
“Via il segreto di Stato”. Ma solo se conviene. Quanti avranno pensato a ogni celebrazione delle tristi stragi di piazza Fontana, Bologna, Ustica e via Fani, per non parlare di Brescia, Italicus e chi più ne ha più ne metta, che questo mantra del “togliere il segreto di Stato” tutto sommato aveva qualcosa di stonato.
Ora però c’è un indizio serio, se non una prova, che quando il segreto è di quelli inconfessabili, ad esempio riguarda il lodo Moro tra servizi italiani e terroristi palestinesi dell’epoca dell’Olp, con possibili ricadute su verità giudiziarie molto zoppicanti come quelle che riguardano per l’appunto Ustica e Bologna, ma anche la scomparsa in Libano dei due giornalisti Italo Toni e Graziella De Palo, allora quelli che urlano durante le commemorazioni diventano improvvisamente freddi, prudenti, quasi sfuggenti. Tanto da convincere un ex magistrato come Rosario Priore, una vita alla ricerca dei possibili moventi internazionali del terrorismo nostrano, anche come consulente di commissioni d’inchiesta quale quella sulla strage di via Fani e l’omicidio Moro, e in seguito la “mitica” Commissione Stragi di Giovanni Pellegrino e la Mitrokhin di Paolo Guzzanti, a rivolgere un appello a Mattarella affinché metta fine ad una polemica che da settimane tiene in angoscia tutti i componenti della attuale commissione monocamerale sul caso Moro.
“L’oggetto della discordia - si legge nell’appello di cui Priore è il primo firmatario - è costituito dalla documentazione del centro Sismi di Beirut relativa agli anni 1979 e 1980, visionata di recente da alcuni membri dell’organismo bicamerale”. Pare che mentre “i senatori Carlo Giovanardi e Gaetano Quagliariello hanno dichiarato che i suddetti documenti conterrebbero informazioni di estrema utilità per l’accertamento della verità sulle stragi di Ustica e Bologna”, viceversa “l’onorevole Paolo Bolognesi e il senatore Paolo Corsini, pur ritenendo tale documentazione rilevante per la ricostruzione storica, hanno escluso qualsiasi nesso con le stragi precitate”.
Bolognesi è, anzi era, l’agguerrito presidente delle vittime della strage di Bologna che per anni dal palco della città felsinea ha benedetto i fischi alle autorità di governo tuonando su questo benedetto “segreto di Stato” che nessuno si decide a togliere. Ora che il Governo Renzi l’ha fatto però, sembra molto più tiepido nell’accodarsi alla richiesta di rendere pubbliche le carte del Sismi dell’epoca del colonnello Stefano Giovannone. Che in ipotesi potrebbero anche contenere indizi e prove sulla vera natura di stragi come quelle di Bologna e Ustica. Il tutto senza averle neanche lette come invece hanno fatto Giovanardi e Quagliariello. Di qui l’appello di Priore che sembra fatto apposta per tagliare la testa al toro e alle ipocrisie di convenienza ideologica. Non resta che attendere le decisioni superiori del Colle più alto e vedere le carte.
@buffadimitri
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:03