
Il volto del beone ritratto in un naïf fiammingo incombe sulle teste dei cittadini da amministrare. Dice di voler fare il consigliere, soprattutto che lui ha contribuito in Rete a fare grande il Movimento Cinque Stelle, che grazie a lui Virginia Raggi sarà sindaco di Roma. Questo soggetto da borgata, da profonda periferia, non si sente da meno di un giureconsulto, di uno scienziato o di uno scrittore. Anzi, si propugna filosofo e storico sulla Rete ed aizza i dipendenti di Atac, Cotral e Ama a “bloccare Roma”, al “famoie male a sta città mafiosa”. Non pago promette che, con i Cinque Stelle al potere, Roma verrà totalmente bloccata, finché la magistratura non avrà rigirato come un pedalino ogni attività pubblica e privata: vale a dire il blocco totale per volontà politico-giudiziaria di cinque milioni di cittadini.
In ridotto questa gente in politica, nelle amministrazioni, riassume l’apocalittica barbarie che animava i contadini violenti ed in armi durante le guerre dei Cent’anni e dei Trent’anni, e soprattutto durante la Rivoluzione Francese. I loro volti ci dicono tutto, sembrano partoriti dalle pennellate di Bosch, Brueghel, Dürer, Van Eyck… per loro il valore dell’immagine di un volto era quello della “memoria” basata sulla fisionomia e fisiognomica della persona, ritratti dai quali non traspare alcun sentimento umano: facce da naïf ieri (in tempi fiamminghi) facce da Rete oggi, facce da Facebook con velleità politica.
Virginia Raggi rappresenta il volto civile del M5S e dice che “la Meloni è Salvini a Roma” e che “Giachetti è il vecchio”. Tutte critiche, ma la proposta dei grillini quale sarebbe, bloccare totalmente Roma sino a che la magistratura non avrà indagato tutta la cittadinanza? Il risultato di simili scelte politiche, del tutto legittime se i grillini vincessero, si risolverebbe in un disastro economico per la Capitale d’Italia. Ovviamente se i pentastellati vincessero significherebbe che gli elettori romani hanno liberamente scelto che sulle loro teste incombesse un giudice ed un boia. Una sorta di voglia di “cupio dissolvi”, che tradotta letteralmente significa desidero morire, e deriva da una frase biblica espressa da San Paolo nella lettera ai Filippesi.
Una voglia di soccombere, di essere giudicati non per le proprie colpe ma per quelle del proprio popolo ed anche dell’intero genere umano che periodicamente incombe sull’uomo: i tedeschi hanno esorcizzato questo male dal 1950 sino al 1990 con il teatro, e li ha aiutati non poco la loro propensione verso questo genere. Ma i romani e gli italiani tutti cosa c’azzeccano con questi sentimenti apocalittici? Si può nel Paese del Sole indagare come mafiosi tutti gli esercenti balneari e alberghieri, o far passare per evasori tutti i ristoratori e gelatai?
Alla Raggi e compari sfugge come certa evasione di necessità abbia salvato non poche famiglie dalla fame. Anche le loro boutade nazionali (da Parlamento, dove si fanno le leggi) sulla prescrizione, stile “fine pena mai”, ci fanno non poco sorridere. La dicono lunga sulla poca democraticità del movimento. Ma come, il M5S prima chiede che Equitalia venga chiusa e poi vorrebbe che per una contravvenzione ci si ritrovi perseguiti a vita? Senza parlare del penale, perché togliere la prescrizione significherebbe trasformare gli italiani in un popolo di tristi amebe perseguitate.
Anche la loro pervicacia pseudo-culturale è degna di sanzione, perché vorrebbero istillare nel diritto il legittimo dubbio che in ogni italiano incappato nella legge possa celarsi il mafioso. Una smania di caccia alle streghe degna appunto di momenti storici già vissuti, roba da Guerra dei Trent’anni o dei Cent’anni. E non ci meraviglierebbe se per festeggiare le loro vittorie non inscenassero banchetti degni d’un naïf di Bosch, casomai con variate “flamande” francesoide, ovvero a fianco di un grasso maiale arrostito potrebbe comparire una ghigliottina, e la gente tutta ad abbuffarsi, mentre sgorga il sangue del cosiddetto “vecchio sistema”, appunto il tanto vituperato “ancien régime”.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:58