Ci manca tutto

Quello che Matteo Salvini non riesce a capire, evidenziando così tutti i suoi limiti, è che in Italia una “destra-destra” non potrà mai e poi mai vincere, né pensare di poter guidare politicamente il Paese.

Del resto il concetto è assolutamente speculare ed è il motivo per il quale a sinistra hanno dovuto inventare l’Ulivo, affidare la leadership a Romano Prodi come a Enrico Letta e da ultimo a Matteo Renzi. Lo stesso Massimo D’Alema, al quale non può non essere riconosciuto uno spessore inusuale, consapevole della sua matrice ideologica, fu costretto ad annacquare così tanto la sua maggioranza da dover ricorrere a Francesco Cossiga and Company per ottenere la Presidenza del Consiglio.

L’Italia, che piaccia o no, è vittima della drammatica esperienza fascista culminata con la vergogna immane dell’alleanza con la Germania hitleriana. Altrettanto però la nostra penisola ha subìto la paura del comunismo staliniano e delle sue orrende vicende, tanto è vero che da noi il Partito comunista italiano, a partire da Togliatti, per mantenersi in piedi e affermarsi ha dovuto sempre ipocritamente camuffarsi. Per questo, sin dalla Costituente, gli amici di Stalin furbescamente scelsero la via del cattocomunismo, un fenomeno tutto italiano, che però tra luci e ombre (più ombre che luci) gli ha consentito di crescere e comandare molto anche dall’opposizione.

Insomma, l’Italia è venuta su così, storta, figlia in parte dell’ipocrisia ideologica, della suggestione clericale, della storia raccontata male, della politica opaca e barzotta della Democrazia Cristiana. Nei fatti il tanto evocato “Compromesso storico” della fine degli anni Settanta c’è sempre stato, sin dall’inizio della Repubblica ed i due grandi blocchi Dc/Pci si azzannavano di giorno per trovare poi mediazione e compromessi di notte. Per questo, a parte alcune grandi battaglie all’arma bianca, che erano però di natura etica, come l’aborto e il divorzio, balena bianca e comunisti hanno piuttosto condiviso e trattato che fatto il contrario. Nella sostanza ognuno riconosceva all’altro forza e potere e seppure da posizioni diverse, la Dc al Governo e il Pci all’opposizione si spartivano scelte e aree d’influenza a vantaggio dell’uno e dell’altro.

L’Italia è diventata adulta così, ma è proprio per questa aberrazione storica e ideologica che, da noi, non si è potuto mai sviluppare né un movimento di pensiero laburista e socialdemocratico, né uno conservatore e liberaldemocratico. Nel nostro Paese è mancato tutto ciò che, invece, nei sistemi anglosassoni è maturato, cresciuto e fiorito. Questa grande mancanza, la cui colpa è secondo il nostro punto di vista da addebitarsi proprio alla Dc e al Pci, è stata poi la ragione per la quale anche i tentativi di Prodi e dell’Ulivo da una parte e quelli di Berlusconi e del Polo delle Libertà dall’altra, non hanno attecchito alla radice. Troppi partiti, personalismi, opportunismi, soprattutto nelle parti più estreme e più piccole delle ali politiche, hanno poi fatto il resto, contribuendo così sia a destra che a sinistra allo sfascio che vediamo. Gli italiani, infatti, un po’ per natura, ma soprattutto per le ragioni descritte, non amano gli integralismi e giustamente tendono comunque a posizioni più equilibrate ma chiare e definite e in mancanza di questo preferiscono piuttosto rifugiarsi nell’astensionismo, alimentato anche dalle quotidiane e vergognose vicende della nostra politica.

Ecco perché un’Italia alla Salvini, ma anche alla Vendola o alla Civati o alla Fassina che sia, non potrà mai esserci e meno male. Serve qualche cosa di molto diverso e l’unico che purtroppo ci sta provando è l’uomo sbagliato, Renzi, che da sinistra spinge verso un coagulo ampio ed eterogeneo di moderata socialdemocrazia, centrista ed ecumenica, cioè al Partito della Nazione. È dall’altra parte, ossia a destra, che non nasce nulla e nulla si vede, se non ruspe, muscoli, fucili e altre sciocchezze simili, che fanno solo tornare indietro ai tempi della peggiore destra italiana. Insomma, ci manca da morire Einaudi, un pensiero liberal-conservatore, liberaldemocratico, laico repubblicano, ci manca un’opzione thatcheriana o alla Reagan, come ci manca il primo Berlusconi, quello della rivoluzione liberale, che se fosse stato più forte e libero ci avrebbe davvero regalato un Paese diverso.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:02