Bravo, bene, bis al nuovo Petrolini ma...

Si è divertito in questi giorni il premier Matteo Renzi a proclamare, in ogni canale televisivo, che “se è reato sbloccare le opere pubbliche, io sto commettendo reato. Continueremo a sbloccare le opere”. Mancava per parafrasare il grande Petrolini, nel suo Nerone: “Faremo l’Italia più bella e più superba che pria...” col “Bene, bravo, bis” che accompagnava sempre la recitazione del grande attore comico che fu impareggiabile protagonista (almeno fino a Renzi) della rivista e dell’avanspettacolo in Italia.

Non pago, il nostro Renzi-Petrolini ha continuato: “Ci dicono che è un rischio fare le opere. L’unico rischio che ha l’Italia è non sbloccare le opere pubbliche e private... Questo vale per... Bagnoli e per le grandi opere strategiche”. Per completare il suo sermone avrebbe dovuto aggiungere “almeno quelle localizzate al Centronord” e che sono, per citarne solo alcune: Mose, Brebemi, raddoppio di valico, trafori alpini, metropolitane, ammodernamento delle stazioni ferroviarie, Terzo Valico dei Giovi, Alta Velocità, Tav, Expo. Si parla di opere non di annunci. Al Sud, sotto Salerno, neanche gli annunci.

Perché al Sud non si deve avere diritto neanche di poter sognare ed allora se l’A3 verrà inaugurata da incompiuta, il Ponte sullo Stretto resta un grande progetto che il nuovo Petrolini, alla ricerca dell’applauso, presenta così: “Certo che si farà, ma dopo aver risolto problemi di difesa del territorio, approvvigionamenti idrici, infrastrutture regionali quali strade e ferrovie, quant’altro possa servire”. Il tutto spostando anche alcuni stanziamenti dal Sud al Nord (avete letto bene, non è un errore, dal Sud al Nord), stanziamenti previsti per il Ponte e per i tratti dell’A3 che non saranno mai più realizzati forse per non togliere argomenti ai sodali comici di viverci sopra come hanno vissuto per decenni con le barzellette sui carabinieri.

Ma perché quest’accanimento contro il Meridione che, 60 anni fa, con il trasferimento di milioni di meridionali nel triangolo industriale, e la costruzione dell’autostrada del Sole, consentì quel miracolo economico che fece “l’Italia più bella e più superba che pria”? Non vi è alcun dubbio che ha giocato un brutto scherzo il macroscopico errore di Renzi convinto che se parte il Nord si trascina il Sud, mentre qualsiasi economista, anche di medio livello, sa che se è il Sud a partire, l’Italia ingrana la marcia e non stenta più. Il Sud non sarebbe più quel peso morto che rallenta la crescita dell’Italia anche perché la grande infrastruttura tra Scilla e Cariddi permetterebbe al Paese, col trasporto ferroviario delle merci nei container, da e verso l’Estremo Oriente, di sedersi attorno alla grande tavola della logistica rilanciando, così i propri porti e le ferrovie ad alta capacità.

Certamente, a questo errore del parolaio fiorentino, si aggiunge la subalternità alle scelte teutoniche di difesa dei porti del Nord Europa, mentre resta non comprensibile il perché si assecondano anche le scelte della mafia (strumentalmente presentata come possibile sfruttatrice dell’opera) che sostanzialmente ne osteggia la costruzione. Forse per il sostegno al quasi monopolio del trasporto privato della Tourist-Caronte nello Stretto di Messina? E per quali motivi? Vorremmo saperlo anche noi da una Magistratura che tiene tutto sotto controllo, con le intercettazioni telefoniche, ma non sa nulla di cosa bolle in pentola in questa direzione.

Un fatto è certo. Le imprese, italiane e straniere, estromesse dall’appalto regolarmente vinto, dovranno, prima o poi, essere risarcite del danno che già oggi ammonta a circa 1 miliardo e 300 milioni. Più tempo passa e più crescono gli interessi bancari. Ed è anche certo che, quando ciò avverrà, il Renzi-Petrolini non riceverà con gli applausi con i “Bravo, Bene, Bis”, ma sarà sommerso dai fischi (se non come è avvenuto a Napoli)... anche perché il danno erariale qualcuno dovrà pur pagarlo.

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:48