Coraggio e libertà contro l’ipocrisia

Ipocrisia, falsità, doppiezza, sono tanti i modi con i quali potremmo aggettivare tutti quelli che oggi tuonano contro il giustizialismo e contro un certo modo di condurre e utilizzare le indagini giudiziarie. Queste persone non ci sorprendono, perché l’ipocrisia, appunto, è un male dal quale non si guarisce. Viveva in loro quando del giustizialismo facevano una bandiera contro tutto un pezzo della Prima Repubblica, come ci vive adesso quando alzano gli scudi del garantismo contro lo strumento delle intercettazioni usato con disinvoltura.

Sono gli stessi che per anni e anni, con Tangentopoli prima e con la Seconda Repubblica di Silvio Berlusconi dopo, hanno applaudito, festeggiato e brindato, anche nei peggiori momenti di vera e propria inciviltà giudiziaria. Sono gli stessi che, quando le indagini e il tintinnar di manette suonava contro i nemici, sorridevano beffardi dell’autonomia giudiziaria, assoluta e intangibile, mentre oggi che temono per loro la attaccano con la più totale spregiudicatezza e arroganza. È la loro natura che li spinge, come li ha sempre spinti, a essere così, per questo hanno falsificato la storia dell’Italia e della sua liberazione; per questo si sono appropriati di primati bugiardi e ambigui.

Insomma, questa loro ipocrisia utilizzata nell’uso del potere che, direttamente e indirettamente, troppo hanno avuto per decenni, è la ragione per la quale in Italia le cose sono andate come sono andate, verso la rovina e l’assenza di un’opzione liberaldemocratica. Siamo ridotti così perché siamo da sempre nelle loro mani e nelle mani dei loro eredi. Noi li chiamiamo cattocomunisti, voi come volete, ma la sostanza non cambia. In fondo cosa può essere il cattocomunismo se non la fusione di due ipocrisie ideali, filosofiche e politiche che, unite in un modo o nell’altro, hanno condotto il Paese allo sfascio. Del resto è o non è ipocrisia dire che il “salva banche” ha salvato i correntisti, o che l’emendamento “Tempa Rossa” i posti di lavoro? Era o non era ipocrisia dire che il “salva Monte dei Paschi di Siena” fosse il “Salva Italia”?

Ecco perché oggi tuonano contro il pericolo eventuale che la magistratura sveli i retroscena, i metodi, i modi di intendere e soprattutto di utilizzare il potere che hanno. Noi che garantisti e liberali siamo da sempre, eravamo contrari prima e lo siamo oggi all’uso equivoco di certi strumenti, a quello leggero di certe iniziative, all’utilizzo politico del potere giudiziario e soprattutto all’ipocrisia fatta stile di governo. Eravamo contrari all’abolizione dell’immunità parlamentare, come siamo contrari all’eliminazione del sistema dei pesi e contrappesi che nell’inaccettabile riforma Renzi/Boschi si propone.

Bocciare a ottobre questa riforma significherà non solo salvare la democrazia da un pericoloso scivolamento, ma mandare a casa Renzi per via popolare e democratica, prima che ci pensino altri in altro modo. Battere il Governo sulla riforma costituzionale, obbligandolo alle dimissioni, sarà l’unica maniera per affermare il primato della politica su tutto, l’unica maniera per confermare che quando la politica è forte e sana non c’è magistratura che tenga e che la possa sostituire.

Noi non vogliamo certi salvatori della patria, se il prezzo da pagare è quello che abbiamo visto e che vediamo. Allora meglio che crolli tutto, perché l’Italia sapremo di certo ricostruirla più forte, più giusta e più sana con la nostra volontà, con la nostra onestà, con il nostro senso del Paese e della libertà.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:52