
Chissà se Marco Pannella starà ridendo beffardo dei coccodrilli che in molti avranno preparato ormai da parecchi giorni in attesa dell’annuncio ormai imminente. Lui è uomo di mondo e troppe ne ha viste per riuscire a scandalizzarsi di fronte a queste inezie.
Fatto sta che la sua ultima uscita teatrale Marco l’ha fatta e da adesso in poi sarà santificato come un eroe da quello stesso mondo politico che ha ignorato le sue battaglie fino a negargli ciò che, stante la sua storia, sarebbe stato un diritto e cioè la carica di senatore a vita. In queste ore sono tutti commossi, gli erano tutti amici così come negli ultimi momenti più dolorosi erano tutti a casa sua. Gli sarà venuto un moto di rabbia nel dover ricevere così tanti apprezzamenti proprio nel momento in cui la porta della sua storia terrena gli si stava chiudendo dietro le spalle.
Forse si sarà ricordato degli scioperi della fame e delle telefonate “importanti” che gli arrivavano solo quando i suoi gesti estremi lo portavano a lambire la morte ed avrà trovato un nesso tra quegli interessamenti (a cui seguiva il nulla in termini di azione politica) e questi prolungati ultimi saluti di chi gli ha invaso casa non per brandire le sue battaglie ma per lavarsi la coscienza.
Probabilmente l’immagine di un uomo provato che riceve tutto il mondo politico nazionale senza un velo di tristezza ma con la voglia di perorare le cause di sempre è il testamento politico che Pannella ha voluto consegnare alla storia. È un po’ come a dire: vedete? Io sono agli sgoccioli, loro vengono ipocritamente ad omaggiarmi ma il più vivo in mezzo a questi morti di partitocrazia sembro proprio io. Sono io quello che crede alla politica così tanto da metterla anche prima del proprio corpo. Io parlo delle mie battaglie con il fuoco negli occhi e questi davanti a me hanno lo sguardo vitreo di chi si riesce ad appassionare solo al posticino nella municipalizzata o ai patti del Nazareno.
Quelle foto scattate in casa Pannella ed apparse sui giornali trasmettono (forse volutamente) proprio questo: la politica contro la partitocrazia, le battaglie civili contro la morte civile, la passione contro il potere, la voglia di confrontarsi apertamente contro lo “sticazzi” come filosofia di vita. Poi si potrà non essere d’accordo con le tesi pannelliane ma un confronto leale magari glielo si sarebbe dovuto concedere in omaggio al suo modo pulito di consegnare tutto se stesso all’impegno pubblico. Invece, se ci voltiamo indietro, è stata tutta una censura ed un affrettarsi a rinchiudere negli stanzini dell’informazione quel fumatore logorroico e rompipalle fissato con gli uiguri, le prostitute, i carcerati, le canne e l’eutanasia. Già, quell’eutanasia che da malato terminale si è voluto negare per picconare un giorno in più il sistema partitocratico e regalare il suo momento cruciale (con la eco mediatica che una simile tragedia comporta) alle cose in cui ha sempre fermamente creduto.
Anche questo è un coccodrillo - ma ante mortem e pubblicato non per sbaglio - fatto per vedere l’effetto che fa e per ringraziare, finché c’è ancora tempo, un gigante della politica il cui valore va oltre la condivisione delle sue battaglie.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:56