
Mentre il Movimento Cinque Stelle si accapiglia con il Partito Democratico sulle percentuali dei rispettivi amministratori che sono attualmente indagati dalla magistratura, su tutto il territorio nazionale si sta ultimando la presentazione delle liste. E si scopre, o così almeno sembra, che il partito, pardon, il “movimento non partito con non statuto” di Beppe Grillo presenterà liste proprie solo in 251 comuni su 1368. Il dato numerico ci dice, senza mezzi termini, che il Movimento Cinque Stelle non ha un radicamento territoriale comparabile a quella che sarebbe la sua consistenza a livello nazionale valutata dai sondaggi. E il “vulnus” diventa ancor più macroscopico se paragonato al radicamento nei vari comuni del suo principale avversario, il Pd, al quale pare stia contendendo il primato di primo partito italiano.
In centri importanti come Latina, Salerno, Caserta, Rimini e Ravenna, il movimento di Grillo non presenterà alcuna lista. Forse, molti candidati saranno presenti in liste civiche, però la situazione induce ad una riflessione. La prima, e quasi scontata, è che la sovrabbondante mediaticità dei grillini non garantisce ancora nei comuni un solido radicamento, non essendo essa affatto viatico per l’avvicinamento delle persone (militanti) alla politica attiva sul territorio. Insomma, non si aprono sezioni (parola, forse, bruttissima e vetero per un grillino), circoli, associazioni, scantinati o garage dove iniziare una campagna elettorale o un lavorio costante e presente sul territorio. Il “nuovismo” grillino di cui i vari Di Battista e Di Maio sono alti rappresentanti, presidia molto bene “l’alto”, o il “centro”, ma poco si sparge in “periferia”. E più le elezioni diventano locali e meno i grillini sono presenti, perdendosi, così, il verbo di Grillo dal passaggio dalla città alla campagna.
L’assenza di questa rete, ben altra cosa rispetto a quella di Internet, porta inevitabilmente con sé che la scelta dei candidati rimarrà sempre espressione di una sorta di “centralismo” (non so quanto democratico), per il semplice fatto che il territorio non sarà mai capace di partorire una classe dirigente. Un click su una pagina Internet e via, insomma. Silvio Berlusconi, in fondo, ha fatto scuola, anche se alla Rete preferiva la televisione, anche perché ne possedeva già tre. Però aveva delle cellule sul territorio: i Milan club e le vecchie sezioni di partiti da lui, in sostanza, assorbiti nel post-Tangentopoli. E comunque, spesso, ha scontato una certa differenza di radicamento rispetto alla sinistra nella galassia dei nostri 8mila comuni italiani.
Insomma, i militanti che fanno il “casa-casa” in cerca di voti nel quartiere, bussando la mattina a pensionati ancora in vestaglia, o che entrano con il loro “santino” dal macellaio, piuttosto che dal fruttivendolo, o che organizzano piccoli comizi nei giardini pubblici, o che dispensano volantini all’angolo di strada, nel Movimento Cinque Stelle non ci sono, o sono ancora molto pochi. Il macellaio dovrà tenere sempre accesa la televisione.
L’anziano è out perchè non sa usare Internet. Di Maio continuerà a non sapere cosa sia un bilancio comunale. Di Battista non avrà provato il “brivido” di essere preso a “male parole” per aver suonato al campanello sbagliato per consegnare un suo santino. E Grillo non potrà mai organizzare le feste “local” del V-day, per autofinanziarsi. Continueremo a conoscere i candidati del M5S prima per la loro presenza via etere che per la loro competenza sul territorio. Rassicurante.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:18