Senza soldi, senza testa

Quando chi comanda in un Paese, anno dopo anno, porta via ai cittadini prima il reddito e poi la testa, vuol dire che è finita e, infatti, noi siamo allo sbando. Inutile dunque attaccarsi al cosiddetto fumo della pipa, l’Italia per crescere oramai non ha più né i soldi né la testa. È questo il vero dramma del Paese, è questa la conseguenza delle scelte dissennate e disoneste di una classe politica e dirigente che, governo dopo governo, è riuscita a fare tutto il male che si poteva fare. Da troppo tempo non si è avuta la forza, il coraggio e l’onestà, non solo di ammettere gli abomini compiuti ma anche di mettere in campo le scelte giuste per correggerli e per raddrizzare un albero sempre più inclinato.

In qualunque Paese quando per anni continua a scendere il volume dei redditi, a salire il debito, a restare fuori controllo la spesa, a divampare la disoccupazione e ad esplodere l’avidità fiscale si muore e si collassa. Qui non si tratta di essere scienziati oppure guru, anche perché di guru in Italia ne fabbrichiamo uno al giorno, si tratta semplicemente di essere sinceri e realisti. Del resto quando si entra in deflazione, la domanda interna si spegne, i consumi arretrano e gli investimenti si riducono al lumicino vuol dire che mancano soldi e testa e dunque che non c’è lavoro, le tasse sono folli, la serenità e la fiducia sono finite sotto terra. Per questo viene da ridere ad ascoltare i proclami della politica e della classe dirigente sulla crescita, sulla ripresa e sul prossimo decollo del Pil.

Se escludiamo quel micro segmento di supermilionari che, oltretutto, si continua a favorire perché torna comodo averlo vicino, la stragrande parte del Paese che è fatta di ceto medio, artigiani, piccoli imprenditori, commercianti e autonomi, pensionati, pensionabili e giovani a spasso non ha più né quattrini e né serenità per tirare avanti. I primi gli sono stati tolti, esecutivo dopo esecutivo, con una sfilza di mazzate fiscali e un bombardamento impositivo da far tremare i polsi; la seconda è stata soffocata da un metodo di riscossione che, per via di Equitalia, è diventato da stato di polizia fiscale. Altro che fisco amico, compliance, collaborazione e disponibilità, in Italia non si contano più le cartelle, le lettere, gli accertamenti, le ingiunzioni, le ipoteche e le minacciose segnalazioni fiscali dell’amministrazione. Basterebbe elencare gli episodi drammatici, la quantità di rateizzi, il numero dei contenziosi e la cifra della rabbia dei cittadini per farsene un’idea. Insomma, tanto l’ipocrisia ha dominato sul realismo e il buon senso sull’avidità da riuscire a ossessionare la testa della gente fino a mandarla letteralmente in acqua, ecco perché non si spende, non si consuma e non ci si azzarda (ammesso che si possa) a fare la minima iniziativa.

In Italia la fiscalità è persecutoria, aggrovigliata, instabile, antieconomica e penalizzante, e finché rimarrà tale non si muoverà una paglia. Dunque, il combinato disposto: niente soldi e niente testa, a tanto ha portato e peggio ancora porterà. Come se non bastasse, in questa miscela da clima infame, si continua a imbrogliare, a fare scandali, a dimostrare quanto il livello di malaffare sia più vivo che mai, tanto da continuare a devastare risorse e cosa pubblica. Dulcis in fundo, il senso vero delle tasse, che in qualsiasi Paese normale servono allo sviluppo, agli investimenti pubblici, all’offerta di servizi utili ed efficienti, ma che da noi servono a tappare buchi, a pagare vantaggi e privilegi, a sostenere un debito lunare accumulato a suon di sperperi e mala gestione. Ecco perché le pezze a colori, che ogni tanto propinano, non funzionano… anzi, ecco perché i pannicelli caldi costano e non producono, ecco perché la demagogia e l’arroganza aizza sempre di più la gente.

Senza testa e senza soldi un Paese muore, esplode, fallisce lentamente. Non c’è verso, o si pacifica il Paese, a partire dalla questione fiscale; o si mette mano ai vergognosi privilegi; o si cacciano a pedate i nullafacenti e i disonesti; o si mette lavoro e denaro nella disponibilità di tutti; oppure saranno guai e a fuggire sul barcone questa volta saranno tutti i soloni, gli ipocriti e i demagoghi che ci hanno illusi e malridotti.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:15