Oggi siamo tutti Casaleggio ma…

Inutile dire che siamo umanamente vicini a chi, in queste ore, piange la scomparsa di Gianroberto Casaleggio, un innovatore, un uomo mite ma capace di intuizioni rivoluzionarie, perseguite con la tenacia e la lungimiranza che solo i grandi uomini sanno mettere in campo. Siamo certi che Casaleggio resterà nella storia di questo Paese e siamo altrettanto convinti che l’unico fatto veramente moderno di questi ultimi anni sia il Movimento Cinque Stelle, la sua creatura la quale ha avuto il merito di canalizzare il malcontento ed il disinteresse - soprattutto delle nuove generazioni - verso la politica, declassando ciò che si presentava come nuovo (ma all’interno dei contenitori tradizionali) a mero nuovismo da parrucconi ripuliti.

Detto questo, non vorremmo accodarci alla retorica mielosa di chi teorizza una sorta di fair play politicamente corretto e giù in complimenti affettati all’insegna del “sono sempre i migliori quelli che se ne vanno”. Abbiamo come l’impressione che questa superficialità non sarebbe piaciuta nemmeno a lui, uomo estremamente asciutto e poco avvezzo alle smancerie. Ecco perché non possiamo non ricordare che Casaleggio è stato sì un innovatore, ma nella comunicazione politica perché il suo Movimento, dal punto di vista pratico, si è contraddistinto per un estremo tradizionalismo gestionale.

Sotto lo slogan suggestivo (ad esempio “una testa, un voto”) niente, insomma: le solite epurazioni verso i dissidenti, i triunvirati ed i consueti front-man che accettano la logica stringente in base alla quale il capo detta la linea e loro la seguono da bravi soldatini consegnandosi in tutto e per tutto alla Casaleggio & Associati ed al relativo Grande Fratello informatico. Legittimo ed innovativo, per carità, ma non c’è nulla di diverso rispetto alle vecchie correnti o ai Partiti Azienda da cui costoro, il nuovo che avanza, pretendevano di distinguersi.

Casaleggio ha avuto il merito di intercettare l’insofferenza laddove nessuno l’aveva vista (o si reputava in grado di metterci una pezza alla vecchia maniera), ha avuto l’abilità di sfruttare la frustrazione di tutti coloro che si sentivano esclusi dal processo decisionale, ha avuto la lungimiranza di ingenerare nel “nerd” la speranza di fargliela vedere lui ai vincenti che non lo invitavano sin dalla festa delle medie. Il sogno è bello, la suggestione anche ma la grande bugia che si cela dietro questo desiderio di rivincita è la convinzione che tutti siano uguali e che il cittadino comune, usando un po’ di buon senso ed una certa dose di onestà, sappia fare meglio di quei parrucconi, corrotti ed incompetenti.

La vita non va così, cari pentastellati, e lo sapeva anche Casaleggio visto che dietro ogni Cittadino Parlamentare aveva pensato bene di approntare uno staff di cagnacci pronto ad indirizzare tutto, riferire ogni movimento sospetto, reprimere sul nascere qualsiasi tentativo di fare politica in maniera autonoma e con la propria testa. Casaleggio forse è stato l’unico al mondo a realizzare veramente la realtà virtuale creando una gabbia aurea per i propri elettori: da una parte la Rete che si illude di partecipare, dall’altra i cittadini attempati affetti da analfabetismo informatico che si eccitano di fronte ad un vaffanculo ben assestato di Beppe Grillo ai potenti della casta e dall’altra il suo staff che mandava avanti la macchina sulla base delle sue decisioni.

D’altronde taluni affermano giustamente che la democrazia diretta si chiama così perché c’è sempre qualcuno che la dirige: oggi siamo tutti Casaleggio per moda ma, commenti mielosi a parte, Gianroberto ne era un fulgido esempio. Cosa ne sarà adesso del Movimento senza la sua testa pensante? L’interrogativo, da domani, entrerà a far parte dell’attualità politica.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 16:32