“Piazza Pulita”  o piazza personale?

Dato che in Italia bisogna fare così per evitare dubbi e falsità, premettiamo che l’onorevole Alessandro Di Battista, grillino di punta, abbia gravemente sbagliato nel corso delle puntata di “Piazza Pulita” condotta da Riccardo Formigli. Di Battista, infatti, preso da un’inutile foga, ha paragonato la credibilità del Premier Matteo Renzi a quella dei mafiosi, scivolando così in un accostamento francamente inaccettabile.

Premesso che a titolo di memoria ricordiamo che ai tempi di Silvio Berlusconi Premier, l’istituzione della Presidenza del Consiglio, identificata con il Cavaliere, era fatta oggetto di offese e derisioni di ogni tipo senza che nessuno della sinistra levasse un solo scudo, alcune cose vanno dette. Vanno dette e per questo le scriviamo, non solo perché quando si è in diretta tivù il senso della misura deve crescere oltre ogni ragionevole dubbio, ma poi perché certe scene andrebbero risparmiate. L’improvvida uscita del Di Battista, sulla cosiddetta questione morale, è avvenuta nella prima parte di “Piazza Pulita”, nella quale Formigli aveva messo a confronto il grillino con Gennaro Migliore, esponente del Partito Democratico, sottosegretario della Giustizia. All’annuncio dell’inaccettabile paragone “mafioso” da parte del Di Battista, la replica immediata di Migliore è stata netta sulla gravità della dichiarazione resa.

La questione dunque sembrava chiusa con lo scambio fra il pentastellato e il sottosegretario, tanto che, passata la pausa pubblicitaria, Formigli riprendeva il programma con un secondo tempo dedicato al confronto fra Claudio Borghi, economista leghista e Filippo Taddei, responsabile economico del Pd e renziano assoluto. Mentre tutto sembrava procedere con le solite schermaglie, Taddei, venuto a conoscenza delle dichiarazioni che Di Battista aveva reso nella parte precedente, interrompeva il normale svolgersi del dibattito togliendo la parola allo stesso Formigli, per iniziare una reprimenda sul caso. Taddei non solo si è impossessato della scena, impedendo tra l’altro a una giovane laureata presente di ottenere risposte sui problemi del lavoro in Italia, ma ha preteso da Formigli una precisa e netta censura sulle dichiarazioni del Di Battista. La replica del giornalista è stata chiara sulla sua totale distanza dal giudizio su Renzi e dopo tanto Formigli riprendeva il dibattito. A questo punto Taddei, non contento, ne interrompeva nuovamente lo svolgimento, per iniziare un’incontenibile filippica contro il conduttore, contro certe allusioni, contro il resto del mondo, che si permetteva di inveire colpevolmente contro Renzi e l’istituzione della Presidenza del Consiglio.

Il tutto è durato qualche minuto, dando vita non solo all’irritazione di Formigli, rimproverato e espropriato in diretta, ma anche a quella degli altri presenti in studio che cercavano di chiudere la polemica. Insomma, una scena piuttosto kafkiana oltreché insolita, che la dice lunga sul senso di onnipotenza dal quale sono stati pervasi alcuni personaggi del Pd. Innanzitutto non ci si può sostituire al conduttore, pretendendo che intervenga sotto dettatura, poi certe difese a testimonianza della fedeltà a Renzi appaiono più smielature che utili alla bisogna.

In buona sostanza, concordiamo con l’inaccettabilità della frase del Di Battista, con la censura verso certe dichiarazioni, ma di Riccardi Cuor di Leone che fanno crociate “ad usum delphini” non ne sentiamo il bisogno. Per questo suggeriamo a Formigli, che è un bravo professionista, di non farsi togliere parola e scena né da Taddei né da chiunque altro e di non consentire l’utilizzo di “Piazza Pulita” come tribuna personale per lezioncine sul giusto e sullo sbagliato.

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:52