Governo Renzi: bilancio fallimentare

A poco più di due anni dall’inizio dell’“Era renziana” il bilancio del Paese è semplicemente economicamente, socialmente e politicamente disastroso.

Per sgombrare subito il campo dalle critiche a questo nostro giudizio diciamo che l’Italia, seppure di poco, sarebbe cresciuta anche con il nulla al comando, perché quel niente di segno positivo è dovuto alla Banca centrale europea, all’abbassamento del valore del petrolio e all’indebolimento dell’Euro. Va da sé, infatti, che se alla guida dell’Eurotower fosse rimasto Jean-Claude Trichet, con tutta probabilità l’Italia più che commissariata sarebbe stata requisita dalla Troika.

A due anni dal discusso insediamento del rottamatore, per volere di Giorgio Napolitano e di un mondo che per varie ragioni puntava su di lui, il nostro Paese si ritrova come si ritrova. Il debito è aumentato, sia perché non si è tagliata la spesa dove sarebbe stato necessario, per mancanza di coraggio e sia perché si è speso denaro a fini elettorali piuttosto che per la crescita.

L’esasperazione fiscale, sia nella pressione e sia nel rapporto fra amministrazione e contribuenti, non solo non è diminuita, ma per via di un atteggiamento persecutorio di Equitalia rischia di condurre alla rivolta popolare. Il rapporto tra Governo e sindacati è peggiorato al punto tale da vanificare non solo ogni concetto di concertazione, ma da rendere impossibile quel minimo di condivisione senza la quale non c’è Paese che funzioni.

Restano totalmente irrisolti i guai creati dalla Legge Fornero, che se per un verso fu fatta solo ai fini di cassa (minori uscite), per l’altro ha aperto, ai limiti del costituzionale, un’enormità di drammi individuali per chi non ha più né lavoro né pensione. Il Jobs Act, che pure è stato un salasso per le finanze pubbliche, ha funzionato come la cipria sulle cicatrici, il cui effetto sta svanendo, ma le cicatrici ovviamente no, tanto è vero che la disoccupazione resta altissima. La nostra già fragile credibilità internazionale, per via di atteggiamenti e comportamenti a dir poco discutibili, è peggiorata e contiamo sempre meno nel mondo, tanto è vero che schiaffi e richiami volano per noi come le foglie d’autunno. L’incapacità poi a governare e organizzare il fenomeno dell’immigrazione non solo ha creato le condizioni per afflussi oceanici, ma inserendosi in una triste stagione di terrorismo crescente ha generato nei cittadini paure, rabbia e insicurezza a dir poco esplosive.

Da ultima, ma più importante in senso sociale, è la cosiddetta “questione morale”, perché non solo non è stato rottamato il vergognoso stile italiano del malaffare nella politica e nella classe dirigente, ma si va profilando il vento di una nuova e più acuta battaglia fra politica e magistratura. Non possono, infatti, passare inosservati gli attacchi di Matteo Renzi ai giudici, le risposte secche di Piercamillo Davigo e l’intervento di Giovanni Legnini sui Pm e sulle intercettazioni.

Come se ciò non bastasse, tra gli infiniti scandali che in questi due anni hanno riempito le cronache, i più recenti sulla Banca Etruria e su Tempa Rossa hanno lambito, ma anche toccato direttamente l’Esecutivo. Fatta salva ovviamente la presunzione d’innocenza, così come le altre garanzie di rito, nessuno può negare il drammatico effetto negativo che tanto abbia suscitato e giustamente nell’opinione pubblica.

Infine lo stile renziano sulle riforme, sbandierate come fossero già entrate in vigore, ma che invece devono attendere gli esiti referendari per essere costituzionalmente attive. Con il suo modo Renzi ha spaccato, piuttosto che unito il Paese, lo ha fatto con gli ottanta Euro, con i bonus, con la politica del lavoro, con il salva banche, la sanatoria fiscale per i ricconi e non per i poveri cristi e con uno stile fastidioso e provocatorio verso l’altrui pensiero.

Insomma, ci ritroviamo dentro un clima infame, una pessima atmosfera, un disagio e una rabbia tale da non farci meravigliare dei fischi e delle grida di “onestà, onestà” dell’altro giorno ai funerali del compianto Gianroberto Casaleggio. Una brutta aria, pericolosa e rischiosa che ricorda in parte gli anni di Tangentopoli e di tutto ciò che allora accadde. Ora noi non sappiamo se tanto basti a decretare il fallimento di una missione, di una politica e di un Governo, siamo certi però che l’Italia va male e che rischia grosso e che gli italiani sono in larghissima parte stufi. Siamo certi che i conti non tornino per niente e che sia l’Europa che i mercati lo abbiano capito bene, come lo hanno capito gli italiani dai più elementari bilanci di casa, dell’officina, del negozio.

Renzi ha giurato di passare la mano se perderà il referendum costituzionale di ottobre, un referendum che se passasse ci regalerebbe altri vent’anni del suo stile, del suo modo, delle sue promesse all’ennesima potenza. Un referendum che se passasse gli regalerebbe un potere come mai la storia della nostra Repubblica ha visto e assegnato. Dunque pensiamoci bene, studiamo le carte, facciamocele spiegare, andiamo a fondo sul tema, prima che a fondo ci vada il Paese e tutti noi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:55