L’attrazione Le Pen,  contraddizioni Salvini

Quando Matteo Salvini e Marine Le Pen, nel corso della recente visita a Milano, dichiarano di essere d’accordo su tutto e Salvini rincara: “Se Forza Italia condivide il nostro programma le porte sono spalancate per un cammino comune”, la curiosità diventa grande nell’andare a vedere in che cosa Silvio Berlusconi dovrebbe essere d’accordo. Innanzitutto, siccome i francesi hanno paura e cercano sicurezza, il Front National propone protezione contro lo straniero, l’immigrato, il libero scambio, l’Europa, l’impresa cinese a basso costo. Se ne può ragionare.

Nell’ambito del programma economico il Front prospetta, poi, una serie di ricette originali che, per espressa volontà dei proponenti, si orientano nella direzione sociale, offrendo una ricetta - dicono - alternativa, sia alla destra che alla sinistra. In particolare, ispirato dalla difesa degli interessi di un elettorato formato in gran parte da operai, piccoli artigiani e commercianti, FN rifiuta le tradizionali politiche reganian-thatcheriane e punta alla redistribuzione del reddito per via fiscale, in un’ottica apparentemente liberale, ma marcatamente sociale, tanto che il Front è stato definito un movimento di “sinistra del lavoro e di destra dei valori”, capace di opporsi alla destra finanziaria e alla sinistra libertaria. Molto bene.

Il movimento lepenista vanta, soprattutto, un tratto tutto nazionalista, immaginando uno Stato forte: “colonna vertebrale” del Paese, in un contesto attraente, che colloca il Front nel tradizionale filone della Francia e della destra francese. Bene, anche se questa posizione mal si concilia con i trascorsi federal-secessionisti della Lega. Se si sfoglia, però, il programma ufficiale sui capitoli: Europa, politica estera e difesa, si percepisce che il quadro si complica e diventa, per molti aspetti, di non facile condivisione. Infatti. Si parte dalla constatazione che l’Unione europea è uno strumento al servizio dell’ideologia ultraliberale mondialista e degli interessi del mondo finanziario, in perfetta assonanza con le analisi dell’ultra-sinistra comunista. Si ritiene che persegua scientificamente la dissoluzione degli Stati nazionali, per cedere la sovranità ad “esperti” non eletti, cui delegare il destino dei popoli europei. Per questo deve essere superata, per tornare all’Europa delle Nazioni, ripristinando il primato del diritto nazionale sul diritto europeo, l’abbandono dell’Euro, il ritorno alla moneta nazionale, la rinazionalizzare della politica monetaria.

In politica estera, poi, il Front National contrasta l’idea di vivere in un mondo globalizzato, dominato dal “modello occidentale-americano”, privato dell’identità storica degli Stati nazionali. Nell’analisi frontista, il pensiero dominante, fondato sulla centralità degli Usa, vorrebbe sacrificare le sovranità nazionali per fonderle in un unico Impero europeo. Su queste basi, fondendosi in un blocco euro-atlantico, per la Francia non ci sarebbe avvenire. Per questo, per avere un futuro, ci si deve sottrarre alla logica euro-atlantica.

C’è poi l’uscita dal comando integrato della Nato, offrendo contestualmente alla Russia un’alleanza strategica privilegiata, fondata sul partenariato militare ed energetico. In questo nuovo modello di alleanze, l’Europa dovrebbe essere governata da un’alleanza europea trilaterale, comprendente: Parigi, Berlino e Mosca. Su queste tre questioni è evidente che la Lega non può pensare di dettare unilateralmente la linea agli altri potenziali suoi alleati. Soprattutto dovrebbe accorgersi che, nel dichiarare la totale condivisione programmatica del Front sui temi dell’Europa, della politica estera e della difesa, di fatto mette l’Italia, senza accorgersene, in una condizione di inaccettabile subordinazione.

Infatti, il Front ragiona nella prospettiva “francese”, che punta a ricostruire la Grande Francia, nel solco della tradizione gollista. Mentre, l’eventuale supina adesione dell’Italia a tale progetto, cozzerebbe con i più elementari principi di salvaguardia della nazionalità italiana che, purtroppo, non può vantare caratteri identitari altrettanto forti, da Grandeur, da spendere nella comunità internazionale.

Infine. Il riconoscimento di un diverso ruolo per la Russia nello scacchiere mediterraneo merita tutta l’attenzione necessaria, perché la Russia è parte dell’Europa, come attesta la sua stessa adesione al Consiglio d’Europa. Su questo punto, in effetti, gli interessi strategici degli Stati Uniti possono divergere dagli interessi dei popoli europei. Ma, da qui, arrivare a proporre un cambio di alleanze dagli Usa alla Russia di Putin, ce ne passa.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:05