E Renzi se la ride

Il paradosso della politica italiana che, purtroppo da anni, è segnata da pochissimi talenti e tantissimi incompetenti, ancora una volta trasformerà il grande sconfitto in probabile vincitore. È il caso del Partito democratico a Roma che, dopo la “catastrofe Marino”, si avvia ad assicurarsi nuovamente la poltrona di sindaco.

Sia chiaro, nulla contro Roberto Giachetti che è indiscutibilmente una brava persona, la nostra vuole essere solamente un’analisi da realpolitik, alla luce degli ultimi accadimenti politici nella Capitale. Va da sé, infatti, che sepolta ogni possibilità di unità del centrodestra, grazie alle grandi manovre da statista lungimirante di Matteo Salvini, in campo per la poltrona di sindaco resteranno esclusivamente Giachetti e Virginia Raggi. I due, che certamente arriveranno al ballottaggio, tolto di mezzo l’intralcio di un’area che nei fatti non esiste più, si contenderanno così i favori dei cittadini. Stante dunque questa situazione, a favore di Giachetti giocano parecchie variabili che, al secondo turno con tutta probabilità, faranno la differenza, consegnandolo così al primato capitolino.

La Raggi, infatti, pur essendo una gradevole, impegnata e giovane grillina potrà incassare il massimo dei consensi al primo turno, ma al secondo si scontrerà inevitabilmente con le logiche di una realtà romana che per entrarci dentro occorrono decenni di legami, collegamenti, esperienze e radicamento territoriale. Oltretutto, la pur lodevole candidata, in questo suo avvio di campagna insieme ad elementi positivi ha messo in campo parecchi elementi negativi, a partire dalle Olimpiadi e dalle municipalizzate. Come se non bastasse, nelle interviste della simpatica grillina traspare quel senso di superiorità e di infallibilità a prescindere, che segna la matrice postcomunista della stragrande parte del Movimento pentastellato guidato da Gianroberto Casaleggio e associati.

Insomma, luci e ombre che seppure in un quadro positivo testimoniano un’inesperienza che, in una città come Roma, rappresenta un vulnus enorme. Per questo Giachetti è secondo noi favorito, non solo perché identifica il cosiddetto “usato sicuro”, ma anche per il fatto di essere una persona perbene, dalle idee semplici e concrete che al secondo turno potrà contare su ampie convergenze. Del resto, immaginare che la lista di Alfio Marchini, impregnata di alleati renziani, di amici del centrosinistra, di esponenti dei salotti romani, ad un eventuale ballottaggio converga sulla Raggi è allo stato delle cose piuttosto difficile. Con tutta probabilità, dunque, Giachetti si avvia ad essere il nuovo sindaco, anche se ovviamente per lui non sarà una passeggiata a Villa Borghese, ma un pavé tutto in salita.

Da ciò Matteo Renzi ne uscirà rafforzato e costretto, suo malgrado, a ringraziare Salvini e la stessa Giorgia Meloni che, inaspettatamente e scioccamente, gli hanno spianato la strada. Dunque, la morale di questo teatrino, anche in considerazione di un possibile strappo interno al Pd, non può che essere l’accelerazione verso il tanto evocato Partito della Nazione, quale inevitabile frutto dell’incapacità di tutti gli avversari del Premier. Del resto, cosa farà Forza Italia abbandonata a se stessa? Guido Bertolaso? Come reagirà Silvio Berlusconi a questo ennesimo affronto? E quanto spazio si ritroverà Denis Verdini per operare alacremente sugli orfani forzisti?

Chi vivrà vedrà, per il momento la certezza è una sola, il centrodestra non esiste più, gli assenteisti moderati guarderanno altrove, la destra leghista così non vincerà mai e il popolo dei liberal democratici continuerà a cercare casa.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:08