Credere è sempre più difficile

Una cosa è certa, se si voleva gettare nella confusione più grande gli elettori di centrodestra, spingendoli oltretutto alla sfiducia e al malcontento, ci si è riusciti perfettamente. Su Roma, in pochi mesi, Salvini, Meloni e Berlusconi hanno scritto una piece teatrale tale da far sorridere Kafka e ora non resta che affidarsi al buon senso dei cittadini, per capire il risultato di tante sciocchezze.

Per quel che ci riguarda, dopo le tante riflessioni fatte sulle elezioni romane, viene difficile unirsi agli entusiasmi per l’ennesima giravolta a favore di Alfio Marchini, del resto l’ipocrisia non è mai stata la nostra specialità. Sia chiaro, nulla di personale nei confronti dell’ingegnere costruttore, che ha deciso di votarsi alla politica, in fondo con tutte le grandi differenze del caso, tanti anni fa Silvio Berlusconi fece lo stesso e con risultati fino al 2008 straordinari.

Le nostre sono perplessità di appartenenza, di matrice, di habitat diciamo ideologico e in qualche modo di excursus culturale, che non sono per nulla elementi trascurabili. Per carità, nella vita si cresce e spesso crescendo si cambia idea, talvolta genuinamente e convintamente, è successo a tutti noi, ma ci vuole tempo e pagnotte, molte pagnotte. Solo così e solo dopo innumerevoli prove tangibili di scelta coerente, si riesce a dimostrare a noi stessi e agli altri, che il processo di maturazione e di crescita ha portato altrove. Detto ciò e confermate dunque, almeno per parte nostra, le perplessità sulla scelta di Marchini, resta sul campo una brutta, bruttissima frittata del centrodestra, che difficilmente si renderà commestibile a chi era affamato di unità vera e conseguente.

Va da se, infatti, che anche questo ultimo e ennesimo ripiegamento di candidatura, non solo non offrirà la certezza del ballottaggio, ma con tutta probabilità porterà a nuove disaffezioni dell’elettorato ex Pdl. Sul ballottaggio niente di nuovo, già svariate settimane fa scrivevamo che la mancanza di una scelta unitaria di tutto il centrodestra, non poteva che favorire un confronto finale fra Roberto Giachetti e Virginia Raggi, per la scelta del nuovo sindaco di Roma. Anzi, aggiungemmo, che le motivate inquietudini che continuano a suscitare nella gente i Cinque Stelle, alla fine avrebbero portato Roma e i romani a preferire l’usato sicuro e garantito di Giachetti.

Dunque, se anche Alfio Marchini, come Giorgia Meloni, non riuscissero a arrivare al ballottaggio, non ci sorprenderebbe, quel che invece ci sorprende è l’incredibile facilità con la quale la politica continua a giocare con gli elettori. Che lo faccia Renzi, oltretutto da Premier, ci indigna, che lo facciano nel centrodestra senza esclusioni, ci sconforta e non poco, soprattutto ci conferma la necessità di ripartire da zero e da capo. Serve una spinta liberaldemocratica, repubblicana, laica, civica, europeista ma italianista, moderata ma determinata, serve un pensiero antagonista all’accozzaglia renziana e al disastro del cattocomunismo. Solo così potrà nascere un centrodestra libero e originale, in grado di restituire agli italiani e alla democrazia non solo l’alternanza, ma la certezza di non dover morire renziani.

Speriamo dunque, che dal disastro romano possano presto nascere e crescere quelle idee nuove di un’Italia liberale, nell’opzione “einaudiana” e che il centrodestra possa tornare a vincere e a rappresentare la vera alternativa di governo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:48