendeva e si abbatteva facilmente, proprio come i bambini. Dopo una sconfitta si rialzava, si sgrullava e avanti tutta! Così era Marco Pannella, l’uomo gigante rimasto bambino, con i suoi sogni e la convinzione di poterli realizzare. Tutti gli illuminati sanno che la conquista più preziosa di una vita è poter portare alla vecchiaia la propria fanciullezza, ma pochi ci riescono. Pochi riescono a scagliarsi contro il jet set con le lacrime agli occhi, come a dire: poveretti non sanno quel che fanno. Pannella l’ha fatto.
Marco Pannella esibiva “spudoratamente” se stesso. Il suo corpo, oltre la sua mente, diventava strumento per difendere i diritti; i diritti degli altri, i diritti di tutti. Difendeva i diritti degli ultimi perché calpestati e negati nella società modernista e profittatrice. Parlava tanto, ma sapeva ascoltare con attenzione. L’establishment lo irrideva, poco gliene calava. Lui sapeva i fatti suoi e conosceva la sua strada. Post mortem lo hanno subissato di parole e riconoscimenti, lui avrebbe esibito il suo perpetuo sorriso e avrebbe detto: poveretti, non sanno quel che fanno. Il Pasolini della politica ha avuto anche il torto di non essere morto da giovane.
L’uomo politico, senza aver bisogno del potere, ha inciso sulla vita dei cittadini forse quanto i Padri della democrazia di questo Paese. La politica corrente lo ha isolato e ignorato, forse questa politica si deve interrogare sul perché. L’antipolitica dei nostri giorni non ne è forse una spiegazione? Pannella volle che la Politica risolvesse i problemi dei cittadini e la Democrazia mettesse luce nei palazzi del potere. Per apprezzare Pannella non serviva essere d’accordo con lui, la politica corrente non l’ha rispettato. Forse perché lui non ebbe paura di inserire l’amore nella vita quotidiana. Pannella ebbe tante intuizioni e idee, molte ancora da realizzare perché il Paese diventi civile. Ma la sua eredità più preziosa rimane questa: si può stare insieme nelle differenze. Questa è una idea rivoluzionaria. Marco Pannella sapeva essere rivoluzionario, temeva l’omologazione e non è mai stato omologabile.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:57