
Il principio (si fa per dire) che l’importante è “cambiare” e che le leggi, le modifiche della Costituzione, i governanti, è che siano “nuovi” e soprattutto che, di fronte al “nuovo” non si debba guardare se, per caso, esso è una nuova cavolata, è indiscutibilmente la tiritera dei discorsi di Matteo Renzi e dei suoi sostenitori che prevale su ogni altra.
“Nuovo è bello”. Ma non funziona! Che importa! Volete rimanere attaccati al vecchio? Questa è la logica renziana che dovremmo chiamare “etrusca” per certi suoi risvolti (con tutto il rispetto per gli Etruschi e dei loro Locumoni). “Nuovo è bello” è la sigla di una pericolosa stoltezza di gente senza idee ed ideali.
C’è un proverbio, un modo di dire, che credo non sia solo romano: “La bellezza dell’asino: I bambini sono tutti belli. Sono belli finché sono cuccioli, anche gli asini”. Asinelli di pochi mesi erano l’oggetto di quadri di pittori di fine Secolo XIX, Impressionisti nostrani. Gli asini, nati da poco, sono “belli”, o almeno così ci sembrano perché “fanno tenerezza”. Ma sono sempre asini e dopo poco assumono la loro testardaggine, il tirar calci, oltreché le loro forme sgraziate, le orecchie lunghe, la figura non armoniosa, etc.
Renzi, con le sue ministresse bellocce (non tutte, magari), con la sua gioventù ed il suo naso “alla francese” (un po’ all’insù) ci vuole appioppare se stesso e le sue cosiddette riforme perché il “nuovo è bello”. Sì, è la “bellezza dell’asino”.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:09