
Se è vero, come ripetono a memoria nelle interviste tutti gli scolaretti del Partito Democratico, che il disastro in Italia sia colpa del centrodestra per i tanti anni di Governo, allora è altrettanto vero che il disastro di Roma non può che essere colpa del centrosinistra. La Capitale, infatti, tranne che per l’infelice esperienza Alemanno, da tutta la vita è amministrata dal centrosinistra e dai suoi uomini. Va da sé che undici miliardi di euro a debito, lo scandalo delle case in affitto, Atac, Ama, municipalizzate colabrodo, centri di malaffare, assunzioni clientelari, licenze edilizie incredibili, strapotere delle cooperative e sfascio del decoro e nelle manutenzioni, non possono essere frutto e colpa di cinque anni di malgoverno. Il disastro di Roma si è compiuto in decenni di sbagli, favoritismi elettorali, connivenze disoneste, spese pazze, trascuratezze e omissioni di giunte su giunte. E se davvero il coperchio delle vergogne romane fosse scoperchiato fino all’ultimo sugli accadimenti degli ultimi trent’anni, ci sarebbe davvero materia per una rivolta popolare.
Dunque, assodato che i mali di Roma non possono essere messi tutti in capo a Alemanno, cerchiamo di essere sinceri e guardare in faccia la realtà per quella che è. E si smetta anche di dare per intero la colpa ai romani, che pure non sono esenti da disaffezione e scarso senso di educazione civica. I cittadini, infatti, non solo nel tempo hanno sbagliato a fidarsi delle chiacchiere di questo o quel politico, ma piano piano si sono adattati ad un comportamento di sciatteria che ha messo il carico da undici sui disastri in corso.
In verità va detto che sulla Capitale e nella Capitale girano e vivono quotidianamente centinaia di migliaia di persone, che romane non sono e non ci riferiamo solamente all’invasione di extracomunitari. È noto a tutti, infatti, che a Roma esistono quartieri interi di stranieri, immigrati e di non residenti. Come se non bastasse, la presenza dei centri di potere politico, delle sedi diplomatiche, delle direzioni della macchina di Stato, dello Stato Vaticano, fanno convergere nella città ogni giorno fiumi di presenze. Da ultimo, non si può trascurare il fatto che non passa settimana che a Roma non ci sia qualche manifestazione, spesso oceanica, di questa o quella sigla, di questo o quel movimento, di questa o quella rappresentanza. Tanto dovrebbe bastare a capire il livello, diremmo tecnico, di usura del calpestio urbano e di tutto ciò che fa parte del territorio, per non parlare dell’inquinamento, del traffico e delle difficoltà del trasporto urbano.
Insomma, Roma da sempre è sottoposta all’uso e purtroppo all’abuso non solo dei romani, ma di un vero e proprio mezzo mondo. Per questo la Capitale è un fatto nazionale, un problema che non può risolversi senza un programma specifico di recupero che parta da una legge ad hoc, poteri ad hoc, disponibilità ad hoc, partecipazione ad hoc. Oltretutto, sarebbe ridicolo pensare che basti una sindacatura e cioè cinque anni per rimetterla in ordine, uno sfascio del genere si risolve in molto più tempo, con la partecipazione consapevole e civile e attiva di tutti, con un impegno grande e corale che spinga a iniziare da una parte per arrivare bene e pazientemente dall’altra. Ecco perché serve l’intervento del Governo, serve un vero e proprio trattato di cittadinanza e collaborazione civica, serve una squadra di assessori capaci, onesti e sgobboni, serve un sindaco che, a partire dalle periferie, stia in campo a tempo pieno. Solo così e solo da questo si potrà ricominciare, dicendo la verità sullo stato delle cose, sul tempo e sul denaro necessario per rimetterle a posto. Tutto si può fare, basta avere idee chiare, coraggio, onestà e lealtà verso i cittadini, esclusivamente così e passo dopo passo Roma potrà tornare alla normalità, alla vivibilità ed a quella bellezza universale che da millenni l’ha resa unica al mondo.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:01