
Fa orrore il moralismo che si è scatenato intorno alla fatidica intervista del figlio di Riina a “Porta a Porta”. Per amor di polemica qualcuno è arrivato perfino ad ipotizzare una funzione etica del giornalismo come se il povero Bruno Vespa avesse tra i suoi compiti quello di selezionare ciò che è istruttivo mandare in onda e ciò che potrebbe invece ingenerare delle pulsioni diseducative nell’uditorio. Questa presunzione di selezionare gli argomenti da divulgare, esigendo di guidare la coscienza dei popoli, è un antico pallino tutto ideologico di chi a parole dice di amare la piazza, onde poi trattarla come fosse una massa di caproni. Il conduttore di Porta a Porta ha fatto esattamente il proprio mestiere rincorrendo quella che gli è sembrata una notizia e per questo ha deciso di dar seguito all’intervista.
Non c’è negazionismo della mafia in quell’ospitata ma forse più semplicemente una rincorsa agli ascolti cui, chi vuole, può decidere di non aderire cambiando canale. Poi ci si può anche interrogare sui metodi più o meno azzerbinati con i quali l’intervista è stata condotta, ma questo è un altro discorso che riguarda il buon gusto e non saremo certo noi a dare consigli ad un decano della professione come Vespa. La cosa che invece stentavamo a credere ma alla cui evidenza abbiamo dovuto arrenderci (avendola ascoltata in diretta su Radio Radicale) è stata la convocazione dei vertici Rai in Parlamento per discutere sull’opportunità di mandare in onda la puntata incriminata di Porta a Porta. All’inizio reputavamo si trattasse di un’audizione dei vertici di viale Mazzini presso la Commissione di Vigilanza, ma abbiamo dovuto constatare con somma sorpresa che a convocare la Rai era addirittura la Commissione Antimafia.
La domanda sorge spontanea: ma la Commissione guidata dalla signora Rosy Bindi cosa c’entra con la tivù di Stato? E così abbiamo appreso che, dopo aver stilato una lista dei presentabili alle elezioni, suggerendoci caldamente chi votare indipendentemente dalle sentenze definitive, adesso la signora Bindi pretende di fare il palinsesto Rai mettendo il naso nella linea editoriale dell’azienda, facendo considerazioni di merito sulle ospitate e decidendo quali atteggiamenti siano moralmente consoni e quali eticamente corrotti. Sarebbe stato più facile fare i bacchettoni sconvolti per la presenza di Riina in tivù, ma tra l’intervista di Vespa e l’audizione sovietica della Bindi, ciò che ci scandalizza maggiormente è la seconda.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:57